Caritas et Veritas

Diciamo le cose come stanno. Che facciamo noi cristiani? Aspettiamo nuovi cieli e nuova terra!

La Redenzione di Gesù Cristo si estende all’universo intero. Verrà un giorno nel quale tutto il cosmo sensibile sarà trasformato in meglio per essere messo a piena disposizione dei Beati per i quali è stato creato. L’universo fisico contiene già tante meraviglie, eppure il meglio della creazione materiale deve ancora venire. Vediamone le ragioni.

La Rivelazione ci dice che, al termine della storia umana sulla terra, Gesù Cristo farà la sua comparsa finale in mezzo al capovolgimento totale dell’universo. Il Regno di Dio si deve estendere a tutto il cosmo per tutta l’eternità. Quindi ci sarà una rinnovazione fisica e morale dell’universo. Ci sarà l’avvento di un ordine nuovo nelle relazioni tra Dio, gli uomini e le cose. La parola di Dio (Is. 6,22) dice: «I nuovi cieli e la nuova terra che io farò dureranno per sempre davanti a Me». Questa grande promessa, rievocata e riconfermata spesso nel Nuovo Testamento, è troppo sobria per con sentirci di costruire fatto per fatto una cronaca di quegli avvenimenti impressionanti, però è abbastanza esplicita e precisa per darci la speranza sicura e confortante dell’avveramento della divina parola.
Gesù la chiama (Mt. 19,28) «rigenerazione» (in greco «palingenesi») — S. Pietro (At. 3,21) la chiama «restaurazione universale» — San Paolo la chiama di volta in volta « riconciliazione – ricapitolazione – liberazione» — S. Giovanni la presenta come «nuova creazione».
In pratica indicano sempre la stessa cosa e cioè che il completamento della Redenzione, sostanzialmente compiuta, non è stata ancora applicata tutta e a tutto l’universo. La promessa divina ce lo garantisce con l’assicurazione che un giorno creerà «nuovi cieli e nuova terra» per sempre.

La fine violenta dello stato fisico attuale

La scienza afferma che la natura fisica, poiché le energie fisiche del cosmo si vanno esaurendo, va verso una fine, però ancora molto lontana, ma dice pure che il mondo potrebbe finire da un momento all’altro bruscamente o per uno scontro formidabile di astri e pianeti, oppure per una esplosione di energia atomica cosmica. Però come finirà realmente il mondo, la scienza non ce lo dice. Gesù invece ci fa sapere esplicitamente (Mt. 24,29-35) che l’universo quale si trova nello stato attuale, finirà all’improvviso in modo da cogliere gli uomini di sorpresa e in maniera violentissima (Lc. 21,25-26):. «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte».
S. Pietro riafferma nella sua seconda lettera (3,7-10+ 13): «Ora i cieli e la terra attuali, conservati dalla medesima parola, sono riservati al fuoco per il giorno del giudizio e della rovina degli empi… Il giorno del Signore verrà come un ladro; allora i cieli con fragore passeranno, gli elementi consumati dal calore si dissolveranno e la terra con quanto c’è in essa sarà distrutta… E poi, secondo la sua promessa, noi aspettiamo nuovi cieli e una terra nuova nei quali avrà stabile dimora la giustizia». — S. Giovanni (Ap. 21,1 +5): « Vidi poi un nuovo cielo e una nuova terra… E Colui che se deva sul trono disse: Ecco, Io faccio nuove tutte le cose».


In che consisterà tale trasformazione, dice il P. Pesch, non riusciamo a precisarlo, però «è certo che la rimessa a nuovo sarà tale da portare tutte le cose a quella perfezione che corrisponde allo stato glorioso dei Beati».

