Giuseppe rientra e annuncia a Maria che per ordine dell’imperatore Augusto era stato disposto un censimento di tutta la popolazione dell’impero romano; dato che bisognava farsi censire nella città natale, bisognava partire subito per Betlemme. Maria attendeva per i prossimi giorni il parto, per cui quest’ordine per lei era duro da accettare. Tuttavia disse che non restava altro da fare che obbedire. Giuseppe temeva che il viaggio fosse troppo pesante per Maria e propose di viaggiare da solo. Maria però gli rispose che Dio avrebbe aiutato e che era bene obbedire alle autorità. Così si prepararono per il viaggio.
Come animale da trasporto e insieme come cavalcatura presero un’asina, per poterne usare il latte. Fu caricata la tenda grigia e sopra di questa una coperta grigia di lana. Il resto del bagaglio fu appeso ai fianchi dell’asina, a sinistra un pacco contenente una coperta di lana per Giuseppe, dentro la quale erano custoditi pane, frutta e un vestito caldo per lui. A destra c’erano due pacchi: quello davanti, più piccolo, consisteva di una semplice coperta di lana che poteva all’occorrenza essere tagliata per farne dei pannolini; dentro a questa coperta c’erano le camicine e i pannolini per il bambino che doveva nascere. L’altro pacco conteneva un abito caldo per Maria e altro cibo. A questo pacco erano fissati orizzontalmente i tre pali della tenda.
La partenza avvenne verso le sei del mattino. Maria si sedette sull’asina, con i piedi verso sinistra, Giuseppe camminava davanti a sinistra accanto all’animale che era legato a briglie di pelle. Nella mano sinistra Giuseppe aveva un bastone da viaggio, nella destra le briglie. Indossava una veste di colore giallo scuro e un mantello marrone. Maria indossava un caldo mantello grigio scuro, veste marrone rossiccio e scialle giallo di lana sotto al mantello. Il tempo era piuttosto freddo e piovoso, le strade sdrucciolevoli e fangose. Il viaggio in quella prima giornata fu buono, però non riuscirono a trovare una locanda per pernottare; così la sera montarono la tenda all’aperto in una zona deserta presso alcuni alberi e dormirono sulle coperte che avevano portato con sé. L’asina fu legata a un albero.
Al mattino dopo Maria e Giuseppe si misero in viaggio alle 5 e mezzo circa. Procedettero senza fermarsi fino a mezzogiorno, e per risparmiare l’asina Maria ogni tanto faceva dei tratti a piedi. Verso mezzogiorno Maria si sentì stanca e vedendo in lontananza una casa ringraziarono Dio e vi si diressero. Qui viveva una coppia di sposi piuttosto anziani, con un ragazzo e una ragazza. Giuseppe entrò nella casetta e chiese aiuto per le cose indispensabili. L’uomo uscì, andò incontro a Maria e la pregò di entrare. Prima non si erano mai conosciuti. Vedendo Maria in avanzato stato di gravidanza e molto pallida – in genere però il suo aspetto era forte e sano – i due sposi offrirono a, lei e Giuseppe il loro pranzo caldo. Il Salvatore in seguito li ricompensò. I due vecchi morirono essendo ancora pagani, però molto buoni. I due ragazzi divennero cristiani. Prima sentirono le prediche di Giovanni Battista e il fratello si fece battezzare da lui. Poi segui il Salvatore e fu tra i primi settantadue discepoli; la sorella si occupò della casa e appunto mentre stava togliendo dall’abitazione tutto ciò che era pagano e in particolare voleva levare dal tetto l’immagine di un idolo, arrivarono i suoi parenti e la fecero precipitare dal tetto facendola morire.
La seconda notte Giuseppe e Maria la passarono in una piccola locanda dove dovettero pagare per l’alloggio. Dormirono molto bene e presero forza per la successiva giornata di viaggio.
Alle sei Maria e Giuseppe si misero di nuovo in viaggio. Dopo mezzogiorno l’asina camminava con molta fatica e in una piccola località ottennero gratuitamente del cibo per lei. Il tempo era piovoso e freddo. Verso sera erano alle porte di Betlemme: Maria scese dall’asina davanti alla porta settentrionale e poi entrò seguendo Giuseppe.
