Si sa, l’estate è sempre un momento di ristoro dal trambusto quotidiano. Cessare, almeno per qualche giorno, il lavoro, è abitudine – almeno per i più – assai diffusa. Chi preferisce un bel viaggio lontano, chi magari qualche meta vicina. Ultimamente, visti i magri tempi, dipende molto dalla disponibilità “della pecunia”. Molti decidono, invece, di cogliere questo momento per potersi dedicare, magari, ad attività che – durante l’anno – non si ha tempo di coltivare. E per fare questo, non è proprio indispensabile il lasciare la propria città.
Ma, questo periodo, bisogna ricordarlo è anche un rigenerazione dello spirito. Molte volte siamo stati invitati da Papa Francesco stesso, a “rinfrescare” il nostro “intimo”. Magari, con una lettura più attenta del Vangelo. O, riservare un momento della giornata, al silenzio, lì, davanti al tabernacolo. Certo, coniugare mente e spirito, in Italia, non è tanto difficile. La nostra terra, il famoso “belpaese”, ci fornisce davvero delle occasioni speciali, e – molte volte – uniche nel panorama europeo. Sia chiaro: non è campanilismo, figuriamoci. Ma è un realtà oggettiva. E allora, facciamo un piccolo tour fra queste bellezze “spirituali”, sperando di dare – chissà – spunto per qualche meta per chi ancora non ha avuto modo di vivere l’agognata pausa. E per chi, invece è già tornato a lavoro… beh, ci sono sempre i weekend da “utilizzare”.
Partiamo dal mare, allora. Purtroppo, sicuramente, tralasceremo chissà quante località degne di nota, ma – come dicevamo prima – l’Italia davvero è un corollario di opportunità che le dimenticanze – spero – saranno giustificate. E se parliamo di mare, di salsedine, di sole, rimane – direi – quasi naturale pensare al sud dello stivale, al famigerato golfo partenopeo. Ischia, isola appartenente all’arcipelago delle isole Flegree. Qui, troviamo, a picco sul mare, la chiesa di Santa Maria del Soccorso, o della Neve. Il santuario, dedicato inizialmente alla Madonna della Neve, ha assunto nei secoli la denominazione “del Soccorso” a causa del forte affetto e devozione dei naviganti e di tutti i marittimi che si affidano alla protezione della Madonna con ex voto. La tradizione deriva da una particolare reliquia custodita nella chiesa. Si tratta di un crocifisso risalente al ‘400. Secondo la leggenda, venne rinvenuto in mare da alcuni naviganti diretti in Sardegna. Arrivati vicino l’isola, furono costretti a ripiegare le vele a causa di una violenta tempesta. Per placare l’ira del mare posizionarono la reliquia rinvenuta all’interno del santuario della Madonna della Neve. La tempesta si placò immediatamente. Pronti a ritornare a bordo, cercarono di portare con sé, il prodigioso crocifisso, ma, le porte della chiesa si chiudevano da sole impedendone l’uscita. Solo lasciando la reliquia sull’altare i naviganti riuscirono ad uscire dalla struttura. Da quel momento, il crocifisso è sempre rimasto lì.
Sempre vicino a Ischia, e precisamente nel territorio della bella costiera sorrentina, ci troviamo di fronte a un altro gioiello di bellezza architettonica che si incastona perfettamente con la natura circostante. Stiamo parlando della magnifica “Chiesa della SS. Annunziata”, situata su uno strapiombo di 90 metri a Vico Equense, cuore della costiera sorrentina. La chiesa, tra l’altro, è stata cattedrale della diocesi fino al 1818. La chiesa della Santissima Annunziata è uno dei pochissimi esempi di architettura gotica della costiera sorrentina. La facciata, rifatta alla fine del XVIII secolo, è invece in stile barocco. Un panorama mozzafiato quello che è possibile contemplare dalla terrazza davanti la chiesa: i colori turchesi del mare, e un azzurro cristallino del cielo. A dividere queste due “macchie di colori”, solo l’immenso verde bruno del Vesuvio, che dà al quadro un tocco davvero settecentesco. Il tutto ricorda molto quei vasti quadri del Settecento napoletano.
E scendiamo ancora più giù dell’italico stivale. Terra di Sicilia. Tante sono le chiese che meriterebbero menzione. Ne citiamo una, in particolare. Il Santuario della Madonna della Milicia. E’ stato il primo santuario mariano della diocesi di Palermo, confermandosi – da sempre – uno dei luoghi di pellegrinaggio più gettonati della Sicilia. Anche in questo caso, tradizione popolare e Fede si fondono in un connubio perfetto. Anno 1636. Una incursione di pirati a danno di Palermo e del borgo, appunto, di Altavilla Milicia, viene respinta. Invocata la Madonna, i pirati si arrestano, e quello che sarebbe stato oggettivamente un pericolo, diverrà “scampato pericolo”. Da qui la devozione legata al quadro della Madonna col bambino e San Francesco del XIV secolo, di fattura toscana e probabilmente di scuola giottesca. A testimonianza della devozione per la Madonna della Milicia nel museo del santuario, ci sono ben 400 quadretti ex voto che rappresentano uno spaccato della vita quotidiana dall’800 a oggi. Davanti al Santuario, una grande terrazza, un “belvedere” davanti al mar Tirreno. Colori e odori di Sicilia.
Questa volta, attraversiamo velocemente in su, l’Italia, fino ad arrivare in Liguria. Le bellezze offerte da questa terra, anzi dalle Cinque Terre, sono un esempio di come – molte volte – non sono necessarie ore e ore di volo per essere immersi nello “stupore” della Natura.
“Là fuoresce il tritone/ dai flutti che lambiscono/ le soglie d’un cristiano/ tempio, ed ogni ora prossima/ è antica”. Il “cristiano tempio” a cui fa riferimento Eugenio Montale, nella sua “Portovenere” è la Chiesa di San Pietro. E, visto il Santo di cui porta il nome, possiamo ben dire che questa chiesa, ha le sue fondamenta davvero nella roccia. E’ situata sulla punta estrema del golfo della Spezia. Posta lì, su quella roccia, è davvero imponente e – alo stesso tempo – fornisce al luogo un’aurea di sacralità. E’ stata dichiarata Patrimonio dell’Umanità, dall’UNESCO. Le origini della costruzione sono antichissime. Risalgono al V secolo, anche se nel corso dei secoli, ha subito vari interventi, divenendo un perfetto esempio di arte gotico-genovese. Nel 1494 un grave incendio colpì il paese e coinvolse anche la chiesa di San Pietro. In seguito, fu danneggiata anche dagli attacchi della flotta di Carlo VII. Il restauro della chiesa è relativamente recente, dal 1929 al 1934. La struttura architettonica, posta sopra quella roccia così voluminosa, rende il luogo un vero gioiello della nostra penisola. Insomma, come si dice, nelle guide turistiche…”Consigliato, da visitare”.
Fonte www.sanfrancescopatronoditalia.it/Antonio Tarallo
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