Ragioni della trasformazione

La riparazione operata dal Divino Redentore si può forse dire davvero completa finché nel creato persistono ben visibili e tangibili le conseguenze della maledizione che il peccato di Adamo attirò sull’uomo e sulla natura? Certamente no. Però l’influsso della Redenzione di Gesù ha già raggiunto le nostre anime, i nostri corpi e la stessa natura riconsacrandoci a Dio, tanto che S. Giovanni (1 Gv. 3,2) dice: «Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio (però fino ad ora non è stato ancora trasfigurato nulla), ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato». Quindi effetto ritardato! Infatti l’ordine che dovrà esserci sarà tutto e solo beatifico, perché in esso, come attesta la parola di Dio (Ap. 21,4) «non ci sarà più la morte, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate».
S. Paolo (Rom. 8,19) ci presenta l’attesa di tutto l’universo per i nuovi cieli e la nuova terra: «La creazione stessa attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio; essa infatti è stata sottomessa, e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio. Sappiamo infatti bene che tutta la creazione (minerali, vegetali, animali) geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l’adozione a figli, la redenzione del nostro corpo». Un po’ di spiegazione. San Paolo per riuscire più efficace nella sua esposizione attribuisce alla natura inferiore una coscienza di pena e dice: «come noi gemiamo di essere soggetti alla legge della sofferenza così tutta la natura geme di essere sottoposta al deperimento. La natura è vittima di una colpa non sua; geme di questa lotta continua degli elementi tra di loro, geme di questi urti vicendevoli delle forze selvagge che tanto male infliggono all’uomo, geme del continuo consumarsi e perire di tante forme di viventi: è «la schiavitù della corruzione’». Però questa schiavitù è temporanea, perché un giorno l’intera natura verrà restaurata per prendere parte alla libertà gloriosa che l’uomo riconquisterà.
Ora che la Redenzione, già in parte avvenuta, ha rimesso l’uomo nella condizione di figlio di Dio, quella speranza si è riaccesa più che mai, e la natura, nell’attesa sospirosa della manifestazione anche sensibile della realtà dei figli di Dio, soffre dolori come di partoriente.
Dolori perciò non di morte e di annientamento, ma di rigenerazione a vita più piena e più lieta. La natura sensibile irrazionale è chiamata ad essere non semplice spettatrice, inutilmente invidiosa, ma partecipe e collaboratrice amorevole della nuova vita dei figli di Dio.

Festa eterna

Ecco il perché dei nuovi cieli e della nuova terra! Non sarà un cambiare assetto all’universo solo per il gusto capriccioso della novità, ma restaurano per dargli un abbigliamento sfarzoso per la festa eterna dei Beati che sta per incominciare! L’inizio ditale festa ci è descritta da S. Giovanni al principio dei capitoli 19 e 21 dell’Apocalisse, i quali si riferiscono espressamente alla inaugurazione finale del Regno Celeste nella perpetua felicità.
(Apoc. 21,5): «Colui che sedeva su trono disse: Ecco, faccio nuove tutte le cose!». Queste parole significano che tutte quante le cose (minerali, vegetali, animali) inizieranno un’esistenza nuova nella propria natura trasformata. Restaurato l’universo nuovo, Dio vi collocherà la grande famiglia dei suoi Beati, la quale, fino a quel momento, sarà rimasta appartata lassù nel «Cielo dei cieli» con Lui. Comunicherà loro la sua stessa padronanza sulle cose e verrà Egli stesso ad abitare con loro, come appunto precisa l’Apocalisse aggiungendo: « Vidi la Gerusalemme nuova che scende dal Cielo (la sposa che sta con lo Sposo nel Cielo dei cieli, scende da lì per insediarsi nell’universo nuovo, quale regina che partecipa della regalità dell’Agnello suo Sposo»… E udii una gran voce proveniente dal trono che diceva: Ecco la dimora di Dio con gli uomini».
Questo viene confermato anche da S. Paolo (Ef. 1,10 – I Cor. 15,24). Perciò l’idea essenziale della fine del mondo, descritta da S. Paolo e da S. Giovanni, è che l’universo, una volta che si è liberato dalla schiavitù della corruzione, si vestirà a festa per prendere parte alle nozze dell’Agnello e alla libertà gloriosa dei figli di Dio (Rom. 8,21).
Il cosmo, venuto degradandosi fino all’estremo per la colpa dell’uomo, sarà rimesso a nuovo, perché l’opera redentrice di Gesù Cristo abbraccia tutto: l’individuo, la società o collettività, l’universo.

Conferma teologica

San Tommaso (Suppi. 90-Q.a,i) spiega che il rinnovamento dell’universo è richiesto dallo stato in cui ci troveremo noi: «Non è la natura inferiore (minerale, vegetale, animale) che meriti propriamente tanta gloria, ma è l’uomo che merita la glorificazione dell’universo. L’abitazione deve essere conveniente, adatta ai suoi abitanti. E siccome il mondo è stato fatto per essere l’abitazione dell’uomo, gli deve essere conveniente, adatto. Alla resurrezione l’uomo sarà rinnovato, dunque anche il mondo deve essere rinnovato per soddisfare i desideri dell’uomo». Il P. Pession, nella sua opera «Le Paradis», al riguardo scrive: «O uomo, apri gli occhi e contempla lo spettacolo della natura; apri le orecchie e ascolta la voce delle cose che ti dicono: noi siamo nella prova come te. Il nostro destino è di servirti e istruirti affinché tu pervenga alla gloria dei figli di Dio. Ma quando il tuo corpo sarà resuscitato, esso darà il segnale di una specie di resurrezione di tutto quanto il regno della materia. Allora anche noi avremo raggiunto il nostro ultimo fine, perché saremo glorificati per servire in modo conveniente te, figlio glorioso di Dio. Come al presente, per servire te, figlio di Dio, messo alla prova, siamo sottoposti alla prova in mille modi, perché, creati per servire te, noi non possiamo avere un trattamento migliore del tuo; ma quando tu sarai come una specie di divinità, noi pure, in vista dite, saremo nobilitati e parteciperemo della tua libertà e della tua gloria».

