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Le parole usate in Iraq da Papa Francesco, (anche nell’Angelus), questa domenica: perdono, coraggio, fraternità

Francesco a Qaraqosh: abbiate capacità di perdonare e coraggio di lottare

I cristiani della città martire della Piana di Ninive abbracciano il Papa che incoraggia il popolo alla ricostruzione, a non arrendersi e a non perdere mai la speranza. Francesco che dalla cattedrale dell’Immacolata Concezione recita l’Angelus, pronuncia parole di conforto: anche di fronte alla devastazione con gli occhi della fede si vede il trionfo della vita sulla morte

Francesca Sabatinelli – Città del Vaticano

Terrorismo e morte non hanno mai l’ultima parola. Il messaggio del riscatto e della speranza Papa Francesco lo lancia da Qaraqosh, chiamata Baghdede. Era qui, nella Piana di Ninive, a pochi chilometri da Mosul, che un tempo viveva la comunità cristiana più grande del Paese, prima che la devastasse la furia dello Stato islamico, che la occupò la notte del 7 agosto del 2014, distruggendo case e chiese, costringendo 120mila cristiani alla fuga e molti di loro ad una vita da sfollati nel Kurdistan iracheno.Da questa città, simbolo del martirio dei cristiani del terzo millennio, dalla cattedrale dell’Immacolata Concezione, ora ricostruita ma per tre anni poligono di tiro dei miliziani e che in parte mostra ancora le testimonianze della violenza dell’Is,  Francesco, pronunciando anche l’Angelus, ribadisce il “trionfo della vita sulla morte”

Questo nostro incontro dimostra che il terrorismo e la morte non hanno mai l’ultima parolaL’ultima parola appartiene a Dio e al suo figlio vincitore del peccato e della morte. Anche in mezzo alle devastazioni del terrorismo e della guerra, possiamo vedere, con gli occhi della fede, il trionfo della vita sulla morte

E’ ora di ricostruire, la Chiesa è vicina ai cristiani

Lo sguardo di Francesco passa dalla gente di questa città, che lo ha atteso con tanta speranza, che è testimone della “diversità culturale e religiosa” e di una bellezza che risplende “per la varietà e le differenze”, ai segni della distruzione, “della violenza, dell’odio e della guerra”. Tanto è stato distrutto e tanto deve essere ricostruito, avverte il Papa, che incita il popolo a seguire l’esempio di chi in precedenza in quel luogo, ha “adorato e lodato Dio”, di chi ha perseverato “con ferma speranza” nel cammino terreno, lasciando una grande eredità spirituale:

Abbracciate questa eredità! Questa eredità è la vostra forza! Adesso è il momento di ricostruire e ricominciare, affidandosi alla grazia di Dio, che guida le sorti di ogni uomo e di tutti i popoli. Non siete soli! La Chiesa intera vi è vicina, con la preghiera e la carità concreta. E in questa regione tanti vi hanno aperto le porte nel momento del bisogno.

L’incontro del Papa con Doha Sabah Abdallah

Continuare a sognare, mai perdere fede e speranza

Questo è il momento di risanare gli edifici e i legami che uniscono tutti, sollecita il Papa, poiché l’unione degli anziani e dei giovani preserva il futuro, attraverso l’eredità della terra, della cultura e della tradizione, ma soprattutto della fede:

Vi incoraggio a non dimenticare chi siete e da dove venite! A custodire i legami che vi tengono insieme, a custodire le vostre radici! Sicuramente ci sono momenti in cui la fede può vacillare, quando sembra che Dio non veda e non agisca. Questo per voi era vero nei giorni più bui della guerra, ed è vero anche in questi giorni di crisi sanitaria globale e di grande insicurezza. In questi momenti, ricordate che Gesù è al vostro fianco. Non smettete di sognare! Non arrendetevi, non perdete la speranza.

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