Il monito di Hiroshima e Nagasaki, la pace che si costruisce con la giustizia e la solidarietà, il ruolo delle religioni, la protezione dei più deboli. Sono molti i temi toccati da Papa Francesco nell’ultimo incontro di oggi a Kantei con le autorità e il Corpo diplomatico giapponese
Benedetta Capelli – Città del Vaticano
E’ una riflessione profonda e importante sui temi che hanno animato il viaggio apostolico in Giappone, quella che Papa Francesco consegna alle autorità e al Corpo diplomatico. Un discorso forte che riprende i pilastri del suo Pontificato, con il particolare accento sul valore del dialogo, della pace, della giustizia nei confronti degli esclusi e dei dimenticati ma anche con un richiamo a continuare sulla strada della solidarietà, della difesa della vita, nel pieno rispetto della dignità e dei diritti dei membri della famiglia umana.
“Sono venuto – dice il Papa – per confermare i cattolici giapponesi nella fede, nel loro impegno di carità per i bisognosi e per il loro servizio al Paese di cui con orgoglio si sentono cittadini”. Prima ancora, ricorda le relazioni di amicizia tra la Santa Sede e il Giappone, nate grazie alla presenza di missionari importanti come il gesuita Alessandro Valignano, originario di Chieti, nominato nel 1573 visitatore delle missioni in Oriente, che in Giappone soggiornò per quasi 10 anni:
Come nazione, il Giappone è particolarmente sensibile alla sofferenza dei meno fortunati e delle persone con disabilità. Il motto della mia visita è “Proteggere ogni vita”, riconoscendo la sua inviolabile dignità e l’importanza di mostrare solidarietà e sostegno ai nostri fratelli e sorelle di fronte a qualsiasi necessità.
Con il cuore rivolto a quanto vissuto a Hiroshima e Nagasaki durante la Seconda guerra mondiale, Francesco, sulla scia dei suoi predecessori, implora Dio e invita a mettere in campo “tutte le mediazioni dissuasive necessarie” perché non si ripeta la distruzione operata nel passato:
La storia ci insegna che i conflitti tra popoli e nazioni, anche i più gravi, possono trovare soluzioni valide solo attraverso il dialogo, l’unica arma degna dell’essere umano e capace di garantire una pace duratura. Sono convinto della necessità di affrontare la questione nucleare a livello multilaterale, promuovendo un processo politico e istituzionale in grado di creare un consenso e un’azione internazionali più ampi.
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Il Pontefice ricorda che per un mondo più giusto e fraterno è essenziale creare una cultura di incontro e di dialogo. Proprio i contatti personali – sottolinea – hanno favorito la crescita, l’armonia, la giustizia, la solidarietà e la riconciliazione, “cemento per la costruzione della pace”, in settori come l’istruzione, lo sport e il turismo. Uno “spirito olimpico”, insomma, che ricerca l’eccellenza e non la rivalità, così il pensiero del Papa va alle prossime Olimpiadi e Paralimpiadi:
Sono certo che i Giochi Olimpici e Paralimpici, che l’anno venturo si terranno in Giappone, serviranno da stimolo per far crescere uno spirito di solidarietà che superi i confini nazionali e regionali e cerchi il bene di tutta la nostra famiglia umana.
Nella sua riflessione, Francesco si sofferma sul patrimonio di valori che il Giappone ha preservato e richiama il Documento sulla Fratellanza Umana, firmato con il Grande Imam di Al-Azhar nel febbraio scorso ad Abu Dhabi: un faro per “assumere la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio”:
Il buon rapporto tra le diverse religioni non è essenziale solo per un futuro di pace, ma anche per preparare le generazioni presenti e future a valorizzare i principi etici che servono come base per una società veramente giusta e umana.
I giovani, sottolinea il Papa, ci richiamano a risposte vere, a fatti e non ad illusioni quando si affronta il tema del Creato. Ricordando il fiore di ciliegio, simbolo del Giappone, Francesco ne sottolinea la bellezza ma anche la sua precarietà:
La delicatezza del fiore di ciliegio ci ricorda la fragilità della nostra casa comune, soggetta non solo ai disastri naturali ma anche all’avidità, allo sfruttamento e alla devastazione per mano dell’uomo. Quando la comunità internazionale ha difficoltà a rispettare i propri impegni per proteggere il creato, sono i giovani che, sempre più, parlano ed esigono decisioni coraggiose.
Proteggere la casa comune significa porre attenzione all’ecologia umana affrontando il divario tra ricchi e poveri in un sistema economico globale che marca le differenze. Francesco, ringraziando per l’invito nel Paese, elogia così i programmi attuati su questo fronte dal governo giapponese e incoraggia a continuare “nella formazione di una crescente consapevolezza di corresponsabilità tra le nazioni”:
La dignità umana dev’essere al centro di ogni attività sociale, economica e politica; occorre promuovere la solidarietà intergenerazionale e, a tutti i livelli della vita comunitaria, bisogna dimostrare preoccupazione per coloro che sono dimenticati ed esclusi. Penso in particolare ai giovani, che spesso si sentono oppressi di fronte alle difficoltà della crescita, e anche alle persone anziane e sole che soffrono di isolamento. Sappiamo che, alla fine, la civiltà di una nazione o di un popolo non si misura dal suo potere economico ma dall’attenzione che dedica ai bisognosi, come pure dalla capacità di diventare fecondi e promotori di vita.
E’ questo l’incoraggiamento finale: proteggere la vita, nel rispetto della dignità di ogni singolo essere umano.
Nel saluto del primo ministro Shinzo Abe, che aveva avuto poco prima un colloquio privato con il Papa, c’è l’ammirazione del leader politico nei confronti di Papa Francesco e della sua instancabile opera in favore dei poveri e degli svantaggiati. Un esempio – ha spiegato Shinzo Abe – che anche il Giappone vuole seguire perché non si può abbandonare nessuno nell’abisso della disperazione. Ricordando la foto che il Pontefice ha più volte mostrato – un bimbo che ha sulle spalle il fratellino morto a causa della bomba atomica – il Primo ministro ha sottolineato l’impegno del suo Paese a lavorare per un mondo libero da armi nucleari, a farsi ponte tra gli Stati per dialogare e cooperare verso questa direzione. Nelle parole di Abe anche il contributo di tanti giovani impegnati in zone povere del mondo per dare speranza a tutti perché cresciuti con l’idea che è importante sognare in grande per il futuro.
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