R. – Abbiamo visto un numero incredibile di eventi, di significati e credo che il fatto che siano stati concentrati in un tempo così breve ci deve invitare, adesso, ad una riflessione tranquilla, in modo tale da poterli riassimilare nella loro ricchezza, perché se li teniamo tutti schiacciati insieme rischiamo magari di perderne molti aspetti. Quindi, certamente, c’è stato l’aspetto ecumenico dell’incontro con il Patriarca Bartolomeo, che era stato un po’ l’occasione di questo viaggio. Ma, sia le dimensioni dei rapporti con il mondo ebraico e con il mondo musulmano, sia le tematiche del clima di pace che si deve costruire e come, sono stati temi formidabili, su cui bisogna meditare a lungo per percepirne la ricchezza. Direi che abbiamo percepito che sono passati 50 anni da quel primo incontro (tra Paolo VI e Atenagora ndr). Non sono passati inutilmente dal punto di vista ecumenico, in particolare, i rapporti con l’ortodossia, ma con tutte le confessioni cristiane. Certamente, la celebrazione, pregando insieme nella Basilica del Santo Sepolcro, è stata un momento particolarmente intenso dal punto di vista spirituale. Un altro momento particolarmente intenso dal punto di vista spirituale, per quanto riguarda il pellegrinaggio del Papa nella Terra Santa, è stata anche la Messa conclusiva al Cenacolo: un luogo di fortissima ispirazione, luogo dell’Eucaristia, luogo della Pentecoste, della discesa dello Spirito… Quindi, non va perduto anche questo momento e questa dimensione spirituale che il Papa anche se con questi tempi così concentrati ha vissuto molto profondamente.
D. – Appendice del viaggio, come di ritorno da Rio, è stata la conferenza stampa in aereo. Ancora una volta ha colpito la libertà del Papa, che non teme alcuna questione, di affrontare alcuna questione…
R. – Sì. Io ne sono veramente colpito. Non solo non teme, ma vuole essere disponibile per affrontare ogni questione. Io ho cercato, anche nel viaggio di Rio, ma anche adesso, magari di limitare, di contenere il tempo e il numero delle domande, o anche orientare gli argomenti più verso il viaggio. Il Papa, no. E ha esplicitamente voluto una totale apertura, una totale disponibilità a rispondere a qualsiasi domanda gli fosse fatta. Ha anche voluto continuare a dare molto tempo a disposizione e sono stati proprio solo i limiti necessari di un viaggio che non era lunghissimo, come quello del ritorno dalla Terra Santa verso Roma, che hanno poi limitato il tempo che egli avrebbe ancora prolungato.
D. – Rispondendo a una domanda, Papa Francesco ha parlato dello statuto di Gerusalemme e ha ribadito la visione su questo della Chiesa cattolica…
R. – Sì, questo è un punto importante, perché c’è stata una domanda su questo tema in cui il Papa ha detto chiaramente che il problema da un punto di vista, diciamo così, politico, della sovranità territoriale sulla città, se deve essere capitale di uno Stato o di due, quali devono essere le frontiere, non è competenza della Santa Sede, ma deve essere risolto con dei negoziati bilaterali tra gli interessati, tra gli israeliani e i palestinesi, e deve tenere conto anche delle risoluzioni delle Nazioni Unite. Quindi questo aspetto non è di competenza del Papa, o della Santa Sede. Ma, la Santa Sede da molto tempo ha formulato una sua posizione sullo statuto, possiamo dire, particolare della Città Santa. Quindi alla Santa Sede interessa la dimensione religiosa della città, soprattutto la “Città vecchia”, che è quella dove si trovano i luoghi santi, che interessano sia i cristiani, ma anche gli ebrei e i musulmani del mondo intero. Quindi, per questa “Gerusalemme storica” e sacra, la Santa Sede desidera che non possa essere reclamata esclusivamente per se stessa da qualcuna delle parti, perché è un patrimonio che appartiene al mondo intero e perché i luoghi santi non sono dei musei o dei monumenti ma devono essere luoghi dove le comunità dei credenti possano anche essere presenti, vivere la loro fede. Per questo, la Santa Sede tradizionalmente parla di uno statuto speciale internazionalmente garantito che possa assicurare il carattere storico, materiale e religioso, dei luoghi santi. Come anche il libero accesso per i residenti e pellegrini, siano essi locali o provenienti dalle diverse parti del mondo.
D. – Hanno fatto già il giro del mondo le parole del Papa che paragona la pedofilia da parte di un membro del clero ad una messa nera. Lei come ha accolto queste parole?
