Continuando il mio solito stato, stavo dicendo al mio amato Gesù: “Non disdegnare le mie preghiere: sono le tue stesse parole che ripeto, le stesse intenzioni, le anime che voglio come le vuoi tu e col tuo stesso Volere”. Ed il benedetto Gesù mi ha detto:
“Figlia mia, quando ti sento ripetere le mie parole, le mie preghiere, volere come voglio io, come da tante calamite mi sento tirare verso di te. E come ti sento ripetere le mie parole, tante gioie distinte sente il mio cuore, e posso dire che è una festa per me; e mentre godo mi sento debilitato dall’amore dell’anima tua e non ho la forza di colpire le creature. Sento in te le stesse catene che io mettevo al Padre per riconciliare il genere umano. Ah, sì! Ripeti ciò che feci io, ripetilo sempre se vuoi che il tuo Gesù in tante amarezze trovi una gioia da parte delle creature”.
Poi ha soggiunto: “Se vuoi stare al sicuro, ripara sempre e ripara insieme con me, immedesimati tanto con me da formare un solo eco tra te e me di riparazioni. Dove c’è riparazione, l’anima è come sotto al coperto, dove sta difesa dal freddo, dalla grandine e da tutto. Invece dove non c’è riparazione, è come chi si trova in mezzo alla strada esposto ai fulmini, alla grandine ed a tutti i mali.
I tempi sono tristissimi e, se il cerchio delle riparazioni non si allarga, passa il pericolo che quelli che restano scoperti restino fulminati dai fulmini della divina giustizia”.
Ed io: “Come è possibile? Tu hai fatto tutto per noi, hai soddisfatto tutto, hai in tutto reintegrato la gloria del Padre da parte delle creature in modo da coprirci tutti come con un manto d’amore, di grazie, di benedizioni, e con tutto ciò i flagelli cadono quasi rompendo il manto di protezione di cui ci hai coperto”. Ed il mio dolce Gesù interrompendo il mio dire mi ha detto:
“Figlia mia, è vero tutto ciò che tu dici: tutto, tutto ho fatto per la creatura. L’amore mi spingeva tanto verso di lei che, per essere sicuro di metterla in salvo, la volli ravvolgere dentro il mio operato come dentro un manto di difesa, ma la creatura ingrata col peccato volontario rompe questo manto di difesa, sfugge da sotto le mie benedizioni, grazie ed amore, e mettendosi a cielo aperto resta colpita dai fulmini della divina giustizia.
Non sono io che colpisco l’uomo, è lui che col peccato viene incontro a riceverne i colpi. Prega, prega per la grande cecità delle creature”.
(Brano tratto dal Libro di Cielo 12° Volume – 4 e 12 giugno 1918)
Redazione Papaboys (Fonte www.ladivinavolonta.it)
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