Nel nuovo ordine cosmico sussisteranno vegetali e animali?

P. Pesch, grande teologo, ci assicura che non c’è nulla contro la fede né contro la ragione pensare il Paradiso popolato di piante e di animali. Infatti, tolti i regni vegetale e animale, gran parte del disegno sapientissimo del Creatore scomparirebbe. Quante perfezioni create, sorgenti di deliziosissime compiacenze per noì, ci verrebbero sottratte e che noi potremmo rimpiangere. Anche Adamo nel paradiso terrestre era costituito, prima della caduta, in uno stato di incorruttibilità e immortalità, eppure si muoveva in un ambiente affollatissimo di animali e vegetali deperibili. Inoltre nel passo citato di S. Paolo (Rom. 8,19-21) è detto «l’intera creazione geme, soffre… anela alla manifestazione dei figli di Dio». E detto espressamente che questa creazione verrà affrancata dalla corruzione non per ripiombare nel nulla, ma per partecipare alla libertà della gloria dei figli di Dio. Inoltre se è detto che «l’intera creazione geme… anela alla manifestazione dei figli di DIO», questo significa che nell’universo restaurato ci saranno non solo i minerali, ma anche i vegetali e gli animali, certamente in forme migliori.
Nella sua visione del Paradiso, S. Giovanni ha visto anche delle piante, e il Profeta Isaia scorge nel Regno glorioso del Messia anche animali mansueti.

La trasfigurazione finale dell’universo sarà fisica e morale

Basta leggere le parole con le quali viene annunziata la fine del mondo da Gesù, da S. Pietro e da S. Paolo, per vedere subito che la catastrofe del cosmo e la sua restaurazione saranno realtà fisiche.
La nostra esistenza su questa terra è una lotta continua per sopravvivere e finiamo sempre per avere la peggio e soccombere alla morte. Nello stato presente vediamo che tante forze opposte si urtano e cozzano con tanto pericolo e danno dei viventi. Il disordine provocato dal peccato, che attirò la maledizione di Dio anche sulla natura inferiore, è molto evidente. Perciò la riparazione di Gesù Redentore non potrà dirsi completa fino a quando l’uomo non sia ritornato a vivere in un ambiente di natura amica, almeno come nel paradiso terrestre.
La Santità infinita di Dio è incompatibilmente in sofferente di ogni più piccolo sentore di colpa di cui possa essere rimasta impregnata la creazione fisica. Sarà dunque necessaria una ripulitura radicale che avverrà, come dice S. Pietro (2Pt. 3,10) per mezzo del fuoco.




S. Giovanni (Ap. 12,7) parla di un enorme combattimento svoltosi nelle regioni dei cieli tra le forze del bene e quelle del male. San Michele e Lucifero con i rispettivi eserciti si scontrano con estremo accanimento. Naturalmente prevale il partito di Dio. Gli spiriti malvagi debellati vengono cacciati da tutto il cielo e buttati sulla terra. Essi sono furibondi per la sconfitta subita, perché sanno che stanno per essere raggiunti dalla giustizia di Dio che li chiuderà nell’inferno. Quindi non solo la terra esige di essere purificata dalla profanazione delle colpe umane, ma anche l’universo extra-terreno dalle infestazioni degli spiriti ribelli. San Paolo chiama appunto Satana (EF. 2,2): Il principe che regna nella regione dell’aria».
Tutto questo perché nel disegno di Dio l’immolazione del Divino Agnello non ha soltanto lo scopo di salvare l’uomo dall’inferno, ma anche di ricostruire nell’intero universo il regno indisturbato di Dio, rovesciato tanto dal peccato dell’uomo quanto da quello degli angeli ribelli.
Lo stato fisico attuale della terra e dell’universo scomparirà per sempre e riapparirà tosto vestito a festa per la celebrazione del trionfo eterno dei Beati.




Fonte medjugorje.altervista.org

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