Cecilia Seppia – Città del Vaticano
Tecnologia al servizio e per il bene dell’uomo e dell’opera di promozione e difesa della vita: è il monito del Papa ai membri della Pontificia Accademia per la Vita in apertura dell’Assemblea generale in Vaticano, quest’anno sul tema “Roboetica. Persone, macchine e salute”. Francesco va subito al nocciolo della questione sottolineando il drammatico paradosso che vive il mondo di oggi: se da un lato infatti, nota il Pontefice, l’umanità è arrivata a possedere le capacità scientifiche e tecniche per ottenere un benessere equamente diffuso, dall’altro vive un inasprimento dei conflitti e una crescita smisurata delle disuguaglianze che minano l’unità della famiglia umana e il suo futuro.
Notando il bilico in cui si trovano oggi le macchine, tra la risoluzione di problemi fino a poco fa insormontabili e l’emergere di minacce più insidiose delle precedenti, il Papa mette di nuovo l’accento sulla persona e sul bisogno che anche il sistema tecnocratico prenda le distanze dal mero criterio dell’efficienza: è importante – afferma – che il ‘poter fare’ non oscuri il ‘chi fa e il per chi si fa’; altrettanto lo è considerare la tecnica come una caratteristica dell’essere umano, un prodotto del suo ingegno e non come una forza che gli è estranea o ostile:
L’odierna evoluzione della capacità tecnica produce un incantamento pericoloso: invece di consegnare alla vita umana gli strumenti che ne migliorano la cura, si corre il rischio di consegnare la vita alla logica dei dispositivi che ne decidono il valore. Questo rovesciamento è destinato a produrre esiti nefasti: la macchina non si limita a guidarsi da sola, ma finisce per guidare l’uomo. La ragione umana viene così ridotta a una razionalità alienata degli effetti, che non può essere considerata degna dell’uomo.
Riprendendo l’Enciclica Laudato si’, Francesco pone all’attenzione dei presenti i gravi danni causati al Pianeta dall’impiego indiscriminato dei mezzi tecnici e definisce la bioetica un fronte importante su cui impegnarsi a livello globale, cercando di costruire una rete tra la Chiesa e la società civile:
Occorre portare il nostro specifico contributo di credenti alla ricerca di criteri operativi universalmente condivisibili, che siano punti di riferimento comuni per le scelte di chi ha la grave responsabilità di decisioni da prendere sul piano nazionale e internazionale. Questo significa anche coinvolgersi nel dialogo che riguarda i diritti umani, mettendo chiaramente in luce i loro corrispettivi doveri.
I diritti umani: è questo secondo il Papa, il terreno su cui costruire un’etica universale, mentre ripete che l’uomo e la sua dignità devono essere posti sempre al centro di ogni azione e riflessione:
L’intelligenza artificiale, la robotica e altre innovazioni tecnologiche devono essere impiegate in modo da contribuire al servizio dell’umanità e alla protezione della nostra casa comune invece che per l’esatto opposto, come purtroppo prevedono alcune stime
Francesco mette poi in guardia dall’uso di termini che possono essere fuorvianti come quello ormai noto e inflazionato di “intelligenza artificiale” e dal rischio di tecnologizzare l’uomo anziché umanizzare la tecnica. Per evitare certe aberrazioni è fondamentale – prosegue il Pontefice – comprendere meglio cosa significano in questo contesto l’intelligenza, la coscienza, l’emotività, l’intenzionalità affettiva e l’autonomia dell’agire morale.
Occorre anche cercare un’interazione costruttiva ed equa tra gli esseri umani e le macchine cosicché queste ultime possano irradiare i loro benefici su ogni persona e sull’umanità intera. Altro pericolo che il Papa invita a riconoscere riguarda le derive dell’abuso tecnologico come nella manipolazione del corredo genetico e delle funzioni cerebrali. Da qui il monito a scienziati ed esperti a porsi sulla via intrapresa dal Concilio Vaticano II, che sollecita il rinnovamento delle discipline teologiche e una riflessione critica sul rapporto tra fede cristiana e agire morale.
Il nostro impegno – anche intellettuale e specialistico – sarà un punto d’onore della nostra partecipazione all’alleanza etica in favore della vita umana. Un progetto che ora, in un contesto in cui dispositivi tecnologici sempre più sofisticati coinvolgono direttamente le qualità umane del corpo e della psiche, diventa urgente condividere con tutti gli uomini e le donne impegnati nella ricerca scientifica e nel lavoro di cura.
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