Betlemme contava allora circa mille e cento abitanti. Le case, come a Gerusalemme, avevano il tetto piatto. Avevano finestre quadrate, piccole, o anche rotonde, senza vetri, con inferriate di legno e tende. Per la strada erano già accesi dei fuochi. Le strade erano lastricate con grandi pietre e quindi scivolose. Giuseppe entrò in una casa a destra della strada, mentre Maria teneva stretta l’asina. Ben presto Giuseppe uscì, e con espressione triste comunicò a Maria che qui non potevano pernottare. Proseguirono e Giuseppe chiese alloggio in una locanda poco oltre, una casa grande e lunga. Gli fu detto che non c’era più posto. Turbato, tornò da Maria che cercò di consolarlo. Cercarono poi, senza successo, in altre case, in particolare in una casa a sinistra della strada, quella dove Giuseppe era nato e dove doveva farsi censire. C’era molta gente, per cui Giuseppe pensò di rimandare la cosa al giorno dopo. Maria però lo sollecitò a provvedere subito, perché sentiva che la sua ora era vicina. Attesero quindi che ci fosse meno gente e si fecero censire. Nel frattempo si era fatta notte piena. Infine Giuseppe chiese a un altro uomo dove potesse alloggiare con Maria. L’uomo era gentile; disse loro che in città non c’era più posto, e suggerì loro di andare al settore meridionale e di uscire dalla città seguendo la strada per un breve tratto: li avrebbero trovato, a destra, una stalla dov’egli consentiva loro di alloggiare: infatti era comproprietario di quella stalla. I suoi pastori erano tra quelli che in seguito adorarono Gesù.
Maria e Giuseppe seguirono l’indicazione; per raggiungere la stalla Giuseppe accese la lampada che aveva portato con sé; poi seguirono a piedi la strada per circa duecento metri e a destra trovarono la stalla che distava circa cinquanta metri dalla strada. Alle otto circa Giuseppe, Maria e l’asina entravano nella stalla.
La stalla era lunga circa sette metri e larga quattro. Era costruita sul dorsale orientale di una collina, accanto a una caverna che si apriva nella roccia. Il tetto era fatto di legno vecchio e spesso, come anche le pareti laterali e quella anteriore della stalla. Alla parete di destra c’era una piccola finestra. Giuseppe legò l’asina a un palo, e più tardi a un altro palo accanto al bambino, perché lo scaldasse. Appese la lampada al soffitto al centro della stalla. Poi preparò il giaciglio per Maria e per sé. Per Maria stese su della paglia il telo della tenda e la coperta grigia di lana, per sé usò una coperta di lana e paglia. Maria doveva dormire a destra della stalla, lui a sinistra. Il cielo era coperto di nubi.
La visione della notte di Natale avveniva sempre per Teresa in tempi reali, cioè verso la mezzanotte del 24 dicembre. Ad essa assistettero più volte padre Naber, il dottor Gerlich, il professor Wutz, Steiner e altri amici di Teresa. Durante questa visione il suo viso era raggiante di gioia.
Teresa non vedeva la nascita vera e propria di Gesù. In base alle annotazioni del pastore Naber, basate sulle descrizioni di Teresa nello stato di quiete, i fatti venivano da lei visti in questo modo (riportiamo letteralmente le note del sacerdote):
“Verso le undici di sera Maria entra in estasi. Si solleva in ginocchio e incrocia le braccia sul petto. Il bambino divino lascia verso mezzanotte il grembo materno, che si richiude subito intatto e incontaminato; non ci sono dolori né prima né dopo. Giuseppe aveva riempito una mangiatoia di paglia: sotto paglia di frumento e sopra morbidi giunchi. La mangiatoia era lunga circa un metro, non tutte le mangiatoie erano uguali. In questa mangiatoia Maria pose il bambino, dopo averlo asciugato, avvolto in pannolini, coperto di una camicina a maniche lunghe e di una copertina di lana. Poi pregarono, Giuseppe a destra e Maria a sinistra del bambino, Giuseppe a mani giunte, Maria a braccia incrociate sul petto. Alla nascita di Gesù il cielo divenne chiaro e pieno di stelle”.
Teresa aggiunse che il bambino aveva gli occhi azzurro-scuri e i capelli chiari.
