Vincere la cultura della distruzione che chiama “madre” una bomba e mostra in tv solo il male per l’audience. E’ quanto affermato da Papa Francesco in un appassionato dialogo con gli studenti partecipanti all’Incontro promosso dal Coordinamento Nazionale Enti Locali per la pace e i diritti umani, ricevuti stamani in Aula Paolo VI. Il Pontefice ha nuovamente denunciato la piaga del “lavoro nero” ed ha esortato tutti a fare di più per la difesa dell’ambiente.
E’ tempo di affrontare e vincere senza paura “la cultura della distruzione” con la forza della mitezza. Papa Francesco ha lanciato questa sfida ai giovani studenti italiani impegnati nel Coordinamento degli Enti locali per la pace. Il Pontefice ha ringraziato gli studenti per la concretezza delle loro domande, nelle quali è emersa l’angoscia per tante tragedie che affliggono il mondo, dalle guerre alla povertà ancora alla violazione dei diritti umani. Francesco ha innanzitutto sottolineato che oggi non c’è risposto neppure per i bambini ed ha denunciato che in tv si vedono solo cattive notizie, distruzioni perché sembra che più un programma televisivo fa vedere queste calamità più ha successo.
Una vergogna chiamare “madre” una bomba, basta distruzione delle armi
Il Papa ha ricordato l’emergenza dei migranti, “la tragedia più grande in Europa dopo quella della Seconda Guerra Mondiale”. Quindi, ha rivolto il pensiero alla violenza e alle guerre che sfigurano l’umanità:
“Noi stiamo vivendo la tragedia più grande dopo la Seconda Guerra mondiale. Eh, è vero! C’è gente buona, ci sono cose buone nel mondo che non si vedono; ma il mondo è in guerra. Dite la parola voi, che siete la scuola della pace: dite: ‘Il mondo è in guerra’. Che se questo bombarda qui, ‘ma no, ma è un ospedale, una scuola, ci sono i malati, i bambini!’ – ‘Ah, non importa!’, e va la bomba. Poi, non so, io mi sono vergognato del nome di una bomba: ‘La madre di tutte le bombe’. Ma guarda, la mamma dà vita! E questa dà morte! E diciamo ‘mamma’ a quell’apparecchio? Che cosa sta succedendo?”.
Il Papa ha ravvisato la debolezza di molti leader internazionali. Ed ha ammonito che da una parte si chiede la pace, ma poi si producono e si trafficano armi. “Ci sono gli affaristi – ha detto – che vendono armi” a chi è in guerra e così loro guadagnano sulla morte degli altri.
Il “lavoro nero” e lo sfruttamento sono un peccato mortale
Ancora, Francesco ha denunciato il traffico della droga che distrugge tanti giovani. Ha così denunciato una volta ancora che al centro dell’economia ci siano i soldi e il potere invece dell’uomo, riferendosi in particolare alla piaga del lavoro nero, allo sfruttamento delle persone anche dei bambini:
“‘Ma Padre, questo sarà là, in quel continente lontano o in quel Paese lontano!’. Qui! Qui, in Europa! Qui! Qui, in Italia! Qui! Si sfruttano le persone quando vengono pagate in nero, quando ti fanno il contratto di lavoro da settembre a maggio, poi due mesi senza e così non c’è continuità, e poi ricomincia a settembre: questo si chiama distruzione, questo si chiama – noi cattolici lo chiamiamo peccato mortale, lo sfruttamento”.
Essere miti per contrastare la violenza anche delle parole
Francesco si è poi soffermato sul tema, spesso da lui sollevato, della tentazione delle chiacchiere, un vero e proprio “terrorismo” perché “distrugge la persona” ed ha incoraggiato i ragazzi a “mordersi la lingua” prima di sparlare degli altri. Al tempo stesso ha avvertito di guardarsi dalla violenza degli insulti che, ha notato, si vede a volte anche nei dibattiti politici. Di fronte a tutto questo, ha detto, è necessario un atteggiamento di mitezza:
“Essere miti, avere un atteggiamento di mitezza, non significa essere stupidi; significa dire le cose in pace, con tranquillità, senza ferire, cercare il modo di dirle che non ferisca. Ma la mitezza è una delle virtù che dobbiamo re-imparare, ritrovare nella nostra vita. E per questo aiuta tanto, nelle nostre conversazioni, non aggettivare la gente. No: lasciamo. Sempre con mitezza. Sempre con quell’atteggiamento mite che è contro la violenza”.
Il Papa che ha invitato i giovani a non rassegnarsi mai, a bandire la parola “rassegnazione”, ha quindi messo l’accento sulla necessità di ricostruire “il patto educativo” tra scuola e famiglia per promuovere il bene comune della società. Ha esortato i giovani ad impegnarsi in particolare nell’ascolto e gli insegnanti a dedicare tempo all’educazione della pace. “Noi – ha detto con amarezza – stiamo distruggendo il regalo più prezioso che ci ha dato Dio: il Creato”. Francesco ha denunciato i danni provocati dal consumismo che porta ad esperimenti su piante e animali, al sorgere di malattie rare, a tristi fenomeni come la “Terra dei fuochi” o l’inquinamento del Mar Mediterraneo. Infine, ha messo in guardia dal rischio di troppe parole e poco impegno dopo la Conferenza di Parigi sul cambiamento climatico.
Il servizio è di Alessandro Gisotti per la Radio Vaticana