Lettura e commento al Vangelo di Martedì 11 Agosto 2020 – Mt 18,1-5.10.12-14: “Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli.”
+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?».
Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse:
«In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me.
Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli.
Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita? In verità io vi dico: se riesce a trovarla, si rallegrerà per quella più che per le novantanove che non si erano smarrite. Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda».
Parola del Signore
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Farsi piccoli come un bambino. È ciò che chiede il Signore ai propri discepoli, a noi. Farsi piccoli in un mondo in cui tutti sgomitano e urlano, in cui ci si scazzotta per un titolo, per un riconoscimento, per un briciolo di visibilità. A volte, purtroppo, come ben segnalato da papa Francesco, anche nella Chiesa.
Farsi piccoli. Non significa giocare a fare i falsi umili, o, peggio, a dare la stura alla nostra vena autolesionista e depressa. Ma ragionare col cuore di un bambino che lascia emergere la propria parte pura e limpida, quella che si affida, che attende, che crede.
Farsi piccoli richiede uno sforzo, non ci viene naturale, affatto. Richiede partecipazione e convinzione, ponendo la presenza di Dio in cima ai nostri pensieri, dopo le nostre legittime ambizioni.
Farsi piccoli: ci basta sapere di essere preziosi agli occhi di Dio, di essere unici nel suo sguardo, amati come quella pecora imbranata che si perde nei pascoli della vita. E riconoscere nell’abbraccio forte del pastore che ci è venuto a cercare l’abbraccio di Dio.
Farsi piccoli per farsi portare in spalla, per essere presi in braccio. Davvero vogliamo qualcosa di diverso?
Fonte lachiesa.it
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