Duecento parlamentari di vari schieramenti non trovano di meglio da fare che porre la loro firma a un disegno di legge che di fatto liberalizza non solo il consumo ma anche la coltivazione della cannabis. I nostri giovani devono saperlo e non essere aiutati dalle istituzioni a sottovalutare il problema.
Siamo in una situazione drammatica, i nostri adolescenti in piena incoscienza rischiano la vita assumendo ogni tipo di sostanza e 200 parlamentari di vari schieramenti non trovano di meglio da fare che porre la loro firma a un disegno di legge che di fatto liberalizza non solo il consumo ma anche la coltivazione della cannabis. Se passa la legge, cui plaudono i giornali cosiddetti progressisti, «i maggiorenni potranno detenere una modica quantità di cannabis per uso ricreativo, 15 grammi a casa e 5 grammi fuori casa», ha spiegato il senatore Benedetto della Vedova, «sarà inoltre possibile coltivare in casa fino a cinque piante e detenere il prodotto da esse ottenuto, previa una semplice comunicazione».
Consentita anche la coltivazione in forma associata, attraverso enti senza fine di lucro e fino a 50 membri. Ogni Cannabis Social Club potrà coltivare fino a 250 piante. Prevista la vendita al dettaglio in negozi dedicati, forniti di licenza dei Monopoli e previa autorizzazione. Saranno semplificate le modalità di consegna, prescrizione e dispensazione dei farmaci a base di cannabis e permessa l’autocoltivazione a fini terapeutici. Permane il divieto per i minorenni e la guida sotto effetto della sostanza. Bontà loro.
Una legge contraddittoria e di fatto ipocrita, che nasconde la volontà di aprire alla legalizzazione delle droghe cosiddette leggere dietro il solito slogan. Contrastare il giro miliardario dello spaccio illegale. Voci autorevoli, come quelli dello psicoterapeuta Claudio Risé, che ha documentato in un bellissimo libro gli effetti devastanti dell’innocua “maria” sul cervello dei giovani, hanno spiegato come in realtà il mercato rimarrebbe in mano ai potentati economici, che continuerebbero a sfruttare chi è vittima della dipendenza. Quanto al pur discusso uso terapeutico della cannabis, questo richiede un discorso a parte. Molti oppiacei sono utilizzati nella farmacologia, ma non risulta che i sofferenti siano autorizzati a coltivarsi i “papaveri” in casa.
Sbaglia il sindaco di Roma Ignazio Marino, che si è affrettato a salire sul carro della liberalizzazione. La droga è un male e basta. I nostri giovani devono saperlo e non essere aiutati dalle istituzioni a sottovalutare il problema. Le dipendenze tolgono libertà alla persona e la rendono schiava, con grave danno per tutta la comunità. Le leggi devono servire ad aiutare le vittime e a contrastare lo spaccio. Ogni cedimento è un passo indietro e un regalo ai mercanti di morte.
Di Simonetta Pagnotti per Famiglia Cristiana