La religiosa viene dalla Slesia e ha conosciuto la fame e la sofferenza della guerra. Dall’esempio di una zia suora nasce una chiamata, una vocazione che nel tempo si è trasformata in cammini diversi e sempre stimolanti. Oggi, in pensione, aiuta i sieropositivi e coloro che hanno contratto l’Hiv: “Per tutti i doni che mi ha dato, posso sempre e solo ringraziare il Signore”.
Taipei (AsiaNews) – Di origine tedesca, suor Marianeldis Loewe lavora da 15 anni con l’Associazione Lourdes di Taiwan (Taiwan Lourdes Association). È una persona molto grintosa, che non si fa problemi a dire quello che pensa. Proprio questa sua forza testimonia il coraggio che è frutto di una vita di sofferenze e di contatto con gli emarginati. Per capire qual è il suo segreto, nella lotta dei diritti degli emarginati, bisogna partire dalla sua vita.
“Sono nata nella Slesia 84 anni fa, nel 1931, in un villaggio che ora fa parte della Polonia. Io sono la secondogenita nella mia famiglia, ho un fratello maggiore e due sorelle più giovani. Mio padre è stato prigioniero di guerra dei russi per quattro anni, mia mamma con quattro figli ha dovuto scappare e rifugiarsi in Baviera per poter sopravvivere”.
Poi arriva l’aiuto di una sorella maggiore del padre, una suora, che “ci ha chiamato dal suo convento nel nord della Germania Occidentale, per poterci offrire una casa e assistenza, dopo la guerra. Erano gli anni della ricostruzione. Dopo un periodo di miseria, la famiglia si è così riunita. Mio papà, che ormai davamo per disperso in guerra, è tornato con la famiglia e abbiamo ricominciato un’esistenza normale”.
Da che cosa e’ nata la sua vocazione religiosa? “L’esempio di mia zia è stato fondamentale. Quando vivevamo in Baviera e lei ci ha individuati, ci ha invitati ad andare el nord, ma noi non avevamo nemmeno i soldi per un biglietto di andata, figurarsi per 5 biglietti. È stata la sua persistenza, non si è arresa, ha fatto girare la voce e hanno raccolto i soldi. Sono venuti a dirci che c’erano cinque posti a disposizione, già pagati sul treno per il nord della Germania. Io avevo 17 anni. Quando ho conosciuto mia zia, suora delle Missionarie serve dello Spirito Santo (Missionary Sisters Servants of the Holy Spirit), ho maturato la mia vocazione alla vita religiosa. Lei non mi ha mai detto nulla, io un giorno ho espresso il mio desiderio e lei ha semplicemente risposto: ‘Vedendoti, lo avevo a poco a poco intuito’. Tutte le sofferenze che abbiamo sopportato a causa della guerra hanno segnato la mia vocazione. Mi sentivo chiamata a servire i poveri e i malati”.
“Nel 1962 sono stata inviata a Taiwan. Siamo salpate da Napoli, abbiamo fatto scalo a Hong Kong e poi siamo arrivate su questa isola dove sono rimasta fino a oggi. La prima missione è stata a Hsinchu, ad un’ora da Taipei, dove ho lavorato con i poveri della periferia della città. C’erano molti anziani, soprattutto ammalati, soli. Io avevo una formazione da infermiera e mi sono sentita molto coinvolta e molto adatta a stare con loro. Poi sono stata inviata a Geelong, dove ho continuato il lavoro per gli emarginati. Non facevano proselitismo, ma ricordo che molti ammalati letteralmente si attaccavano alla croce che porto appesa al collo: ‘Ho bisogno di Gesù, ho bisogno della sua forza!’ molti ripetevano. E chiedevano il battesimo”.
Poi arriva una “seconda missione”, quella che “mi è costata più fatica ad accettare. Ovvero diventare responsabile del dormitorio per giovani studenti dell’università cattolica Fujen. Ci ho pensato tre mesi, da quando la superiora mi ha chiamato per propormelo. Non mi sentivo chiamata a quello: erano 650 giovani universitarie nel dormitorio, avevano bisogno di assistenza materiale, morale e spirituale. La superiora mi ha convinto: all’inizio l’ho trovato molto impegnativo, poi ho scoperto che queste ragazze avevano semplicemente bisogno di una persona su cui contare, da cui essere incoraggiate. È stato molto importante stare con loro, condividerne la crescita.
In quegli anni Taiwan è cambiata: da una società povera si è trasformata in una società industriale e tecnologica. E in questa trasformazione “altri problemi sono venuti alla luce. La diffusione del virus Hiv è stato uno di questi. I pregiudizi all’interno della comunità ecclesiale all’inizio erano molto forti. Ma abbiamo delle guide intelligenti, grazie a Dio. Uno di questi è l’arcivescovo di Taipei, Mons. John Hung Shan-chuan che appartiene alla congregazione della Società del Verbo Divino (SVD), il cui fondatore, Arnold Janssen, era stato anche il fondatore della nostra congregazione femminile, le suore Missionarie serve dello Spirito Santo. Proprio da una omelia dell’allora futuro arcivescovo, mi è nata questa ‘terza missione’ quella per i malati di Aids e per i sieropositivi”.
L’associazione Lourdes di Taiwan, che si occupa dei malati di Aids, “è una cosa fantastica, riesce ad andare a trovare chi è più emarginato. Sono contentissima per il fatto che dopo essere andata in pensione ho la possibilità di partecipare a questo servizio. Io sono anziana e offro la mia presenza, questo è ciò che mi chiedono, perché spesso c’è più bisogno di appoggio morale che di aiuto materiale, soprattutto quando si lavora in un contesto in cui le persone sono vittime dei giudizi dei cosiddetti benpensanti”.
Io, conclude la religiosa, “ripeto sempre che Dio non ti giudica, ti dà sempre il suo aiuto, poi alla fine sei tu stesso a giudicarti. Inoltre un altro punto su cui insistiamo, per chi non riesce a perdonarsi (e questo è un problema più diffuso di quello che sembra) è che ognuno ha una parte definitivamente buona dentro di sé. Dal sapersi accogliere nasce l’accoglienza per gli altri. Questa è la chiave della nostra missione, quello che ho sentito da quando ero bambina, da quando ho dovuto scappare con la mia famiglia a causa della guerra. E per tutti i doni che mi ha dato, ringrazio il Signore!”.
A cura di Redazione Papaboys fonte: AsiaNews