Italiae et Ecclesia

L’Angelo Custode si manifestò a Don Bosco e salvò la vita al santo

La storia di Grigio, l’Angelo che sotto forma di cane salvò la vita a Don Bosco…

Non tutti sanno che l’Angelo custode può manifestarsi sotto vari aspetti e perfino sotto le sembianze di un animale, per proteggere l’uomo che Dio gli ha affidato. Un esempio lo troviamo nella vita di San Giovanni Bosco che a volte, trovandosi in situazioni estremamente critiche, si vedeva comparire a fianco un enorme cane lupo, di colore grigiastro, che si dava da fare per proteggerlo da malintenzionati di ogni genere. Don Bosco così lo descrive:“ era un grosso cane che pareva uno lupo, alto 1 m, di pelo grigio, dal muso allungato e dalle orecchie dritte”.

Come si racconta nel libro di Lemoyne “vita di San Giovanni Bosco” – Edizioni SEI – “verso la fine del Novembre 1854, in una sera nebbiosa e oscu­ra Don Bosco ritornava a casa dal centro della città, e più precisamente dal Convitto ecclesiastico. Per evitare vie troppo solitane, scendeva per quella che dal Santua­rio della Consolata mette alla Piccola Casa della Divina Provvidenza.

A un certo punto della strada s’accorse che due uomini lo precedevano a poca distanza, regolando il proprio passo sul suo; anzi, quando lui tentava di portarsi dalla parte opposta per evitarli, essi facevano subito altrettanto per trovarglisi davanti. Non c’era dubbio-, erano due male intenzionati.

Il Santo cercò di rifare la via per mettersi in salvo in qualche casa vicina, ma non ne ebbe più il tempo, perché quelli, voltatisi improvvisamente e senza pro­nunciar parola gli furono addosso gettandogli un man­tello sulla faccia.

Don Bosco fece di tutto per non lasciarsi avvilup­pare. Abbassandosi con rapidità liberò per un istante il capo e prese a difendersi energicamente.
Gli assalitori allora tentarono d’avvolgerlo più stretto e, per impedirgli di gridare aiuto, gli turarono la bocca con un fazzoletto.

Fortunatamente, proprio in quella lotta mortale, mentre in cuor suo invocava il Signore ecco il Grigio, il quale si da ad abbaiare così forte che il suo non pa­reva un latrare d’un cane e neppure l’urlo d’un lupo, ma piuttosto quello d’un orso arrabbiato. Non conten­to di ciò, si slancia contro uno dei malfattori e lo costringe ad abbandonare il mantello con cui teneva avvolto il capo del povero prete, poi si getta sopra l’al­tro e in men che non si dica lo addenta e atterra. Il pri­mo, vista la mala parata, cerca di fuggire, ma il Grigio non lo permette, perché saltandogli alle spalle, getta lui pure nel fango. Ciò fatto, si ferma ringhiando sem­pre e fissando minacciosamente i due ribaldi.

All’improvviso mutamento di scena quelli si erano messi a gridare:
—  Don Bosco, per carità … /o chiami. . . che non   ci  morda!  Pietà,   misericordia! Chiami questo cane i
—  Lo chiamerò – rispose il Santo – ma voi lascia­temi andare per i fatti miei.
—  Sì, sì, vada pure, ma lo chiami subito !
—  Grigio, – disse Don Bosco – vieni qua !
E il Grigio obbediente gli si fece accanto, lascian­do liberi i malfattori che se la diedero a gambe.
Nonostante questa inaspettata difesa, Don Bosco non si sentì più di proseguire il cammino sino a casa. Entrò nel vicino Istituto del Cottolengo e dopo una mezz’oretta, riavutosi dallo spavento, riprese la via dell’Oratorio accompagnato da buona scorta.

Il cane lo seguì fino ai piedi della scala e poi . . . scomparve.”.

Anche in altre occasioni molto pericolose per la vita del Santo, si manifestò il grigio che, peraltro, spariva sempre al termine della sua missione.

“Sto per morire! Sto per morire!”

Una notte del 1852, tornando da so­lo a casa, il Santo percepì che un ban­dito lo seguiva a distanza, pronto ad aggredirlo.

Don Bosco si mise a correre, ma, poco più in là, si imbatté in un ango­lo col resto della banda che gli sbar­rava la strada. Si fermò improvvisa­mente e conficcò il gomito nel pet­to del primo aggressore, che cadde a terra gridando: “Sto per morire! Sto per morire!”

Il buon esito della manovra lo salvò da un persecutore, ma gli altri avanza­rono minacciosi. In questo istante ap­parve il cane provvidenziale. Saltava da un lato all’altro, dando latrati terri­ficanti con così grande furia che i mal­fattori dovettero chiedere a San Gio­vanni Bosco di calmarlo e tenerlo vici­no a sé, mentre essi pensavano a fug­gire.

Un cane capace di “prevedere il futuro”

In un’altra occasione, il suo protet­tore gli impedì di uscire di casa.

