(1/2) Le perle di San Giovanni Paolo II

[box]Novantacinque anni (18 maggio 1920) fa nasceva a Wadowice, Karol Wojtyla, il santo Giovanni Paolo II. Per ricordarlo vi proponiamo una serie di articoli curati da Alessandro Ginotta per Papaboys 3.0. Leggendoli potremo riassaporare momenti unici della vita del Santo. Buona lettura e… San Giovanni Paolo II prega per noi![/box]

“Santo Subito”: sono le parole che eccheggiavano in piazza San Pietro fin dalla serata del 2 aprile 2005,  il giorno in cui Giovanni Paolo II ci ha lasciati. Ascoltando e rileggendo le testimonianze di chi più gli fu vicino ci possiamo rendere conto però che l’intera vita di Karol Wojtyla, fin dalla gioventù ed anche dall’infanzia, è stata permeata da un costante anelito di santità. Il Cardinale Camillo Ruini racconta che “Giovanni Paolo II, fin da ragazzo, era un uomo di profondissima preghiera”. Quando ancora il giovane Karol Wojtyla frequentava il seminario a Cracovia, i suoi stessi compagni rimasero molto colpiti dalla sua profonda spiritualità, tant’è che sulla porta della sua cameretta scrissero: “futuro santo”. “Mi ha molto colpito – prosegue il Cardinal Ruini – il fatto che tutte le sue decisioni nella sua vita concreta erano prese alla luce del suo rapporto con Dio, e questo rapporto gli dava una fiducia enorme e un coraggio enorme”. 

Joaquín Navarro-Valls, direttore della Sala Stampa vaticana dal 1984 al 2006, in un’intervista rilasciata alla Radio Vaticana ha recentemente dichiarato: “già dai primi tempi, quando gli stavo vicino e lavoravo con lui e le prime volte che l’ho visto semplicemente pregare. In qui momenti ho avuto la certezza di questo: quest’uomo è un santo; ha un’intimità con Dio che è così evidente che questo corrisponde alla caratteristica della santità secondo i criteri della Chiesa Cattolica”. Navarro-Valls ebbe la fortuna di seguire Giovanni Paolo II da una posizione privilegiata. In un’intervista rilasciata a Repubblica racconta il suo primo incontro con Karol Wojtyla: “Ero seduto seduto accanto a Gianni Agnelli, nella sede della Stampa estera. La segretaria mi portò un bigliettino scritto a mano: – il Papa la vorrebbe vedere a pranzo – È uno scherzo. E quando sarebbe? Subito, tra un’ora”. Di lì ad un’ora Navarro Valls sarebbe stato proiettato in un’avventura che durò ventidue anni.


Karol Wojtyla sapeva anche sorridere. Quando era arcivescovo a Cracovia un giorno fu intervistato da un giornalista, il quale gli chiese se per un porporato non fosse poco decoroso sciare. “Ma da noi è normale – replicò Wojtyla con molto spirito – la metà dei cardinali polacchi scia!”. Era vero: all’epoca in Polonia c’erano solo due cardinali: lui e Wyszynski.

Giovanni Paolo II fu, anche se inconsapevolmente, colui che iniziò quella che ormai è una consolidata consuetudine dei Pontefici di concedere interviste ai giornalisti durante i voli intercontinentali. “Tutto iniziò racconta il Cardinale Stanislao Dziwisz, allora giovane segretario di Giovanni Paolo II – durante il primo viaggio apostolico di Papa Wojtyla: era il 25 gennaio 1979,  ci trovavamo sull’aereo in viaggio verso il Messico quando il Santo Padre, pensando che fosse la cosa più naturale del mondo, si alzò dalla sua poltrona per affacciarsi nella cabina dei giornalisti, salutarli e ringraziarli per il lavoro che avrebbero svolto. Quando cominciò ad avviarsi verso la classe economica – prosegue il Cardinale Dziwisz – pensava che tutto sarebbe finitò lì, con un saluto, un ringraziamento. Mai e poi mai avrebbe immaginato quel che sarebbe successo. Un giornalista, rompendo gli accordi, gli rivolse una domanda. E lui, come se fosse la cosa più naturale del mondo, gli rispose direttamente. Qualcosa di assolutamente inedito: il Capo della Chiesa che si faceva intervistare a diecimila metri di altezza”.

Fin qui abbiamo incontrato un Giovanni Paolo II dedito alla preghiera, capace di dialogare e scherzare con la stampa, ma Karol Wojtyla era riuscito anche a costruire degli splendidi rapporti di amicizia. Navarro-Valls racconta due episodi collegati tra loro dai quali emerge un profondo legame tra il Papa Giovanni Paolo II ed il Presidente della Repubblica Sandro Pertini: “Nel giorno dell’attentato a Giovanni Paolo II, Pertini si fece portare all’ospedale Gemelli e restò in attesa dell’esito dell’intervento, come un parente prossimo, tempestando di domande medici e infermieri, lui che non era credente. Restò fino alle rassicurazioni dell’équipe dei chirurghi. Soltanto dopo cinque ore tornò al Quirinale. Giovanni Paolo II – prosegue Navarro Valls – provò a ricambiare il gesto. Quando seppe che l’ex presidente stava morendo, nel 1990, il Papa andò discretamente nell’ospedale dove era ricoverato. Chiese di vederlo, di parlargli per un’ultima volta perché lui sapeva che Pertini lo avrebbe voluto salutare. Non lo lasciarono entrare nella stanza dell’amico. Quando il Papa si sentì negare il permesso, chiese soltanto che gli portassero una sedia. Se la fece sistemare nel corridoio sul quale dava la stanza del Presidente e rimase a pregare in silenzio e in solitudine, per il vecchio amico che se ne stava andando. Dopo parecchio tempo si alzò e disse che tutto era già fatto. E, altrettanto discretamente, tornò in Vaticano. Non volle dare nessuna pubblicità alla cosa”.

Di Alessandro Ginotta

[box]Leggi anche: Le Perle di San Giovanni Paolo II (2/2)[/box]

[box]Leggi anche: Le Radici dell’esperienza Mariana di San Giovanni Paolo II[/box]

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