Da una parte il dolore inconsolabile dei parenti in lutto per la perdita di un caro, dall’altra gli operatori delle pompe funebri con tempi più lunghi per sbrigare le pratiche dei servizi mortuari. In mezzo i decreti ministeriali sulla zona rossa che impongono restrizioni anche sui funerali. E monta la rabbia di chi non può dare un degno saluto al proprio defunto e la difficoltà di chi non può lavorare così come richiesto da ospedali e case di riposo. “Dovrebbero darci più flessibilità per consentici di intervenire: così tempi burocratici troppo lunghi”, spiega a Tgcom24
Natale Marni, titolare dell’omonima agenzia di pompe funebri a Codogno (Lodi).Il dolore dei parenti dei defunti – Sui social monta la rabbia di chi non può dare l’ultimo saluto ai suoi cari: dall’ospedale, dopo una veloce benedizione, si passa al cimitero per la sepoltura “in presenza di un paio di congiunti; nessuna messa, spesso mancano anche le corone di fiori”.
“Perdono tutto – scrive in lungo post Roberto, l’amministratore del gruppo Facebook di San Fiorano (comune della zona rossa del Basso Lodigiano), raccogliendo un sentimento generale, come sottolinea raggiunto telefonicamente da Tgcom24 – anche di trattare i defunti come numeri, ma c’è una cosa che non vi perdono: che non restituite le salme dei defunti alle famiglie. Non vi perdono che le salme dei defunti non possano passare un’ultima notte nella loro casa. Non vi perdono che le salme dei defunti vengano seppellite senza un funerale. Anche un funerale con sole dieci persone, a due metri di distanza l’uno dall’altro, con mascherine e guanti. Non ve lo perdonerò mai”.
Le difficoltà degli operatori di pompe funebri – “Il fatto di non poter celebrare le esequie è brutto per le famiglie – conferma a Tgcom24 Natale Marni, titolare di una delle più grandi agenzie funebri della zona. – Molti capiscono la situazione, ma è difficile farsene una ragione in un momento di dolore come la perdita di un caro”.
Ma com’è la situazione per voi operatori?, chiediamo. “E’ dura anche per noi, – risponde. – Ospedali e case di riposo ci chiedono di essere celeri per comprensibili motivi sanitari, ma la burocrazia si è fatta più lunga e dobbiamo essere autorizzati dalla prefettura, senza considerare che molti uffici comunali sono chiusi e che anche noi stiamo lavorando a ranghi ridotti”.
“Tenga presente – spiega Marni a Tgcom24, – che in tre giorni ci siamo occupati di 30 servizi funebri, anziani deceduti, anche in coppia. Ma tutto con molta difficoltà; dovrebbero lasciarci maggiore flessibilità per poter compiere il nostro lavoro”.
Fonte: Tgcom24
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