“La Santa Sede fa proprio il grido dell’umanità di essere liberata dallo spettro di una guerra nucleare”: è l’accorato appello lanciato da mons. Bernardito Auza, rappresentante pontificio alle Nazioni Unite, intervenendo alla 71.ma sessione dell’Assemblea generale dell’Onu dedicata al disarmo atomico.
La pace e la stabilità internazionale – ha detto il presule – non possono essere assicurate attraverso un “equilibrio del terrore”. Il servizio di Giada Aquilino per Radio Vaticana:
Pace garantita da armi atomiche è illusione
Le armi nucleari offrono un “falso senso di sicurezza” e una pace garantita da una deterrenza atomica è una “tragica illusione”. Questa la constatazione dell’arcivescovo Bernardito Auza, che al Palazzo di Vetro sottolinea come il possesso di tali armamenti sia “moralmente sbagliato”, un affronto “all’intero quadro delle Nazioni Unite”.
Papa Francesco: vietare armi nucleari “una volta per tutte”
Ricordando il Messaggio di Papa Francesco in occasione della Conferenza sull’impatto umanitario delle armi nucleari, a Vienna nel 2014, il nunzio apostolico ripropone il concetto espresso dal Pontefice, secondo cui il desiderio di pace e di fraternità “porterà frutti in modi concreti” assicurando che “le armi nucleari vengano vietate una volta per tutte”, a beneficio della nostra “casa comune”. D’altra parte, prosegue mons. Auza, “le armi nucleari non possono creare un mondo stabile e sicuro”. La pace e la stabilità internazionale non possono essere assicurate con la “minaccia di annientamento totale”, né col mantenimento di un “equilibrio del terrore”: due anni fa Papa Francesco aveva già chiarito che la pace va costruita “sulla giustizia, sullo sviluppo socio-economico, sulla libertà, sul rispetto dei diritti umani fondamentali, sulla partecipazione di tutti agli affari pubblici e sulla costruzione di fiducia fra i popoli”.
Sostegno a Tnp
La Santa Sede quindi ribadisce il proprio sostegno al Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp), ritenuto “vitale” per la concordia internazionale, osservando fin qui un fallimento collettivo ad “andare avanti” nel programma di disarmo e sollecitando per il 2017 una conferenza ad hoc per negoziare uno strumento “giuridicamente vincolante” per vietare definitivamente tali armi.
Lavorare per assicurare diritti ai popoli indigeni
L’osservatore permanente della Santa Sede all’Onu si è soffermato anche sui diritti dei popoli indigeni, che rappresentano oltre 370 milioni di persone al mondo. In un’economia globale sempre più guidata da motivi di profitto e guadagno individuale, essi sono minacciati, sradicati dalle loro terre, privati dei loro beni. L’invito è che, di fronte all’Agenda di sviluppo 2030 e all’accordo sul clima di Parigi, i popoli indigeni siano “giocatori” e “non spettatori” dei processi internazionali, auspicando una loro maggiore partecipazione ai negoziati tra gli Stati.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)