È un partito che ha la sua forza nel farsi percepire come un movimento. È gente brava, preparata, competente, non inquisita, non condannata, che si è stancata dei partiti tradizionali e della malapolitica nazionale. A schede ancora calde, la vittoria del movimento 5 stelle ci dice che ce l’hanno fatta.
Quello che si percepisce tra chi li vota e li sostiene non è tanto una vittoria di partito, di potere, ma una vittoria della gente, della politica come servizio. Io ero convinto del contrario, ora non ho ancora del tutto cambiato idea però non sono convinto per nulla di chi parla di questa vittoria come di un voto di protesta, di chi si ferma all’analisi – per me semplicistica – del voto “antipolitico”.
Non è semplice protesta. Spesso i filmati che i vari sostenitori M5S postano su Facebook, riportano brevi scambi tra giovani molto preparati che sbugiardano o mettono in difficoltà esperti politici d’annata, blasonati esponenti di partiti storici.
E non lo fanno con domande scomode, da ragazzi che protestano per motivi anagrafici, di quelli che “protesto perché sono giovane”. No. Spesso i “giovani” esponenti 5 stelle sono preparatissimi e non fanno domande ma danno risposte. Dettagliate. Circostanziate. Puntuali.
Questo “si sente” quando li ascolti. E, per questo, sono stati votati. Nessuno di loro è antipolitico in senso assoluto. Perché la politica è servizio alla società civile. È un’arte tanto nobile quanto dignitosa e necessaria.
Il fatto che spesso le cronache politiche siano scadute a livello di gossip o di cronaca giudiziaria, ha creato un sentimento anti partitico e questa mi sembra una cosa diversa: anche se è vero che M5S è contro il “magna magna” – come si dice a Roma.
Fa strano leggere che anche chi non li ha votati è comunque in attesa di vedere “che faranno” e lo fa con un atteggiamento se non di sostegno almeno di simpatia. Non ha vinto un partito che “tanto sono tutti uguali, mangiano tutti”, ma ha vinto un movimento di persone che parlano di servizio, di pulizia, di quello che in una città rende la vita vivibile: non è poco.
Sto pensando di fidarmi di più di loro. Forse dovremmo fidarci di più di loro anche se non li abbiamo votati. Diciamo che sto prendendo seriamente in considerazione la possibilità di fidarmi di quell’alta percentuale di italiani che lo ha fatto.
In fin dei conti, le “alte percentuali di italiani” sono persone che vivono come me tra casa, metro e ufficio. Io, che non sento né puzza né profumo, mi fiderò del loro fiuto.
Il primo collante di una società civile è la fiducia. Vediamo che succede a fidarsi.
Di Don Mauro Leonardi
Articolo tratto da FaroDiRoma
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