Sancta Sedes

L’Epifania in un celebre e memorabile discorso di San Leone Magno, da rileggere proprio oggi

Nacque sul finire del secolo quarto, da genitori toscani. Si trovava nelle Gallie per una delicata missione diplomatica quando, alla morte di papa Sisto III, fu acclamato suo successore sul soglio di Pietro. Il 29 settembre 440 fu consacrato vescovo di Roma, e la data rimase cara al suo cuore, tanto che ebbe la consuetudine di convocare spesso in quel suo giorno “natale” il sinodo dei vescovi suffraganei e di celebrarne il ricordo nei suoi discorsi, alcuni dei quali sono pervenuti fino a noi.

Leone fu una personalità potente; visse in un’epoca critica di transizione, in cui la decadenza della colossale organizzazione dell’Impero Romano venne a coincidere con l’avvento del Cristianesimo da un lato e con l’irrompere delle civiltà barbariche dall’altro. Papa Leone Magno seppe far fronte con pari energia e pari intelligenza al pericolo delle invasioni barbariche e a quello dell’eresia monofisita, che minacciava la fede della Chiesa nel mistero dell’Incarnazione. Se riuscì a contenere la minaccia di Attila che pesava sull’Italia, dovette assistere impotente, tre anni più tardi, al sacco di Roma compiuto dalle soldataglie di Alarico, re dei Goti (455). Sul piano dottrinale, la battaglia di S.Leone in difesa di una teologia cristologica che affermasse della persona di Gesù sia la vera umanità (contro Nestorio) sia la vera divinità (contro Eutiche), fu ratificata dal Concilio di Calcedonia (451): “Pietro ha parlato per bocca di Leone”, esclamarono i Padri.

E’ interessante riconoscere lo stile particolarissimo di questo scrittore e oratore, che pur appartenendo ad un tempo tanto combattuto e inquieto, ha saputo esprimersi con ammirabile serenità e armonia. Rileggiamo insieme questo suo discorso (di tre pronunziati) sull’Epifania. E’ di un’attualità disarmante!

Cristo rivelato dalla stella

E’ poco tempo che abbiamo celebrato il giorno nel quale la Vergine intemerata ha dato alla luce il Salvatore del genere umano. Ora, dilettissimi, la veneranda festività dell’Epifania ci fa prolungare le gioie, affinché tra i misteri, così vicini con solennità tra loro connesse, la nota di esultanza e il fervore della fede, non si affievoliscano. Rientra nel disegno di salvezza, rivolto a tutti gli uomini, il fatto che quel Pargoletto, Mediatore tra Dio e gli uomini, sia stato rivelato a tutto il mondo, quando ancora era nella ristretta cerchia di un minuscolo paesello. Infatti, nonostante che egli abbia eletta la gente d’Israele e tra tutti gli israeliti una sola famiglia da cui assumere la natura comune a tutti gli uomini, non ha voluto che la sua nascita rimanesse nascosta nell’ambito della materna abitazione. Colui che si è degnato nascere per tutti, ha voluto essere subito conosciuto da tutti.

Per questo ai tre Magi apparve in Oriente una stella di straordinaria luminosità, la quale, perché più fulgida e più bella delle altre stelle, facilmente attrasse la loro attenzione, mentre la rimiravano; così poterono rendersi conto che non avveniva a caso ciò che a loro sembrava tanto insolito. Infatti, colui che aveva dato il segno, diede a quelli che l’osservavano anche la grazia di comprenderlo. E poi fece ricercare ciò che aveva fatto comprendere e, ricercato, si fece trovare .

L’inganno di Erode e la fede dei Magi

I tre uomini assecondarono l’impulso della celeste illuminazione e mentre accompagnano con attenta contemplazione la scia di luce che li precede, sono guidati alla conoscenza della verità dallo splendore della grazia. Ed essi con buoni motivi pensano bene di ricercare nella città regale il luogo della nascita del Re, loro indicato. Ma chi aveva preso forma di servo ed era venuto non a giudicare ma a essere giudicato, scelse Betlemme per la nascita, Gerusalemme per la passione.

Intanto Erode, ascoltando che era nato il Re dei Giudei, temette di averlo come successore e macchinando la morte al portatore di salvezza, promise falsamente che gli avrebbe portato venerazione. Quanto sarebbe stato felice se avesse imitato la fede dei Magi e mutato in sincero culto ciò che architettava con intenzione fraudolenta! Oh cieca empietà e folle invidia che credi di rovesciare con il tuo furore il piano divino! Ma il Signore del mondo, che offre un regno eterno, non cerca un trono temporale. Perché tenti di rovesciare la serie degli avvenimenti, immutabilmente disposta, e cerchi di anticipare un delitto che commetteranno altri? La morte di Cristo non appartiene al tuo tempo. Bisogna che prima si dia principio al Vangelo; prima si deve predicare il regno di Dio, ridonare miracolosamente la salute e compiere molti altri prodigi. Perché vuoi far tuo il delitto che sarà opera di altri nel futuro? Tu non avrai altro risultato del tuo misfatto se non quello di caricarti con la tua intenzione di un tanto grande reato. Con tale macchinazione non fai un passo avanti; non combini nulla, perché egli, che è nato per spontanea volontà, per sua libera potestà morirà.

Dunque, i Magi realizzano il loro desiderio e sotto la guida della stella che li precede, giungono nel luogo ove è Gesù Cristo, il Signore bambino. Adorano il Verbo nella carne, la Sapienza nella infanzia, la Virtù nella debolezza e il Signore della maestà nella realtà dell’uomo. E perché manifestino il mistero che credono e comprendono, significano con i doni quello che credono con il cuore. Offrono l’incenso a Dio, la mirra all’uomo, l’oro al re, venerando consapevolmente l’unione della natura divina e di quella umana, perché Cristo, pure essendo nelle proprietà delle due nature, non era diviso nella potenza.

Ecco, i Magi tornano al loro paese; e Gesù per un avviso divino è trasportato in Egitto. E’ adesso che la follia di Erode arde inutilmente fra i suoi disegni occulti; egli comanda che in Betlemme siano uccisi tutti i bambini. Con una sentenza generale va contro la tenera età, divenutagli sospetta, perché non conosce precisamente il bimbo che egli teme. Ma quei che l’empio re toglie dal mondo, Cristo trapianta nel cielo; e concede l’onore del martirio a coloro per i quali non ha ancora versato il suo sangue redentore.



Le virtù del cristiano

Pertanto, dilettissimi, elevate gli animi fedeli alla fulgida grazia della luce eterna e venerando i misteri, compiuti per la salvezza degli uomini, volgete la vostra assidua attenzione alle opere per voi fatte. Amate la casta purità, perché Cristo è il figlio della verginità. «Astenetevi dalle passioni della carne che lottano contro l’anima», come l’Apostolo stesso presente in mezzo a noi, ci esorta nella sua lettera. «Nella malizia fatevi bambini», perché il Signore della gloria si è abbassato alla infanzia dei mortali. Praticate l’umiltà che il Figlio di Dio si è degnato insegnare ai suoi discepoli. Rivestitevi della virtù della pazienza, al fine di poter essere padroni delle vostre anime; Egli che è la redenzione di tutti, è pure di tutti la fortezza.

«Aspirate alle cose di lassù e non a quelle che sono sulla terra». Camminate costantemente per la via della verità e della vita. Non vi lasciate ostacolare da cose terrene, voi per cui sono preparate le cose celesti. Per Gesù Cristo, nostro Signore, il quale vive e regna con il Padre e lo Spirito Santo nei secoli dei secoli. Amen.

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