Era stato donato a Benedetto XVI e destinato agli eventi con la presenza del Pontefice. Ora più volte alla settimana assiste i migranti nei dintorni di Roma. Le notizie sulla prima famiglia proveniente da Damasco, ospitata in una casa del Vaticano
Una prima famiglia di rifugiati è stata accolta in un appartamento del Vaticano, dopo l’appello lanciato meno di due settimane fa all’Angelus da Papa Francesco, che aveva invitato ogni parrocchia, comunità religiosa, santuario e parrocchia d’Europa a ospitare una famiglia di profughi. Ne dà notizia l’Elemosineria apostolica, che racconta anche dell’entrata in servizio tra i profughi romani, regolari e irregolari, di un ambulatorio mobile fino a oggi usato per gli eventi con il Papa.
«Da alcuni giorni la comunità parrocchiale di Sant’Anna in Vaticano – informa il comunicato – ha accolto una famiglia di profughi, composta da padre, madre e due figli. La famiglia, di nazionalità siriana, arriva dalla città di Damasco da cui è fuggita a causa della guerra. È entrata in Italia proprio nella domenica quando il Santo Padre, al termine della preghiera dell’Angelus, ha rivolto l’accorato appello ad accogliere una famiglia in ogni parrocchia, comunità religiosa, monastero e santuario. Sono cristiani di rito greco-melchita cattolico, del Patriarcato di Antiochia».
I quattro componenti della famiglia sono stati ospitati in un appartamento del Vaticano, nelle vicinanze di San Pietro e dunque risiedono fuori dalle mura. «È stata subito avviata la procedura – continua la nota – per la richiesta di protezione internazionale. In base alla legge per i primi sei mesi dalla presentazione della domanda d’asilo i richiedenti protezione internazionale non possono lavorare. In questo periodo saranno assistiti e accompagnati dalla comunità parrocchiale di Sant’Anna».
L’Elemosiniere, il vescovo Konrad Krajewski, spiega: «Fino alla decisione italiana di riconoscere o meno lo status di rifugiati non è possibile fornire altre informazioni che riguardano questa famiglia. Pertanto, proprio per tutelarli in questo cammino di riconoscimento, è opportuno che anche i mass media rispettino la loro volontà di non essere cercati e intervistati». Per quanto riguarda invece l’accoglienza della seconda famiglia da parte dell’altra parrocchia vaticana, quella di San Pietro, «non possiamo ora dare alcuna notizia fino alla conclusione dei necessari adempimenti».
In questo contesto «di carità cristiana verso le persone che fuggono dalla guerra e dalla fame», continua il comunicato, «vale la pena anche sottolineare che da molti anni i Pontefici, attraverso l’Elemosineria apostolica, hanno contribuito al pagamento delle tasse per il rilascio del primo permesso di soggiorno per i rifugiati per mezzo del Centro Astalli diretto dai gesuiti (nel 2014 sono stati erogati circa 50.000 euro a tale fine). Oltre a questo, l’Elemosineria, sempre a nome del Papa, aiuta quotidianamente numerose persone e famiglie di profughi, oltre a provvedere alle prime necessità, anche sanitarie, per molti centri di accoglienza situati a Roma».
Infine, monsignor Krajewski informa che «da alcuni giorni un moderno ambulatorio mobile, donato alcuni anni fa al Papa e fino a oggi riservato solamente agli eventi da lui presieduti, è stato messo a disposizione alcune volte a settimana per assistere i profughi nei centri di accoglienza, anche non regolari, situati nelle periferie di Roma». I volontari che prestano servizio sono medici, infermieri e Guardie Svizzere; dipendenti dello Stato Vaticano, dell’Università di Tor Vergata e membri dell’Associazione di Istituto di Medicina Solidale Onlus.
Di Andrea Tornielli per Vatican Insider (La Stampa)