Le parole libere di Francesco nelle messe di Santa Marta, in vista del Giubileo

Francesco, da Papa, non ha voluto smettere di avere, come ogni buon parroco, la sua messa quotidiana del mattino con una breve omelia. Sono le ormai famose “messe di Santa Marta” che si celebrano, con la pausa dei mesi di luglio ed agosto, da lunedì al venerdì compresi. Sono invitate una cinquantina di persone. Venticinque sono persone qualsiasi delle parrocchie romane invitate a turno e le altre venticinque sono ospiti di passaggio, preti, vescovi e cardinali. Fin da subito il Papa ha chiesto di poter parlare liberamente, a braccio. Per questo non esistono versioni ufficiali, integrali, delle omelie di Santa Marta. Ogni mattina, la Sala stampa diffonde una versione della predica redatta con le parole del Papa, anche se non sono tutte le parole del Papa.

Così il Papa può, più tranquillamente, parlare di ciò che gli sta a cuore. Posso giurare che adesso gli sta a cuore il Giubileo, che ha un profondo senso, oltre che di misericordia, anche di gratuità, di abbandono in Dio, di ritorno alla povertà e alla semplicità.

Nelle origini dell’Antico Testamento il Giubileo portava con sé la liberazione e quindi, poiché la schiavitù più frequente era quella dei debiti che bisognava risarcire dando terreni e case, la legge stabiliva che tutte le case acquistate dopo l’ultimo Giubileo tornassero senza indennizzo al primo proprietario e che gli schiavi fossero liberati. Proprio così: tutte le case.

Forse quindi, non bisogna essere dei dietrologi per immaginare quali pensieri abitassero questa mattina il cuore del Papa quando ha detto che “nella Chiesa c’è chi invece di servire, di pensare agli altri, di gettare le basi, si servedella Chiesa: gli arrampicatori, gli attaccati ai soldi. E quanti sacerdoti, vescovi abbiamo visto così. È triste dirlo, no?”. Sì, è triste. E, diciamola tutta, fa un po’anche arrabbiare. Soprattutto chi non arriva a fine mese e paragona le proprie metrature a quelli di cui si parla in questi giorni.

Ma quelli del Papa non sono solo pensieri perché tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. E il mare non lo attraversi con una lezione orale di nuoto: allora le parole non servono, servono le bracciate. Lo ha detto al giornale di strada olandese Straatnieuws che, sempre a proposito di soldi e di povertà – cioè, in ultima analisi, di Giubileo – gli chiede se lui non dovrebbe fare come l’omonimo Francesco e vendere i tesori della chiesa. Risponde che vende tutto quello che si può vendere. Tutto. Regali, doni vari, macchine. La statua della Pietà, no, perché è già di tutti. “Se io domani dico che la Pietà di Michelangelo venga messa all’asta, non si può fare, perché non è proprietà della Chiesa. Sta in una chiesa, ma è dell’umanità.
Quindi vendo tutto quello che posso e quello che non posso non lo vendo perché è già di tutti. È dell’umanità”. Come si testimonia quello in cui si crede? Senza illusioni ma con un sano realismo di chi non vuole sconfiggere la povertà ma sconfiggere la povertà possibile. Sconfiggere la povertà con la propria ricchezza. Altro che metrature.

Di Don Mauro Leonardi

Articolo tratto da L’Huffingtonpost


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