In un’intervista alla Gazzetta dello Sport, il c.t. Roberto Mancini ha raccontato un aspetto nuovo della sua personalità. “Sono sempre stato religioso, credo in Gesù e nella Madonna Medjugorje? È un po’ che non ci vado, ma ci tornerò presto”
Il calcio, naturalmente. Ma non solo. Tra gli argomenti affrontati dal c.t. della nazionale Roberto Mancini nell’intervista di oggi alla Gazzetta dello Sport, trova spazio anche il suo rapporto con la religione.
Che il “Mancio”, come lo chiamano tutti, fosse credente, molti già lo sapevano. Ma dalle colonne del quotidiano di via Rizzoli emerge un’importanza nuova, quasi fondamentale, del soprannaturale per l’ex tecnico di Inter e Manchester City. Fu proprio al termine della stagione in cui vinse la Premier League da tecnico dei Citizens che l’allenatore di Jesi si recò – con il presidente dell’Atalanta, Antonio Percassi – al santuario di Medjugorje.
Se all’inizio dell’intervista Mancini ha risposto a domande di stretta attualità calcistica (“Barella? Assomiglia a Tardelli” – “I cori razzisti? Cose che nel 2019 non dovrebbero succedere” – “Balotelli? Deve giocare e fare gol), il c.t. azzurro si è soffermato sul suo carattere che, con il passare degli anni, si è trasformato da spigoloso a sereno. “Sono semplicemente invecchiato. Quando si va avanti con l’età si cerca di migliorare di non fare più errori, di non arrabbiarsi per qualunque cazzata. Cambiano le priorità”, ha detto Mancini. Prima di parlare del suo rapporto con la spiritualità. “Sono sempre stato religioso: sono cresciuto in parrocchia, anche calcisticamente, credo in Gesù e nella Madonna. Sono nato il 27 novembre, il giorno della Vergine della Medaglia Miracolosa. La fede? Ti aiuta nei momenti di difficoltà, anche a maturare”, l’ammissione del Mancio, influenzato nel suo modo di essere dalla Madonna di Medjugorje.
“Dalla curiosità sono pasato a una frequentazione più consapevole. Ho conosciuto e parlato con persone che mi hanno insegnato qualcosa. Anche il confronto con il dolore ti fa crescere. È un po’ che non vado, ma ci tornerò presto”. Un Mancini umano, insomma, che nel “confessionale” della Gazzetta non si è sottratto a una domanda sul suo rapporto con il dolore. “Ho paura e ci penso. Ho la fortuna di avere entrambi i genitori, non ho ancora pianto un’assenza importante, ma ogni tnto il pensiero va lì. Ringrazio Dio della serenità che mi ha fatto vivere finora e per questo rispetto ancora di più il dolore degli altri”, ha concluso