Gli ultimi briefing. Un’occhiata, ancora, alla mappa colorata a indicare tutte le zone «bonificate» — in superficie, sottoterra e anche le rotte di volo in cielo — un’altra al monitor sui mezzi del quartier generale. Le ultime squadre, quindici, hanno lavorato anche domenica. Poche decine di uomini, cani da fiuto al seguito, fino alle venti in punto. Incrociano, in un’atmosfera quasi surreale, gli escursionisti che adesso, sull’altopiano carsico di Cariadeghe, a Serle, possono tornare a passeggiare: scrutano tra i rovi, oltre gli avvallamenti e sotto gli alberi.
Non si sa mai. Certo è che da domenica sera, come da disposizioni della prefettura, le ricerche della piccola Iushra Gazi sono ufficialmente sospese: 12 anni appena, origini bengalesi e affetta da autismo, è scomparsa giovedì 19 luglio poco prima delle 11 del mattino, quando è «scappata» al controllo di educatori e volontari Fobap (Fondazione bresciana assistenza psicodisabili) durante una gita con altri tredici ragazzini diversamente abili. «Ma certo che la troviamo», dicevano tutti.
La famiglia
Sono passati dodici giorni, e di lei non c’è traccia. Ma c’è chi non si rassegna. Papà Liton da Serle non si è mai mosso, se non nelle ultime notti, quando dopo un crollo più fisico che psicologico, ha raggiunto la moglie Sofia Khanam, in città, per poi risalire. «Piccola mia, lo so che sei molto intelligente, fisicamente forte. Sono convinto che puoi farcela, siamo qui ad aspettarti e non smetteremo di cercarti altrove». L’ennesimo appello, disperato – perché «rivoglio solo mia figlia» – anche a coloro che, miracolosamente, dovessero intercettarla. Il dolore di un padre che ha sempre dimostrato dignità e cortesia incredibili, cede il passo alla riflessione.
Nessuna traccia
«Qui non si è trovato nulla. Non una scarpetta, i vestiti, non una traccia che testimoniasse il passaggio di Iushra nei boschi. Come è possibile». Che qualcuno l’abbia presa? «Non so». Gli inquirenti lo escludono. La Procura ha aperto un’inchiesta, a carico di ignoti. Lui, Liton, ha sporto denuncia di scomparsa precisando di aver affidato la sua bambina agli operatori Fobap. «Non punto il dito contro nessuno», ribadisce. «Ma inizio a nutrire qualche dubbio su come siano andate realmente le cose quella mattina. Con calma parlerò con gli avvocati e deciderò cosa fare. Ho consegnato Iushra alla Fobap e adesso non c’è più: credo ci siano responsabilità da chiarire». Ci pensa e ci ripensa, papà Liton, a quella fuga che gli sembra così assurda. «Con noi non è mai successo. L’abbiamo sempre portata ovunque: al ristorante, in metro, in autobus, nei negozi o a piedi, e non si è mai allontanata così. È sempre stata brava e obbediente. E allora mi chiedo cosa sia accaduto prima che lei scappasse di corsa: qualcosa di brutto? Voglio saperlo, devo, saperlo». Silenzio. «Dove sei, bambina mia?». Trattiene la commozione. «Se nel bosco non c’è, qualcuno mi deve dire dov’è».
L’ultimo presidio
Anche per i soccorritori è durissima. Smontano le tende e i gazebo. Qui a Serle, adesso, resterà un piccolo presidio permanente della Protezione civile locale, punto di raccolta informazioni in caso di segnalazioni. Se attendibili, la macchina delle ricerche si rimetterà in moto in tempo zero, assicurano anche dalla prefettura: «Iushra resta una persona da trovare», dice il funzionario Walter Togni, dopo dodici giorni di lavoro senza sosta: le prime 72 ore, una proroga di altre 48, e poi ancora fino a domenica, senza arrendersi. Con un contingente che ha sfiorato i 1.500 operatori a setacciare oltre 750 ettari di boschi quasi imperscrutabili, che sembrano aver inghiottito la piccola.
Le ricerche
Nei giorni caldi hanno lavorato, contemporaneamente, circa 300 uomini tra vigili del fuoco, Protezione civile, soccorso alpino, speleologi (battute 135 grotte carsiche, comprese quelle non censite), cani molecolari, arrivati persino dall’Olanda, con l’unità specializzata Reddingshonden. Ma niente. Nessun segno della bimba, se non le tracce lasciate (e fiutate) nei primi due chilometri dalla fuga lungo il sentiero che porta al bosco: lì l’ha intravista Mario Franzoni, che ha una casa in zona e passeggiava con i cani. Ancora non si dà pace.
I tentativi
Tutti gli altri presunti avvistamenti sono stati privi di riscontri, così come le segnalazioni arrivate addirittura dai medium. Resta un punto di domanda, e quello sconforto di chi, per ritrovare Iushra ha fatto il possibile: arrampicato per chilometri, diffuso i messaggi vocali del padre in bengalese («Iushra dove sei? Vieni fuori, siamo qui, non avere paura») ma anche, dopo il crepuscolo, le sigle dei suoi cartoni animati preferiti e i fasci di luce sperando si facesse trovare. Hanno disseminato i sentieri di bottiglie di acqua, ma anche di dolcetti qua e là. Niente. E quei gazebo, e le tende, non le vorrebbero sbaraccare mai.
Fonte www.corriere.it
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