La priorità va alle vittime, ma il sisma che ha coinvolto il centro Italia ha aperto una ferita anche al patrimonio culturale. Soprattutto ad Arquata del Tronto, nelle Marche, gli abitanti piangono le loro chiese semidistrutte, la Sindone del 1600 che ha rischiato di essere danneggiata e la rocca medievale colpita seriamente dalla scosse sismiche.
Anche il Fai ha deciso di intervenire. Veronica Di Benedetto Montaccini per Radio Vaticana ha incontrato tra le tende del Campo di Arquata Cristina Baldassarre, guida turistica del piccolo Comune montano:
R. – Il paese è completamente distrutto. La chiesa, nella quale era conservato un Crocefisso ligneo policromo del 1200 è distrutta, uno dei più antichi della Regione Marche. Qui c’è una fortezza militare del XIII secolo, del 1200, fortemente danneggiata anche se le mura di queste fortezze sono molto spesse, e quindi, comunque la base è rimasta. Però quel paese è completamente distrutto.
D. – Accanto al campo dove dormono in tenda 150 persone sfollate c’è la chiesa di San Francesco, meta di molti pellegrini. Ci può dire che danni ha subito?
R. – Esternamente sembrerebbe che non abbia riportato danni. Invece, mi hanno detto che all’interno c’era un soffitto a cassettoni completamente lavorato in legno. Un pezzo unico, una chiesa rarissima, anche perché è una chiesa a due navate. Il soffitto è crollato tutto; ma la cosa importante è che in questa chiesa è conservato anche un estratto importantissimo della Sacra Sindone di Torino.
D. – Per quale ragione, dopo la Sindone di Torino, questa è molto famosa?
R. – È una copia particolare perché è un capolavoro di tessitura. L’immagine è data proprio dalla lavorazione della trama e dell’ordito, unica nel suo genere in Italia.
D. – Lei è una critica d’arte, ma anche una volontaria della pro-loco. Cosa le mancherà ora in questo paese devastato?
R. – Ci occupavamo anche di portare anche le persone in visita in questi punti molto importanti per Arquata. Le chiese, che comunque sono il nostro punto di forza, sono quasi tutte danneggiate.
D. – Anche qui, come ad Amatrice, la notte del terremoto erano presenti molti turisti…
R. – Questo comune vive sicuramente di turismo, ma qui vivono tante famiglie perché qui c’era la scuola fino alle medie, qui vivono famiglie molto giovani… Noi avevamo tutto. È vero che il terremoto è avvenuto nel momento di turismo, ma qui comunque la popolazione c’è, era presente.
D. – Un centro medioevale perso, dunque. In che modo è possibile fare qualcosa per cercare di recuperare questo enorme patrimonio artistico?
R. – Io vorrei tanto che lo Stato investisse dei soldi per recuperarlo, perché credo che quello che ha l’Italia non ce l’ha nessun altro Paese al mondo. Le cose più belle sono proprio nascoste nell’entroterra più sperduto dell’Italia. Questo posto per tanti anni è stato dimenticato da tutti. Se forse qualcuno avesse avuto interesse a mantenere questo patrimonio, oggi probabilmente non ci saremmo trovati in queste condizioni.
Redazione Papaboys (Fonte it.radiovaticana.va)