Giuda che lo tradisce o il Cireneo che lo aiuta con la croce? Pilato che lo lascia condannare lavandosene le mani o sua Madre che usa le mani per accarezzare le sue piaghe? La folla che lo sbeffeggia impietosamente o le donne che pietosamente fanno proprio ogni minuto della sua agonia? È un esame di coscienza stringente quello col quale Papa Francesco ha aperto ieri la Settimana Santa. “Chi sono io davanti a Gesù che soffre?” è la domanda che accompagnerà i cristiani in questi giorni in cui la verità della fede diventa, più che in altri momenti, un’esperienza di carne e sangue. Un’esperienza alla quale, nel corso del suo primo anno di Pontificato, Francesco – il Papa delle “periferie” – ha abituato la Chiesa, spronandola ad aprire le porte e a diventare un cuore palpitante di carità verso chi è sempre ai margini, ancor più quando il resto del mondo festeggia spensierato le grandi ricorrenze:
“La Settimana Santa è un tempo di grazia che il Signore ci dona per aprire le porte del nostro cuore, della nostra vita, delle nostre parrocchie – che pena, tante parrocchie chiuse! – nelle nostre parrocchie, dei movimenti, delle associazioni, ed ‘uscire’ incontro agli altri, farci noi vicini per portare la luce e la gioia della nostra fede. Uscire sempre!”. (Udienza generale, 27 marzo 2013)
Uscire come uscì, sorprendendo tutti, il Papa delle periferie, quando il Giovedì Santo dello scorso anno invece della navata centrale di S. Pietro imboccò la più modesta cappella del Carcere minorile di Casal del Marmo. Forse non altrettanto clamore mediatico, ma comunque un’onda grande di commozione susciterà anche quest’anno vederlo chinarsi a lavare i piedi degli ospiti del Centro Santa Maria della Provvidenza, gestito dalla Fondazione Don Carlo Gnocchi, nella Messa “in Coena Domini
” in programma per le 17.30 di giovedì prossimo, dopo che nella mattina, alle 9.30, il Papa avrà presieduto la Messa Crismale in San Pietro. E sempre nella Basilica, ventiquattr’ore dopo, alle 17, la celebrazione della Passione farà rivivere attraverso la lettura del “Passio” e la meditazione di padre Raniero Cantalamessa la lunga notte di Gesù tra Giuda e gli discepoli “addormentati”, tra Pilato, i soldati e il Calvario, in un percorso che poche ore dopo, dalle 21.15, Papa Francesco e la folla del Colosseo ripercorreranno nella Via Crucis raccontata da mons. Bregantini. Ore impossibili da comprendere, ha spiegato più volte Papa Francesco, per quei cristiani da salotto che il Golgota preferiscono guardarlo da lontano:“Spesso ci accontentiamo di qualche preghiera, di una Messa domenicale distratta e non costante, di qualche gesto di carità, ma non abbiamo questo coraggio di ‘uscire’ per portare Cristo. Siamo un po’ come San Pietro. Non appena Gesù parla di passione, morte e risurrezione, di dono di sé, di amore verso tutti, l’Apostolo lo prende in disparte e lo rimprovera”. (Udienza generale, 27 marzo 2013)
Dopo il silenzio di Sabato Santo, la Madre di tutte le gioie, la Veglia che illuminerà di luce un sepolcro vuoto e che il Papa presiederà nella Basilica Vaticana a partire dalle 20.30. Il momento in cui, forse, in coscienza si potrà dare a Dio e a se stessi la risposta alla madre di tutte le domande: “Chi sono io davanti a Gesù che soffre?”. La risposta più atentica per prepararsi a vivere la Pasqua con Papa Francesco, che alle 10.15 sarà sull’altare di Piazza San Pietro per la Messa del giorno, cui segue a mezzogiorno il suo Messaggio pasquale e la Benedizione Urbi et Orbi, impartita dalla Loggia centrale della Basilica Vaticana.
Il servizio è di Alessandro De Carolis per la Radio Vaticana (dispobile anche in file audio):
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