Un’occasione, innanzitutto, per esprimere «gratitudine e riconoscenza» al piccolo esercito di religiosi — 274 tra contemplative e contemplativi, e 1.594 tra consacrate e consacrati — che ogni giorno, con la preghiera e le opere di carità, è impegnato, pur tra mille pesanti difficoltà, nel «costruire la “nostra” Chiesa e per aiutare e formare i nostri fedeli». Ma anche per tornare a riflettere insieme sul particolare ruolo della vita religiosa all’interno delle diocesi e delle eparchie della Terra Santa. Nella consapevolezza che «voi siete innanzitutto Chiesa prima ancora di essere un istituto; voi formate un solo corpo animato dall’unica fede se portate insieme le stesse responsabilità».
Il documento è firmato dal presidente dell’Assemblea degli ordinari cattolici, il patriarca di Gerusalemme dei Latini, Fouad Twal, insieme ad altri venti tra presuli e prelati, tra cui l’arcivescovo di Akka dei Greco-Melkiti, Georges Bacaouni, l’arcivescovo di Haifa e Terra Santa dei Maroniti, Moussa El-Hage, l’esarca di Gerusalemme del patriarcato di Antiochia dei Siri, Gregoire Pierre Melki; il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa. Da sempre — «fin dai primi secoli del cristianesimo» — i luoghi santi, viene ricordato, si sono segnalati «per l’abbondanza delle congregazioni religiose». E oggi, spiegano i presuli, «la vostra fedeltà alla Chiesa di Terra Santa, frutto dell’amore che avete per essa» vi spinge «a trovare nuovi modi di presenza affinché la gioia che vi abita sia la gioia dei vostri fratelli e sorelle». Perché «le nostre diocesi ed eparchie non hanno bisogno di conventi vuoti o chiusi, ma di comunità di consacrati vivi e vivaci».
In questo senso, viene sottolineato che anche «un sinodo diocesano per i consacrati, uomini e donne, potrà, senza alcun dubbio, offrire l’occasione per rivisitare le motivazioni per cui il vostro istituto si è stabilito in Terra Santa, per interrogarvi sul valore della vostra presenza qui e adesso, per disegnare insieme presenze attraenti e missionarie».
In questa prospettiva, nel documento viene sottolineato con soddisfazione come «i diversi calendari liturgici in uso nelle nostre Chiese convergono verso i tre obiettivi fissati da Papa Francesco» per l’Anno della vita consacrata. Infatti, laddove il Pontefice chiede ai religiosi di «far memoria con gratitudine del passato recente» si nota come «nella quarta domenica che precede il Natale, le Chiese, maronite e siro-cattolica, celebrano la domenica della gioia e della riconoscenza cantata da Maria visitando la cugina Elisabetta». Laddove si chiede di «abbracciare l’avvenire con speranza», il 30 novembre prima domenica di avvento, la Chiesa latina «invita ad essere sempre pronti» per costruire «una terra nuova». E dove si sollecita a «vivere il presente con passione», sempre il 30 novembre «la Chiesa bizantina celebra la domenica del comandamento dell’amore e della fraternità». L’Osservatore Romano, 12 novembre 2014.
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