Le spoglie di San Pio da Pietrelcina e San Leopoldo Mandić hanno lasciato il Vaticano per tornare rispettivamente a San Giovanni Rotondo e Padova. Stamane la Messa di congedo presieduta nella Basilica di San Pietro da mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.
La vita di Padre Leopoldo nel silenzio di un confessionale
Tanti i fedeli che hanno voluto dare l’ultimo saluto ai due Santi della misericordia. Mons. Fisichella, ha tratteggiato la figura dei due Cappuccini commentando il Vangelo del giorno in cui Gesù invita i discepoli a seguirlo, rinnegando se stessi, portando la propria croce:
“Padre Leopoldo – lo sappiamo – nella sua vita voleva essere missionario, soprattutto tra i popoli slavi, per ricondurli all’unità. Voleva essere un predicatore e il Signore gli ha chiesto di rinunciare. La sua vita si è svolta nel silenzio di un piccolo confessionale: un confessionale che neppure il bombardamento del suo convento ha potuto distruggere. Sotto il bombardamento della guerra quel convento è stato distrutto; l’unica cosa che è rimasta in piedi, il confessionale di padre Leopoldo: quello è il segno di una chiamata che è stato capace seguire fedelmente ogni giorno, ogni giorno!”.
Padre Pio: la Croce è pegno di amore
Qui – ha proseguito mons. Fisichella – è “la drammaticità della nostra vita”, ogni giorno fare nostra la Croce di Gesù:
“E qui padre Pio ci è più che mai di esempio. Scriveva: ‘So benissimo che la Croce è pegno di amore, la Croce è caparra di perdono’. E l’amore che non è alimentato e nutrito dalla Croce non è vero amore. Si riduce a un fuoco di paglia. E la sua vocazione è stata quella di portare, impresso nel suo corpo, la Passione stessa di Gesù. Mai come per lui – e prima di lui San Francesco – potevano essere valide queste parole dell’Apostolo Paolo: ‘Portiamo sempre nel nostro corpo la morte di Gesù; perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne, di modo che in noi opera la morte, ma in voi la vita’”.
Il Ministero della Riconciliazione che “questi due frati cappuccini hanno svolto intensamente ogni giorno per tutta la loro vita – ha concluso mons. Fisichella – non è altro che portare in sé la morte, perché in noi ci potesse essere la vita del perdono e la vita nuova della riconciliazione con il Signore Gesù”.
di Sergio Centofanti per la Radio Vaticana
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