La visione dell’annuncio ai pastori della nascita di Cristo iniziava una mezz’ora circa dopo mezzanotte. Teresa Neumann si vedeva trasportata davanti a una capanna che distava circa mezz’ora dalla stalla, in direzione sud, su una collina a cinquanta metri dalla strada. Tutta la zona era collinosa. La capanna era alta meno di due metri, coperta di giunchi, appoggiata e inserita in una roccia. Era grande circa la metà della stalla di Betlemme. In questa capanna otto pastori avevano il loro riparo notturno; dormivano su giunchi e si coprivano con coperte e pelli di pecora. C’erano anche tredici pecore grandi e piccole, bianche e marroni, e due cani, uno grande nero e uno piccolo marrone, col pelo lungo e le orecchie pendenti. Questi stavano dentro la capanna; fuori c’erano circa cinquecento pecore.
All’improvviso si fece chiaro, e tutti nella capanna si spaventarono. Con circospezione i pastori spiarono fuori della capanna per vedere quale potesse essere la causa della luminosità. E che cosa videro? A una distanza di circa tre metri, a un’altezza di circa tre metri, davanti al lato occidentale della capanna, su una nube lucente stava un angelo, una figura di giovinetto fatto di luce, con la veste bianca splendente dalle maniche lunghe e la cintura. Era quello che aveva detto a Maria ” Schelam lich Mirjam “. I suoi capelli lunghi avevano la discriminatura al centro. La mano sinistra era posata sul petto, la destra era alzata. Non aveva ali. Tutto il paesaggio circostante era illuminato dalla luce che emanava dall’angelo. L’angelo parlò ai pastori in maniera da tranquillizzarli, con voce chiara, amichevole e solenne; parlò loro nella loro lingua. Due volte indicò con la mano destra verso sinistra. Quando finì di parlare, intorno a lui apparvero molti altri angeli (angeli normali, circa seicento), anch’essi luminosi e su nubi lucenti. Quando ebbero innalzato un meraviglioso canto con i pastori che ascoltavano con grande attenzione, la schiera celeste scomparve. I pastori ora discussero fra loro per circa un quarto d’ora; poi si mossero in direzione di Betlemme. Le tredici pecore e i due cani che erano nella capanna andarono con loro. La stalla in cui era nato il Redentore apparteneva al padrone di questi pastori. In questa stalla i pastori speravano di trovare il bambino neonato. La loro speranza crebbe quando dalla strada videro la luce uscire dalla finestra della stalla.
Giunti alla stalla, i pastori adorarono il bambino. Regalarono alla sacra famiglia una pecora e un agnello. In seguito Giuseppe li vendette per comprare col ricavato le cose più necessarie al bambino.
In base alle visioni di Teresa Neumann, i nomi di questi tre re, Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, tramandati dalla tradizione ecclesiastica, sono più o meno esatti. Essi erano autentici principi regnanti, molto ricchi, non autoritari e prepotenti, ma cordiali con la gente. Baldassarre veniva dalla Nubia, un paese ricco d’oro. Aveva poco più di 40 anni e viaggiava con settanta servitori, venti soldati, otto saggi (ognuno dei quali aveva due servitori e una moglie). Baldassarre aveva circa venti sapienti presso di sé.
Melchiorre veniva dall’Arabia, un paese ricco di messi e di spezie. Aveva circa 55 anni e aveva portato con sé circa quaranta servitori, cinquanta soldati, cinque sapienti ognuno dei quali aveva due servitori e due mogli.
Gaspare veniva dalla Media, un paese ricco di incenso, frutta e resine. Aveva circa 45 anni ed era accompagnato da circa venti servitori, quaranta soldati e quattro saggi ognuno con due servitori.
In questi tre paesi veniva praticata con grande attenzione l’arte di scrutare le stelle, in particolare nella Media. Erano state costruite torri alte di legno, appunto per osservare le stelle. I principi tenevano ad avere presso di sé dei sapienti esperti nell’osservazione delle stelle, i magi. I giudei che vivevano nei loro paesi avevano portato la conoscenza del vero Dio e del Salvatore promesso, in particolare anche la profezia di Balaam: “Sorgerà una stella da Giacobbe” (Nm 24,17).
