Che cosa è accaduto nella notte di Betlemme? Che cosa si è reso presente, ancora una volta, questa notte? Ecco: un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento. Allora Giuseppe salì con Maria dalla Galilea alla città chiamata Betlemme, poiché era della casa di Davide. Mentre si trovavano in quel luogo si compirono per Maria i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo.
Con Maria contempliamo il volto di Cristo: in quel Bimbo, avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia, è Dio che viene a visitarci per guidare i nostri passi sulla via della pace. Maria lo contempla, lo accarezza e lo riscalda, interrogandosi sul senso dei prodigi che avvolgono il mistero del Natale.
Cristo è nato per noi, venite, adoriamo! Veniamo a Te, in questo giorno solenne, dolce Bambino di Betlemme, che nascendo hai nascosto la tua divinità per condividere la nostra fragile natura umana. Illuminati dalla fede Ti riconosciamo come vero Dio incarnato per nostro amore. Tu sei l’unico Redentore dell’uomo!
Dobbiamo meditare attentamente sul perché Gesù si è incarnato: è importante che ciò sia sempre presente al nostro spirito se vogliamo che il Natale non si riduca a festa solamente sentimentale o consumistica, ricca di regali e di auguri, ma povera di autentica fede cristiana. Il Natale, infatti, ci fa riflettere, da una parte, sulla drammaticità della storia umana, nella quale gli uomini, feriti dal peccato, sono perennemente alla ricerca di verità, di perdono, di misericordia, di redenzione, e, dall’altra, sulla bontà di Dio, che è venuto incontro all’uomo per comunicargli direttamente la Verità che salva e per renderlo partecipe della sua amicizia e della sua vita.
È disceso dal cielo il Salvatore del mondo. Rallegriamoci! Quest’annuncio, pervaso di gaudio profondo, è risuonato nella notte di Betlemme. Quest’oggi lo rinnova la Chiesa con gioia immutata: è nato per noi il Salvatore! Un’onda di tenerezza e di speranza ci riempie l’animo, insieme a un prepotente bisogno di intimità e di pace.
È Natale: festa dell’accoglienza e dell’amore!
Fratelli e sorelle di ogni parte della terra! Se Dio ci ha tanto amati da farsi uomo con noi come potremo non amarci a vicenda, fino a condividere con gli altri ciò che a ciascuno è dato per la gioia di tutti? Solo l’amore che si fa dono può trasformare la faccia del nostro pianeta, volgendo le menti e i cuori a pensieri di fraternità e di pace.
Il Bimbo divino nato a Betlemme reca in dono nelle sue piccole mani il segreto della pace per l’umanità. Egli è il Principe della pace! Ecco il lieto annuncio, risonato quella notte a Betlemme, e che voglio ripetere al mondo in questo giorno benedetto.
Il Mistero della notte di Betlemme dura senza intervallo. Esso riempie la storia del mondo e si ferma alla soglia di ogni cuore umano. Ogni uomo, cittadino di Betlemme, ha potuto ieri sera guardare Giuseppe e Maria e dire: non c’è posto, non posso accogliervi. E ogni uomo di tutte le epoche può dire al Verbo, che si è fatto carne: non ti accolgo non c’è posto.
Il Natale è la festa dell’Amore divino: per amore Egli ci ha creati, per amore ci ha redenti in Cristo e ci attende nel suo regno.
La festa del Natale dà un senso cristiano al succedersi degli eventi e agli umani sentimenti, progetti, speranze, e consente di rintracciare in questo ritmico e apparentemente meccanico scorrere del tempo, non soltanto le linee di tendenza di un umano peregrinare, ma anche i segni, le prove e gli appelli della Provvidenza e Bontà divina.
La nascita dell’Emmanuele è avvenuta nel segno della solitudine e della povertà, giacché la potenza di Dio si è spogliata e si è umiliata nella condizione di servo. Nel mistero del Natale trovano, perciò, il loro posto i poveri di tutte le antiche e nuove denominazioni: coloro che soffrono la fame e ne muoiono, gli emarginati, i diseredati, i rifugiati, le vittime degli odi, delle guerre, dei cataclismi ecologici.
Natale è la festa dell’uomo. Nasce l’Uomo. Uno dei miliardi di uomini che sono nati, nascono e nasceranno sulla terra. L’uomo, un elemento componente della grande statistica. Non a caso Gesù è venuto al mondo nel periodo del censimento; quando un imperatore romano voleva sapere quanti sudditi contasse il suo paese. L’uomo, oggetto del calcolo, considerato sotto la categoria della quantità; uno fra miliardi. E nello stesso tempo, uno, unico e irripetibile. Se noi celebriamo così solennemente la nascita di Gesù, lo facciamo per testimoniare che ogni uomo è qualcuno, unico e irripetibile. Se le nostre statistiche umane, le catalogazioni umane, gli umani sistemi politici, economici e sociali, le semplici umane possibilità non riescono ad assicurare all’uomo che egli possa nascere, esistere e operare come un unico e irripetibile, allora tutto ciò glielo assicura Iddio. Per lui e di fronte a lui, l’uomo è sempre unico e irripetibile; qualcuno eternamente ideato ed eternamente prescelto; qualcuno chiamato e denominato con il proprio nome.
Non possiamo pertanto trasformare e avvilire il Natale in una festività di inutile spreco, in una manifestazione all’insegna del facile consumismo: il Natale è la festa dell’Umiltà, della Povertà, della Spogliazione, dell’Abbassamento del Figlio di Dio, che viene a donarci il suo infinito Amore.
Oggi è il giorno del Natale del Signore! Il Padre ci ha donato il suo Figlio: per questo ineffabile dono siamo pieni di gioia.
Oggi, giorno di gioia, risuona per gli abitanti del mondo intero il lieto annuncio della nascita del Figlio di Dio: Natale è mistero di grazia da contemplare; Natale è evento straordinario da condividere.
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