Sconvolgere la legge naturale può portare a situazioni quanto meno deliranti. Ecco un esempio molto recente: secondo quanto ci racconta il Corriere della Sera, a Roma una scuola materna decide di cancellare la festa del “papà” per non turbare un bambino con “due mamme”. Al Corriere forse è sfuggito il fatto che la presunta famiglia di “due mamme senza padre” semplicemente non corrisponde alla realtà. Lo sfortunato bambino ha pur sempre avuto un padre a cui deve la vita: dall’incontro del seme del padre con l’ovulo della madre quel bambino è stato concepito. La seconda “madre” è al massimo la “compagna” della madre biologica. Che la famiglia naturale composta da padre, madre e figli sia l’unico “tipo” di famiglia voluto dalla natura, e dunque da Dio, per la propagazione della specie umana e per l’equilibrata formazione fisica, psichica e spirituale dei figli, è un dato di buon senso confermato da tanti studi scientifici. Di conseguenza si festeggiano le due figure che danno origine alla famiglia naturale: la “mamma” e il “papà”. Perciò, per tornare al fatto di cronaca, naturalmente altri genitori della stessa scuola materna hanno protestato formalmente contro la delirante decisione di chi vorrebbe trasformare la gioa di avere una mamma e un papà in motivo di vergogna. In realtà, le “due mamme”, i “due papà” e gli omo-ideologi sono gli unici che si dovrebbero vergognare…
Il 19 marzo è la festa del Papà e in molte scuole italiane si celebra la ricorrenza che nel nostro Paese, di tradizione cattolica, coincide con San Giuseppe, padre putativo di Gesù e archetipo del papà e del marito devoto. Ma cosa succede se un bambino è figlio di genitori omosessuali e ha, per esempio due mamme? In una scuola materna di Roma il problema è stato risolto, dopo aver sentito una psicologa, cancellando la festa del papà e optando per una generica festa della famiglia. Ed è scoppiato il putiferio. Un folto gruppo di genitori ha inoltrato una formale protesta al Municipio II, di competenza per l’istituto, e l’assessore municipale gli ha dato ragione: «Mi sento di condividere il disappunto di queste famiglie – ha commentato Gloria Pasquali assessore municipale alle Politiche educative -, non si tratta di discriminare qualcuno ma credo che non sia corretto cambiare così il calendario delle attività scolastiche e che non sia nemmeno educativo per chi non ha il papà». Della stessa opinione anche Emma Ciccarelli, presidente del Forum delle Associazioni Familiari del Lazio: «Quello che ci sta a cuore – ha detto – non è la polemica fine a se stessa, ma il bene del bambino in questione. Quanti altri bambini in Italia vivono senza avere accanto i propri genitori? Penso ai bambini orfani ad esempio o a molti figli di genitori separati, anche per loro bisognerebbe non vivere questa festa? E dopo? Cancelliamo anche la festa della Mamma per tutti i casi inversi?».
Eppure quelle di Ciccarelli sono le stesse argomentazioni adottate dalla famiglie omogenitoriali per sostenere la tesi opposta: «Siamo scioccati – ha detto Tommaso Giartosio, padre, insieme al suo compagno di due bambini -, di casi come questi ce ne sono stati altri in Italia ma a volte la cosa si risolve con il buon senso. Perché dobbiamo tenere questi totem della festa del papà e della festa della mamma? E chi ha i genitori divorziati? E chi ne ha perso uno? Se hai un bambino nero in classe non fai la festa della razza bianca». Giuseppina La Delfa, presidente delle Famiglie Arcobaleno e madre, insieme alla sua compagna, di due bambine, descrive la situazione paradossale in cui si possono trovare i piccoli: «Noi genitori omosessuali – dice al Corriere – siamo madri o padri e non abbiamo nessuna preclusione a festeggiare i papà e le mamme, le nonne e i nonni. Anzi, siamo favorevoli. Ma il problema si pone quando una maestra fa recitare la poesia: “Quanto è bello il mio papà” a un bimbo che ha due mamme». La Delfa racconta che, sempre in una scuola romana, a Francesca, mamma con la compagna di 2 bimbe, è stato risposto: «Se un bambino avesse appena perso il padre si dovrebbe festeggiare la festa del papà lo stesso perché è tradizione e non è giusto che gli altri ci rimettano». L’imbarazzo si può creare anche in altri casi. Sono molte le famiglie adottive che hanno dovuto improvvisare un disegno alla bell’è meglio quando la maestra agli alunni aveva chiesto di portare a scuola una fotografia di quando erano appena nati. E qui sta alla sensibilità delle singole educatrici o dei singoli educatori risolvere la questione. La polemica però non finisce di sicuro qui. Ieri fioccavano le dichiarazioni di Fratelli d’Italia, il movimento nato a destra del Pdl, in cui si gridava alla strumentalizzazione della vicenda per «affermare che esistono altre forme di famiglia differenti dall’unione stabile fra uomo e donna». di Monica Ricci Sargentini e Alessandro Fiore
E’ alquanto paradossale temere di traumatizzare un bimbo perché non ha un padre e una madre “comuni” quando nessuno ha mai sollevato il problema di bimbi orfani o abbandonati da uno dei due genitori. Dietro questa storia di “emancipazione” c’è soltanto da dichiarazione dei GRANDI DI VOLER ESSERE LIBERI DI FARE QUELLO CHE GLI PIACE SENZA BADARE A CHI FANNO DEL MALE – PRIMI I BAMBINI – E SI CREANO QUESTE NECESSITA’ “DEI BAMBINI” CHE MASCHERANO LE MESCHINITA’ DEI GRANDI
Una storia come questa di una scuola di Roma l’ho già sentita nel 2013 (un anno fa), questo è un nuovo caso?