In Nubia la stella era stata vista già tre settimane prima della nascita del Salvatore da due magi, che erano poi andati dal re e gli avevano raccontato di aver visto in cielo una stella speciale: essa era di grandezza straordinaria ed emanava una luce particolarmente forte; aveva inoltre una coda speciale, lunga e piegata verso la fine. Il re aveva quindi riunito i sapienti del suo regno, i quali non avevano saputo come spiegarsi il fatto, per cui il re aveva inviato messaggeri al suo amico, il re Melchiorre d’Arabia, nella fiducia che lui ne sapesse di più. In Arabia e in Media la stella era visibile come in Nubia, però in quei giorni nessun astronomo era salito sulla torre. Soltanto in Arabia uno era stato lassù, aveva visto la strana stella e aveva detto che era necessario studiarla a fondo. Però i magi non erano tutti presenti, così la cosa era stata tralasciata; anche il re non se ne era occupato oltre. Ora però salì lui stesso sulla torre e poi inviò messaggeri in Media per sapere se anche li fosse stata vista quella stella così particolare. In Media il re era salito personalmente sulla torre nei giorni della nascita del Salvatore e aveva scoperto la stella; aveva allora chiamato a consiglio i suoi sapienti, che però non avevano saputo dirgli nulla di preciso.
Quando però tornarono i messaggeri dall’Arabia e riferirono ciò che avevano saputo, il re capì e ordinò di predisporre subito il viaggio per l’Arabia per discutere la cosa. Mentre i messaggeri arabi erano in viaggio per la Media, il re di Nubia cavalcò verso l’Arabia e proseguì poi col re di questo paese per la Media, dove giunsero mentre il re del paese stava facendo i preparativi per il viaggio in Arabia.
Partirono quindi tutti e tre dalla Media seguendo la stella, che spesso non era visibile per giorni e settimane (a causa delle nubi) e quindi il viaggio fu ritardato. I re erano monoteisti, conoscevano la profezia di Balaam e credevano di avere ora davanti a sé la stella che egli aveva preannunciato.
La visione dell’arrivo dei re magi avvenne il 6 gennaio 1929: verso mezzogiorno. Teresa vide i tre saggi principi, con un seguito di circa trecento persone (sapienti, servitori, soldati e anche donne) arrivare a Gerusalemme. Erano un negro dalla Nubia, uno di pelle scura dall’Arabia, un giallo dalla Media. Una cometa li guidava.
Dopo una prima indagine presso Erode al quale chiesero dove fosse il re neonato, i re si mossero verso una Betlemme in direzione nord. Soltanto dopo una seconda indagine si mossero verso la Betlemme giusta. La stella però li condusse ben oltre Betlemme, verso una stalla in muratura dove la sacra famiglia, che stava allora fuggendo verso l’Egitto, viveva già da qualche tempo.
Da principio i re sono delusi dalla semplicità e povertà che trovano e credono di essersi sbagliati. Tuttavia bussano alla porta. Giuseppe apre con circospezione. Soltanto il re di Arabia sa parlare una lingua che Giuseppe può capire. Egli si presenta e chiede di parlare con la madre. Poi vede Gesù bambino, che ha ora quasi due anni, con uno “sguardo divino”: e subito i re riconoscono in quel bimbo la meta delle loro ricerche, si gettano al suolo e con la fronte a terra adorano il piccolo. Teresa Neumann sente le catene che portano al collo tintinnare toccando la terra…
Poi i re presentano i loro doni. Pregano la madre di conceder loro di tenere fra le braccia il bambino, e vengono accontentati. Teresa li invidia molto, perché possono tenere fra le braccia il bambino. Viene però ricompensata perché quando il bambino ha preso congedo dai re guarda lei con affetto, corre verso di lei con le manine tese e lei può tenerlo fra le braccia. Lo sente caldo e grassottello, ed è felicissima.
Teresa visse questa esperienza per la prima volta nel 1931, e poi da allora tutti gli anni il 6 gennaio.
Le visioni di Natale della mistica tedesca Teresa Neumann. Sono tratte dal libro “Teresa Neumann – Una grande mistica del nostro tempo” di Paola Giovetti, edizioni San Paolo
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