Era notte, e Don Bosco aveva bi­sogno di uscire. La madre Margheri­ta cercò di dissuaderlo, ma egli la tran­quillizzò, prese il cappello ed uscì ac­compagnato da alcuni ragazzi. Giunti al portone, trovarono Grigio steso per terra.

– Oh, Grigio, tanto meglio, saremo ben accompagnati! Alzati e vieni con noi, disse il Santo.

– Ma il cane, invece di obbedire, ringhiò e non si mosse. Uno dei ragaz­zi gli diede un calcio col piede per ve­dere se riusciva a farlo alzare, ma lui digrignò i denti minacciosamente.

La madre Margherita disse allora al figlio:

– Non hai voluto ascoltare me, ascolta almeno il cane: non uscire a quest’ora!

Per soddisfare al desiderio della madre, Don Bosco ritornò dentro ca­sa. Poco dopo, apparve correndo un vi­cino per prevenirlo che non uscisse in quel momento, perché quattro indivi­dui armati giravano per i dintorni, de­cisi ad ucciderlo.

Il fatto fu confermato più tardi da persone degne di fede. Questo cane capace di “prevedere il futuro” e di agire di conseguenza era proprio un semplice animale irrazionale? Il Fon­datore dei Salesiani non risponde a questa domanda. Ma egli fece ai suoi discepoli una interessante narrazione, che trascriviamo sotto con le sue stes­se parole.

Relazione di Don Bosco

Il Grigio fu argomento di molte conversazioni e ipotesi varie. Molti di voi lo ha visto ed anche accarezzato. Lasciando da parte le storie straordi­narie che di lui si raccontano, vi espor­rò la pura verità.

A causa dei frequenti attentati di cui io ero bersaglio, fui consigliato di non andare in giro da solo quando an­davo in città o tornavo indietro.

In un pomeriggio buio, tornavo a casa, con una certa paura, quando vi­di al mio fianco un enorme cane, che a prima vista mi impaurì; siccome però mi faceva festa come se io fossi il suo padrone, avemmo da subito una buo­na relazione, e lui mi accompagnò fino all’Oratorio.

Ciò che accadde in quel pomerig­gio si ripeté molte volte, di modo che io posso ben dire che il Grigio mi pre­stò importanti servizi. Ve ne racconto alcuni.

Neppure annusò il cibo

Nelle notti in cui nessuno mi accom­pagnava, non appena passavo le ultime case vedevo spuntare il Grigio da qual­che lato della strada. Molte volte i gio­vani dell’Oratorio lo videro entrare nel cortile.

Alcuni volevano batterlo, altri tirar­gli pietre.

– Non lo molestate, è il cane di Don Bosco – disse loro Giuseppe Bozzetti.

Allora tutti si misero ad accarezzar­lo e a seguirlo fino al refettorio, dove io stavo cenando con alcuni chierici e padri e con mia madre. Davanti a tan­to inaspettata visita, rimasero tutti in­timoriti.

– Non abbiate paura, è il mio Gri­gio, lasciate che venga – dissi io. Facendo un gran giro intorno al ta­volo, venne accanto a me, facendomi festa. Anch’io lo accarezzai e gli of­frii zuppa, pane e carne, ma lui rifiutò. Anzi: neppure annusò il cibo. Continuando allora a dare segnali di soddisfazione, appoggiò la testa sul­le mia ginocchia, come se volesse par­larmi o darmi la buona notte; in segui­to, con grande entusiasmo ed allegria, i bambini lo accompagnarono fuori. Mi ricordo che quella notte ero torna­to tardi a casa ed un amico mi aveva dato un passaggio nella sua vettura.


Lo cercarono ma nessuno lo trovò

L’ultima volta che vidi il Grigio fu nel 1866, quando andavo da Murial­do a Moncucco, a casa di Luigi Moglia, un mio amico. Il parroco di Buttigliera volle accompagnarmi per un tratto di strada, e ciò fece sì che la notte mi sor­prese nel mezzo della strada.

– Oh! Se avessi qui il mio Grigio, che buona cosa sarebbe! – pensai.

In quel momento il Grigio giuri­se correndo nella mia direzione, con grandi manifestazioni di allegria, e mi accompagnò per il tratto di strada che ancora dovevo percorrere, circa tre chi­lometri. Giunto a casa dell’amico, con­versai con tutta la famiglia e andammo a cenare, rimanendo il mio compagno a riposare in un angolo della sala. Ter­minato il pasto, l’amico disse: – Andiamo a dar da mangiare al tuo cane.

E prendendo un po’ di cibo, lo portò al cane, ma non riuscì a trovarlo, mal­grado avesse guardato bene in tutti gli angoli della sala e della casa. Tutti ri­manemmo stupiti perché nessuna por­ta, nessuna finestra era aperta, ed i ca­ni della casa non avevano dato nessun allarme. Cercarono il Grigio nelle ca­mere di sopra, ma nessuno lo trovò.

Fu questa l’ultima notizia che ebbi del Grigio. Mai più seppe del suo pa­drone. So solo che questo animale fu per me una vera provvidenza nei molti pericoli in cui mi vidi coinvolto.

Di Redazione Papaboys

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