R. – Il Papa ha detto delle cose importanti a proposito del tema della pedofilia su cui è stato nuovamente interrogato. Pedofilia, in particolare nel caso di persone con ministeri nella Chiesa cattolica, o responsabilità nella Chiesa cattolica. Anche se sappiamo che il problema è molto più ampio. Il Papa ha fatto questo paragone che è piuttosto originale. E’ un po’ la sua caratteristica, fare dei paragoni forti. Dal punto di vista della sacralità della vita umana, in particolare della vita degli innocenti, dei minori innocenti, che viene violata da questo crimine. Allora, la messa nera è il sacrilegio, è quando il Corpo di Cristo viene strumentalizzato per essere offeso e quindi è un crimine dal punto di vista della nostra fede, del nostro modo di vedere il Sacramento dell’Eucaristia: un crimine assolutamente gravissimo, proprio di spregio della dignità del Corpo di Cristo. Allora, il fatto di paragonare il crimine della pedofilia a questo è una condanna di una durezza incredibile, per un credente forse è la condanna più dura che si può dare perché dice: stiamo violando la carne di Cristo, stiamo violando una dignità che per noi è sacra, praticamente, che è quella dei bimbi innocenti. Allora, in questo senso è un paragone che dice una condanna fondamentale fortissima proprio da parte del Papa di questo tipo di crimine. Ma, nelle risposte che il Papa ha dato su questo tema ci sono altre due cose su cui volevo tornare. La prima notizia che il Papa ha dato è quella della sua decisione di incontrare prossimamente delle vittime di abusi sessuali. Ma su questa il Papa ha fatto – comprensibilmente – una piccola confusione di date, nel senso che lui ha parlato dei primi di giugno, mentre in realtà, se ho ben capito, la data non è ancora stata stabilita. E poi anche il Papa ha ribadito una volontà di intervento deciso, che non si fermi neanche di fronte alla dignità episcopale, qualora ci siano responsabilità gravi su cui bisogna intervenire. Il Papa non è entrato sul tema specifico delle responsabilità dei vescovi per omissione, però gli è ben presente anche il problema che le responsabilità di chi governa possono esservi anche per cose non fatte, non solo del male fatto personalmente. Questo è un problema che egli ha ben presente e su cui certo vale anche il principio che egli ha manifestato della responsabilità, di cui bisogna tenere conto. Però, non è entrato in questa dimensione specifica.
D. – Il Papa ha anche parlato della riforma della Curia, dello Ior. Una riforma, ha detto, che deve essere continua anche se si incontreranno problemi…
R. – Naturalmente, sappiamo che questo è un argomento su cui c’è una grande attenzione, continua. E il Papa ha detto, come aveva già anche altre volte, che una parte che è stata un po’ “anticipata” è quella che riguarda le questioni di carattere economico, perché si erano manifestate, diciamo così, all’attenzione pubblica e quindi bisognava intervenire con una certa urgenza o una certa priorità. Ha fatto anche riferimento al lavoro in corso presso lo Ior, con le diverse commissioni, e il fatto della precisazione dei conti, cioè di coloro che hanno un titolo attendibile per poter godere di questo servizio.
D. – Da ultimo , il Papa ha voluto precisare che il prossimo Sinodo sulla famiglia non è il “Sinodo sulla comunione o meno ai divorziati”. Anche qui Francesco ha invitato ad evitare le riduzioni casistiche…
R. – Sì, questo è stato un intervento molto importante. Infatti, il Papa ha parlato a lungo in risposta a questa domanda. Si vede che appunto si fa la preoccupazione che il Sinodo e il cammino del Sinodo venga conservato nella sua grande ampiezza pastorale. La tematica della famiglia, della sua missione, della testimonianza cristiana nella vita famigliare, è un tema enorme, un tema enorme, vitale e cruciale. Allora, il fatto di limitarsi a volte a toccare un punto – per quanto delicato, doloroso, importante, come quello della Comunione per i divorziati – rischia di limitare molto la prospettiva e l’attenzione. Mentre, è un grandissimo servizio per tutto il popolo cristiano e vorrei dire per l’umanità, il fatto di fare una grande riflessione sulla famiglia, sulla sua natura, su come conservarne e promuoverne i valori, per il servizio di tutti, dell’amore tra l’uomo e la donna, e così via. Quindi, al Papa sta a cuore che non ci siano riduzioni di orizzonte nel cammino sinodale, essendo il cammino sinodale lungo: adesso c’è il Sinodo di questo autunno, poi c’è quello dell’anno prossimo… E’ un lungo cammino. Conserviamo veramente la larghezza e l’importanza della problematica da affrontare senza ridurci a pensare che sia solo su un punto particolare, per quanto sensibile.
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