Categorie: Italiae et Ecclesia

Le pagine del Giubileo: dalla Mesopotamia alla Chiesa misericordiosa di Francesco

Uno degli aspetti più significativi di queste ore che precedono l’inizio del Giubileo della Misericordia indetto straordinariamente da Papa Francesco è il riversarsi di turisti e pellegrini di ogni età nella città di Roma, fenomeno che non solo felicita i cuori della famiglia cristiana ma che riporta al presente i fatti che si posero alle origini del Giubileo.

Questo grande evento ecclesiale fu “decretato” da Papa Bonifacio VIII, il 22 febbraio del 1300 con la Bolla Antiquorum habet fida relatio, allorché masse di pellegrini, a conoscenza di una leggendaria “Indulgenza Plenaria” che si sarebbe ottenuta al capodanno del secolo nuovo, cioè nel passaggio da un secolo all’altro, si misero in viaggio verso Roma – come narra Dante Alighieri nel XVIII canto dell’Inferno – diretti all’Antica basilica di San Pietro per ottenere la remissione completa di tutte le colpe, e quindi il Paradiso.
“Lasciamoci sorprendere da Dio”, scrive Papa Francesco nella Bolla di indizione del Giubileo straordinario, una Bolla in cui si parla poco di indulgenze, per nulla di Purgatorio e di Paradiso o di conteggio dei peccati, ma molto di misericordia che non solo è un po’ la password e il filo conduttore del magistero di  Bergoglio ma è anche un ponte che unisce, di arcata in arcata, tutte le religioni. Perché come scrisse il Manzoni in essa è custodita “una virtuosa inclinazione alla pietà o al perdono verso l’infelicità altrui”.
Ma che cosa rappresenta per l’uomo?
Per i pellegrini è la grande possibilità offerta alla popolazione cattolica di cancellare il peccato; per la Dottrina della Chiesa il Giubileo è invece un’indulgenza plenaria solenne elargita dal Papa ai fedeli che si rechino in Pellegrinaggio a Roma e che compiano una serie di pratiche religiose. La modernità e i meccanismi frenetici che la determinano hanno condotto l’uomo contemporaneo ad allontanarsi dal concetto di giudizio finale, pertanto gli stessi concetti di “peccato” e di “remissione” sono divenuti astratti, perdendo la loro essenza originaria.
Per tale motivazione il primo Giubileo del nuovo millennio si determina diversamente nel messaggio che trasmette. Lo spiega lo stesso Francesco nell’Angelus del 17 marzo 2013: “Ricordo, appena Vescovo, nell’anno 1992, è arrivata a Buenos Aires la Madonna di Fatima e si è fatta una grande Messa per gli ammalati. È venuta da me una donna anziana, umile, molto umile, ultraottantenne. Io l’ho guardata e le ho detto: “Nonna – perché da noi si dice così agli anziani: nonna – lei vuole confessarsi?”. “Sì”, mi ha detto. “Ma se lei non ha peccato …”. E lei mi ha detto: “Tutti abbiamo peccati …”. “Ma forse il Signore non li perdona …”. “Il Signore perdona tutto”, mi ha detto: sicura. “Ma come lo sa, lei, signora?”. “Se il Signore non perdonasse tutto, il mondo non esisterebbe”. Io ho sentito una voglia di domandarle: “Mi dica, signora, lei ha studiato alla Gregoriana?”, perché quella è la sapienza che dà lo Spirito Santo: la sapienza interiore verso la misericordia di Dio. Non dimentichiamo questa parola: Dio mai si stanca di perdonarci, mai! “Eh, padre, qual è il problema?”. Eh, il problema è che noi ci stanchiamo, noi non vogliamo, ci stanchiamo di chiedere perdono. Lui mai si stanca di perdonare, ma noi, a volte, ci stanchiamo di chiedere perdono”.
Quando nasce il Giubileo cristiano?
Dopo la famosa notte di attesa del 1° gennaio del 1300, quando  Bonifacio VIII istituì il primo Giubileo Roma divenne la nuova Gerusalemme e il centro indiscusso della cristianità, dopo le sconfitte inflitte ai crociati nove anni prima. Sembrerebbe tuttavia che qualcosa di molto simile al “Giubileo” esistesse già dal III millennio a. C. in Mesopotamia e in Siria dal II millennio (più tardi anche in Israele) dove i sovrani con periodici Editti di remissione istituivano anni di purificazione e di remissione di debiti e pegni con lo scopo di ridimensionare le diseguaglianze economiche. Questa restaurazione della giustizia a favore dei più deboli si univa dunque all’ombra della colpa da espiare posta al centro di particolari eventi straordinari, e proprio in queste manifestazioni che il Giubileo intreccia il proprio destino con il mondo cristiano.
Dunque, se Bonifacio VIII “reinventò” il Giubileo, 200 anni più tardi Papa Alessandro VI, al secolo Rodrigo Borgia, introdusse la Porta Santa. Si deve a questo Pontefice (storicamente molto discusso) la definizione delle cerimonie di inaugurazione e di chiusura degli anni santi, che fino ad allora non avevano seguito riti specifici, ma che ancora oggi sono rimasti pressoché inalterati nel loro svolgimento.
Nel 1350, Papa Clemente VI, per parificare l’intervallo a quello del Giubileo ebraico, decise di accorciare la cadenza a 50 anni; in questa occasione viene realizzata la scalinata di accesso alla Chiesa di Santa Maria in Ara Coeli sul Campidoglio. In seguito l’intervallo fu abbassato a 33 anni da Urbano VI, periodo inteso come durata della vita terrena di Gesù, e ulteriormente ridotto a 25 anni durante i papati di Niccolò V e di Paolo II.
Alcuni Pontefici hanno anche proclamato degli Anni Santi straordinari, al di fuori di questa scadenza. Prima del Giubileo della Misericordia indetto da Francesco sono stati 64 i giubilei non previsti (da Sisto IV in poi). Ad esempio, Pio XI l’8 aprile del 1933 concesse il 24º Giubileo in occasione della ricorrenza centenaria della Redenzione. Nella sua bolla Quod nuper si bandisce l’Anno Santo, esaltando la pace. Giovanni Paolo II indisse un Anno Santo straordinario nel 1983, in occasione del 1950º anniversario della Morte e Risurrezione di Cristo. Papa Benedetto XVI ha anche proclamato l’Anno Paolino, uno speciale anno giubilare dal 28 giugno 2008 al 29 giugno 2009, dedicato all’apostolo Paolo di Tarso, in occasione del bimillenario della nascita del santo (collocata dagli storici tra il 7 e il 10 d.C.).

