San Ioannes Paulus PP. II

Le ultime parole e la morte di Giovanni Paolo II: era il 2 aprile del 2005. ‘Vi ringrazio!’ E andò da Gesù

Non volevamo crederci, non ci sembrava possibile. Eppure era arrivato a spegnersi come una candela, mese dopo mese, giorno dopo giorno, minuto dopo minuto.

Fino al ‘Fiat’ definitivo che lo portava tra le braccia del Padre celeste. Ma l’ultimo pensiero fu rivolto a tutti noi, i giovani che eravamo nella piazza (San Pietro ndr) per stare con lui fino all’ultimo istante. E’ morto il Papa! Non pensavamo che fosse possibile ma… oggi, caro Karol, sei ancora con noi! E noi siamo ancora qui.

CI CHIAMIAMO PAPABOYS PER LUI!

Per questo motivo, cari fratellini e sorelline, ci chiamiamo ‘Papaboys’ cioè ‘i giovani del Papa’:  è un nome che hanno ‘inventato’ i media, i giornalisti italiani ed internazionali nei giorni della Giornata Mondiale dei Giovani di Tor Vergata : non ho mai capito bene se era un ‘dispregiativo‘ o un tentativo di rinchiudere in una sola parola quella immensa massa di giovani innamorati non di Giovanni Paolo II, ma del Signore, che stavano percorrendo, come mai nella storia, le strade di questa città, dove 2000 anni fa uno dei migliori amici di Gesù, Pietro

, ha fondato sulla roccia il corpo mistico e vivente proprio del Cristo.

Giovanni Paolo II disse a noi giovani: Vi ringrazio. Quelle sue ultime parole. E poi chiuse gli occhi

Sapendo che per lui si stava approssimando il tempo di passare all’eternità, d’accordo con i medici aveva deciso di non recarsi all’ospedale ma di rimanere in Vaticano, dove aveva assicurate le indispensabili cure mediche. Voleva soffrire e morire a casa sua, ri­manendo presso la tomba dell’apostolo Pietro.



L’ultimo giorno della sua vita – sabato 2 aprile – si congedò dai suoi più stretti collaboratori della Curia ro­mana. Presso il suo capezzale continuava la preghie­ra, a cui partecipava, nonostante la febbre alta e un’estrema debolezza. Nel pomeriggio, a un certo mo­mento disse: «Lasciatemi andare alla casa del Padre». Verso le ore 17 furono recitati i primi Vespri della se­conda domenica di Pasqua, cioè della domenica della Divina Misericordia. Le letture parlavano della tomba vuota e della Risurrezione di Cristo, ritornava la paro­la: «Alleluia». Al termine fu recitato l’inno Magnifi­cat e la Salve Regina. Il Santo Padre più volte abbrac­ciò con lo sguardo i presenti del suo più stretto ambien­te e i medici che vegliavano accanto a lui. Dalla piaz­za San Pietro, dove si erano radunate migliaia di fede­li, specialmente di giovani, giungevano le grida: «Gio­vanni Paolo II» e «Viva il Papa!». Udiva quelle paro­le. Sulla parete di fronte al letto del Santo Padre era ap­pesa in un quadro l’immagine di Cristo sofferente, le­gato con le corde: l’Ecce Homo, che con lo sguardo egli fissava continuamente durante la sua malattia. Gli oc­chi del Papa che si stavano spegnendo si posavano an­che sull’immagine della Madonna di Czestochowa. Su un tavolino, la foto dei suoi genitori.



Verso le ore 20.00, accanto al letto del Papa mo­rente, monsignor Stanislaw Dziwisz presiedette la celebrazione della santa Messa della domenica della Di­vina Misericordia. Concelebrarono: il cardinale Marian Jaworski, monsignor Stanislaw Rylko, monsignor Mieczyslaw Mokrzycki e padre Tadeusz Styczen. Al­l’Eucaristia parteciparono il dottor Renato Buzzonetti, i suoi collaboratori e le suore Ancelle del Sacro Cuore della Casa Pontificia.


Le parole del Vangelo di san Giovanni risuonaro­no in modo commovente: «Venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”», come anche le parole della preghiera universale: «Signore Gesù, vie­ni per farci udire quella Tua promessa fatta nel cena­colo: “Pace a voi!”. In questo momento abbiamo tan­to bisogno della Tua presenza».
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IL PAPA DEI GIOVANI E DELLA FAMIGLIA


Prima dell’offertorio il cardinale Marian Jaworski amministrò ancora una volta al Santo Padre l’Unzio­ne degli Infermi, e durante la Comunione monsignor Dziwisz gli diede il Sangue Santissimo come Viati­co, conforto sul cammino verso la vita eterna. Dopo qualche tempo le forze cominciarono ad abbandona­re il Santo Padre. Nella mano gli era stata posta una candela benedetta accesa. Alle ore 21.37 Giovanni Paolo II lasciò questa terra. I presenti cantarono il Te Deum. Con le lacrime agli occhi rendevano grazie a Dio per il dono della persona del Santo Padre e per il suo grande pontificato.

Brano tratto dal libro Lasciatemi andare, La forza nella debolezza di Giovanni Paolo II, edizioni San Paolo.

AVEVA PORTATO LA CHIESA NEL TERZO MILLENNIO

A cura di Francesco Rossi per la Redazione

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