Cento anni dopo. Padre Pio torna a casa, nella sua Pietrelcina, paesino di tremila anime nella campagna impervia stretta tra Molise e Sannio. Un ritorno che avvera un presagio («tornerò non da vivo, ma tra molti anni», disse il frate poco prima di morire) e allenta lo strappo che i paesani del Santo hanno sempre sofferto. E oggi lo dicono, tutti: «lui è nostro, ha respirato quest’aria, ha imparato a vivere qui».
Sottolineano la paternità del santo in rassegnata rivalsa con San Giovanni Rotondo dove San Pio è andato nel febbraio 1916 per poi morirci il 23 settembre del 1968. Ma suor Maria, francescana, di San Giovanni Rotondo, ricorda che a giorni il santo tornerà in Puglia: «da quando se ne è andato a San Giovanni c’è un vuoto incolmabile». 27mila anime che vivono per lui. Tutto gira intorno a questa venerazione, a San Giovanni come a Pietrelcina. I luoghi dove ha vissuto trasformati in un museo. E i paesi in una dsneyland spirituale dove il sacro convive con il profano business. Anche per questo le voci che in questi giorni secondo cui papà Bergoglio avrebbe voluto trattenere il corpo del santo a Roma (500mila i fedeli che lo hanno visitato) agitano gli animi a San Giovanni Rotondo. Niente di vero, tra pochi giorni, dopo più di 1000 chilometri, padre Pio tornerà nel suo convento.
CHIESA DELL’OLMO
Fino ad allora Pietrelcina vivrà i suoi giorni di gloria e ieri era vestita a festa con fiori, palloncini, gonfaloni lungo il corteo verso piana Romana, nella chiesetta dell’Olmo costruita intorno all’albero sotto il quale padre Pio ricevette le prime stimmate. «Pietrelcina è già stata definita come una nuova Betlemme, ma potremmo anche definirla come una nuova Gerusalemme» ha detto Francesco Colacelli ministro dei frati minori cappuccini della provincia religiosa di Sant’Angelo e Padre Pio. «Perchè proprio qui a Pietrelcina è cominciato anche il cammino di San Pio alla sequela di Cristo sulla via del Calvario». Ad accogliere la teca con le spoglie del santo è la maschera di cera che riproduce fedelmente il suo volto, tutti i sindaci del beneventano, i frati e le suore, i «pucinari» come vengono chiamati gli abitanti di Pietrelcina. Tanti i pellegrini arrivati da fuori. Su questa collina la famiglia Forgione -papá Grazio mamma Maria Giuseppa e il piccolo Francesco -possedeva un piccolo podere. Dietro la chiesetta ci sono le due pietre su cui si sedeva padre Pio per pregare e pensare. «Sono il seggiolone di padre Pio», spiega padre Marciano Guarino il guardiano del convento dei frati minori che ha accolto il santo. Saranno tre giorni pieni per Pietrelcina che recupera il tempo perduto. Ieri sera una fiaccolata con le spoglie di San Pio verso la chiesa della Sacra Famiglia, poi il rosario e fino a domenica celebrazioni, incontri di preghiera, veglie. «Padre Pio continua a pensare a noi pucinari», dice uno dei vigili del servizio d’ordine. «Mio padre che oggi ha 94 anni ha avuto una grazia. Tanti anni fa doveva venire qui dopo aver chiuso la bottega da barbiere a Montesarchio e invece andò ad aiutare un anziano che doveva farsi la barba e non poteva uscire. Mentre scavalcava il cancello scivolò e venne infilzato dagli spuntoni. Poco più di un graffio si è fatto, neanche i pantaloni si sono bucati».
PROTETTORE DEL BORGO
E a raccontare le grazie ricevute sono in tanti. Il piccolo Francesco Pio, 18 mesi, si stringe forte alle sbarre della finestra della cappella dove quel che resta dell’Olmo viene vegliato dalla statua di padre Pio giovane. «Se abbiamo questo bambino bello e forte lo dobbiamo a San Pio», dice la mamma Marianna Rosella che racconta la sua storia: «quando ho saputo di essere in cinta ero felice poi la doccia fredda dei medici che mi dissero che avevo un mioma e non potevo portare avanti la gravidanza. Avrei messo a rischio la mia vita. E invece padre Pio ci ha aiutati e adesso siamo qui a ringraziarlo». Domenica le reliquie saranno nella cattedrale di Benevento, poi a Foggia, nella chiesa di S.Anna, e finalmente a casa, a San Giovanni Rotondo, dove prima di tornare nella chiesa di San Pio resteranno in ostensione due giorni alla «Casa della Sofferenza» l’opera voluta dal santo e inaugurata il 5 maggio 1956. Quando Padre Pio sottolineò: «È la preghiera questa forza unita di tutte le anime buone, che muove il mondo».
Redazione Papaboys (Fonte www.lastampa.it)
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