Gesù è Colui che familiarizza con l’uomo, l’Amico dell’uomo. L’imitazione di Gesù sgorga dall’osservazione attenta dei suoi atteggiamenti con noi, infatti nulla ci persuade tanto ad avere fiducia in una persona quanto il sapere che ci ama e ci conosce perfettamente nell’intimo. San Giovanni scrive che Gesù ci conosce bene: “Egli sapeva quello che c’è in ogni uomo” (Gv 2,25; Mc. 2,8).
Risalta in Lui una grande amabilità con noi peccatori: “Dio non ci destina alla sua collera, ma all’acquisto della salvezza per mezzo di Gesù: Egli è morto per noi, perché viviamo insieme con Lui” (1Ts 5,9). Questa sua dolcezza è tesa a evocare una risposta concreta dell’uomo alle iniziative dell’amore di Dio nella vita morale, dove i comandamenti rappresentano la prima tappa necessaria nel cammino verso la libertà. Gesù è cioè venuto a svelare il senso dei comandamenti (Mt 5,17), in Lui noi ci sentiamo amati da Dio e per questo desideriamo amare anche quando ciò è esigente: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati” (Gv 15,12). Poi la condizione di ogni credente è seguirLo (Mt 19,21), Lui davanti, io dietro lo seguo. Lui il modello, io lo imito. Lui il padre, io il figlio amatissimo. Ciò richiede una forte unione con la sua Persona vivente, perché imitarlo nell’amore è una cosa impossibile alle forze umane. È possibile amare come Lui solo per suo dono, per sua grazia (Gv 1,17). Una bella intuizione di Papa Giovanni Paolo I giustamente osserva: “Uno non può essere casto se non ama molto il Signore”, perciò in tutta la vita morale il motore che trascina la volontà dell’uomo è l’amore per Gesù, senza il quale non si può “fare la verità” (Gv 3,21) cioè osservare i comandamenti e rimanere nel suo amore (Gv 5, 10). Gesù dice che la verità esiste e si può vivere, ma la fedeltà nel bene è frutto di un rapporto di forte amicizia con Lui, infatti Egli apprezza di più l’amore affettuoso di Maria che non quello ansioso di Marta (Lc 10, 42). Tutto deve partire dall’amore affettivo per la Sua Persona, poiché il cristianesimo è una Persona ed è l’amore per Lui che conferisce volontà, valore e forza alle azioni umane. Marta dimostra che servire Cristo adempiendo tutti i comandamenti della Legge può condurre a sottrarGli qualcosa del nostro amore: il cuore. Gesù invece associa l’immagine dello sposo al tipo di rapporto che vuol costruire con l’uomo: Egli è Colui che dell’uomo condivide la parte più intima: il cuore.
Solo un’intensa relazione con Gesù sostiene la morale cristiana e la permea di quella gioia che è risposta piena alle attese di noi uomini. Camminare con Lui ci insegna a scoprire sempre più il prossimo nel profondo, nella totalità di corpo e anima, fino a considerare la felicità dell’altro più importante della mia. Allora non si vuole più solo prendere, ma donare. Proprio in questa liberazione dall’io l’uomo trova se stesso e si riempie di gioia. Perciò l’educazione alla castità è un cammino paziente e graduale di maturazione nell’apprendimento dell’amore.
“Adorare Gesù significa che libertà non vuol dire godersi la vita, ritenersi assolutamente autonomi, ma orientarsi secondo la misura della verità e del bene. Dio è diverso da come di solito lo immaginiamo. Al potere rumoroso e prepotente di questo mondo Egli contrappone il potere dell’amore sulla croce.” (Benedetto XVI, Colonia 2005, XX GMG)