Il Rinascimento giubilare
Un altro aspetto fondamentale riguarda il 1500, anno molto difficile per la Chiesa di Roma e per lo svolgimento dei giubilei proprio a causa della Riforma luterana e della accesa lotta alla “ruberia” delle indulgenze. Sostanzialmente, se a livello religioso vi furono delle complicanze su scala europea, in ambito artistico il Giubileo divenne un’ottima occasione per abbellire la città di Roma affidandola alle botteghe rinascimentali più note dell’epoca. Furono coniate le prime monete con il volto del Papa, fu arricchito il soffitto di Santa Maria Maggiore con l’oro arrivato dal nuovo mondo; fu eretto un porticato coperto che conduce alla Basilica di San Pietro proteggendo dal clima i pellegrini arrivati; venne aperta una nuova porta nelle mura leonine per migliorare la viabilità e le mura aureliane ritornarono agibili. Non solo: venne progettata la grande Basilica di San Pietro così come la conosciamo noi oggi. Lo stesso Giudizio Universale di Michelangelo Buonarroti fu commissionato e poi realizzato in preparazione del Giubileo del ‘500 e il genio del Caravaggio attraverso le sue tele comunicherà al mondo come era cambiata la natura della fede.
“Roma è frutto dei Giubilei, doveva apparire ai pellegrini come il paradiso in terra. Tutti i soldi dei Giubilei venivano investiti per costruire Roma, la stessa scalinata di Trinità dei mondi è stata costruita come meditazione della Trinità. Quindi i Giubilei hanno trasformato la paura del peccato, concretizzata nelle indulgenze, in bellezza”, afferma la storica Lucetta Scaraffia sottolineando che con Benedetto XIII, a metà ‘700, torna la dimensione penitenziale del Giubileo poi di nuovo scomparsa con l’inizio del ‘900, il “secolo breve” che per la sua ferocia dimentica la morte, il peccato e il Paradiso.
In tale contesto storico si inserisce il pontificato di Pio XI con l’Anno Santo del 1925 e poi quello del 1933 fino ai tragici giorni della Seconda Guerra mondiale e dei massacri di massa, con Pio XII che a guerra finita nel 1950 indice un Jubileum Maximum, uno dei primi giubilei radiofonici della storia, nel segno della pacificazione e ricomposizione di una società frantumata dai totalitarismi. Questo Giubileo è considerato uno dei più importanti per la storia del cristianesimo, poiché a poche ore dalla conclusione di quell’Anno Santo, Pacelli diede al mondo la notizia che la Basilica di San Pietro sorgeva sulla tomba del Principe degli Apostoli, Primo Vescovo di Roma, Primo Papa.
Molto vicino a questo Giubileo sarà il Giubileo indetto da Giovanni Paolo II con la Lettera Apostolica Tertio Millennio Adveniente del 10 novembre 1994. Il Papa polacco, non poco malato, decise di dedicare il nuovo Anno Santo proprio alla celebrazione della pietà di Dio e al perdono dei peccati. Come scrive il pontefice nella bolla papale di indicazione, Incarnationis Mysterium, il 29 novembre 1998, sarebbe stato anche un tempo di penitenza, sia per gli individui che per la Chiesa intera. Inoltre, nella bolla Wojtyla ha insistito sul carattere ecumenico di questo evento che coinvolgeva non solo i cattolici ma tutti i cristiani e il mondo intero, elementi questi che creano un continuum storico e teologico con l’Anno Santo che noi tutti apriremo con Papa Francesco nella mattinata di domani, 8 dicembre 2015, nella solennità dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria.

Redazione Papaboys (Fonte dentrolemura.blogspot.it/Alessandro Notarnicola)

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