Accoglienza indiscriminata? Tutt’altro! Parola di Francesco.
Spesso i giornali fanno troppi copia e incolla con le frasi del papa, non rendendo giustizia al suo pensiero. Soprattutto sulla questione “migranti e accoglienza”. Lo stesso accadeva con Benedetto su altre tematiche.
Che la Chiesa evangelicamente predichi l’accoglienza dello straniero è risaputo. Cristo stesso nel racconto del Giudizio Universale si identifica fra l’altro con lo straniero da accogliere: “Ero straniero e mi avete accolto” e su questa accoglienza come sull’attenzione ai poveri, ai malati e ai carcerati si giocherà la nostra salvezza eterna secondo il vangelo di Matteo.
Ovviamente le persone che rischiano la vita in mare vanno salvate, su questo non vale la pena sprecare parole. Memorabile l’omelia tenuta a Lampedusa nel 2013: “«Dov’è il tuo fratello?», la voce del suo sangue grida fino a me, dice Dio. Questa non è una domanda rivolta ad altri, è una domanda rivolta a me, a te, a ciascuno di noi. Quei nostri fratelli e sorelle cercavano di uscire da situazioni difficili per trovare un po’ di serenità e di pace; cercavano un posto migliore per sé e per le loro famiglie, ma hanno trovato la morte”. Saremo giudicati sulla nostra cura o sulla nostra indifferenza.
Ma il papa intende che spetti all’Italia accogliere tutti gli stranieri indiscriminatamente?
Francesco è molto chiaro su questo. Già nel 2014 parlando ad esempio al Parlamento Europeo, fra i temi caldi (aborto, cultura dello scarto, crisi economica, disoccupati ecc), affronta con grande forza anche quello delle migrazioni.
In sintesi il papa:
1. Tira le orecchie all’Europa rea di aver lasciato sole Italia e Grecia nella questione migranti ricordando che “è necessario affrontare insieme la questione migratoria. Non si può tollerare che il Mar Mediterraneo diventi un grande cimitero! Sui barconi che giungono quotidianamente sulle coste europee ci sono uomini e donne che necessitano di accoglienza e di aiuto. L’assenza di un sostegno reciproco all’interno dell’Unione Europea rischia di incentivare soluzioni particolaristiche al problema, che non tengono conto della dignità umana degli immigrati, favorendo il lavoro schiavo e continue tensioni sociali”.
2. Accoglienza sì, ma controllata, capace di salvaguardare la dignità di chi viene accolto e al contempo tutelare la popolazione che pratica l’accoglienza. Occorre infatti secondo Francesco “mettere in atto legislazioni adeguate che sappiano allo stesso tempo tutelare i diritti dei cittadini europei e garantire l’accoglienza dei migranti”.
3. Le popolazioni vanno anzitutto aiutate a casa loro. Certo non si può lasciare annegare in mare chi sta naufragando e nemmeno si può risolvere la drammatica vicenda di chi è in fuga semplicemente chiudendo le frontiere. Si tratta invece di agire soprattutto sulle cause. Ci vogliono “politiche corrette, coraggiose e concrete che aiutino i loro Paesi di origine nello sviluppo socio-politico e nel superamento dei conflitti interni – causa principale di tale fenomeno – invece delle politiche di interesse che aumentano e alimentano tali conflitti. È necessario agire sulle cause e non solo sugli effetti”.
Riassumendo i cristiani, in un mondo sempre più disumano, sono richiamati a diffondere la cultura dell’incontro e ad “accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati.” Ma non a tutti i costi. Soprattutto occorre partire da una corretta gestione dell’accoglienza.
Il papa per questo non parla di SPRAR, ONG o cooperative, ma ha in mente anzitutto la Chiesa stessa: ogni Diocesi dovrebbe occuparsene e ogni parrocchia dovrebbe farsene carico. La modalità di intervento indicata è semmai quella dei corridoi umanitari.
Tre sono gli appartamenti di proprietà del Vaticano che ospitano, da più di un anno, nuclei familiari di rifugiati siriani, arrivati in Italia grazie ai corridoi umanitari promossi dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia e dalla Tavola Valdese. Si tratta di una risposta concreta all’appello rivolto dal Papa, al termine della preghiera dell’Angelus il 6 settembre 2015, ad accogliere una famiglia in ogni parrocchia, comunità religiosa, monastero e santuario. Un’opera segno, che intende appunto segnare una via.
Certo che “ogni forestiero che bussa alla nostra porta è un’occasione di incontro con Gesù Cristo, il quale si identifica con lo straniero accolto o rifiutato di ogni epoca (cfr Mt 25,35.43”);
Certo che il “Signore affida all’amore materno della Chiesa ogni essere umano costretto a lasciare la propria patria alla ricerca di un futuro migliore”. Ma non tutte le modalità di accoglienza vanno bene o sono sostenibili.
Certo che occorre il “superamento di pregiudizi e precomprensioni […] sospetti e ostilità” e “un atteggiamento che abbia alla base la “cultura dell’incontro”, l’unica capace di costruire un mondo più giusto e fraterno.
Per Francesco “i mezzi di comunicazione sociale, in questo campo, hanno un ruolo di grande responsabilità: tocca a loro, infatti, smascherare stereotipi e offrire corrette informazioni, dove capiterà di denunciare l’errore di alcuni, ma anche di descrivere l’onestà, la rettitudine e la grandezza d’animo dei più. In questo, è necessario un cambio di atteggiamento verso i migranti e rifugiati da parte di tutti; il passaggio da un atteggiamento di difesa e di paura, di disinteresse o di emarginazione – che, alla fine, corrisponde proprio alla cultura dello scarto – ad un atteggiamento che abbia alla base la cultura dell’incontro”.
Ma come abbiamo visto la visione di Francesco è tutt’altro che ingenua o utopistica tanto che anche recentemente ha ricordato i doveri che ha chi intende essere accolto, per esempio quello “di rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni dei Paesi in cui sono accolti”.
Proprio per lo stesso motivo il Santo Padre è voce critica di fronte all’emergere di atteggiamenti di chiusura e di non accoglienza che sono spesso un regalo alle mafie e alla malavita. “In alcune parti del mondo sorgono muri e barriere […] ma la chiusura non è una soluzione, anzi, finisce per favorire i traffici criminali. L’unica via di soluzione è quella della solidarietà. Solidarietà con il migrante, solidarietà con il forestiero …”
I modi concreti dell’accoglienza e della gestione dei flussi sono compito dei governi nei confronti dei quali la Chiesa ha però il dovere di annunciare i valori e principi della morale, fa parte della sua missione. Nel trovare la strada migliore per attuare questi valori i fedeli laici sono tenuti a dare il contributo che è loro proprio.
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