Amatissimo Papa Francesco,
con l’umanità dell’errore accompagno questo umile pensiero alla Sua visita nella nostra piccola terra. Spero, e ne sono certo, che Ella l’accoglierà con quel sorriso fraterno e cristiano, unico e bello, diventato per tutti noi ristoro e punto certo. Voglia accettare le sbavature dell’emozione di avvicinarmi a Lei, imperfezioni di felicità per il dono che ha voluto fare al Molise. Nessuna parola può racchiudere la pienezza della nostra gratitudine.
Caro Papa Francesco, la Sua figura, la Sua parola, il Suo esempio sono la forza e il segno del cambiamento che tutti aspettavamo e che nessuno riusciva a mettere in atto, dall’alto o dal basso del suo ruolo nel mondo. Dalla nostra Chiesa l’inatteso è tornato in una Chiesa aperta, una Chiesa vicina, una Chiesa casa dei diseredati della vita.
È arrivato Lei “dalla fine del mondo”, da quella fine che ci ha fatto riconoscere da subito un nuovo inizio, a ricordarci tante cose dimenticate. Prima fra tutte, la bellezza della vita, riconoscibile in una carezza, in un abbraccio, in una parola, in una telefonata. Riconoscibile nella cristianità della Sua preghiera nel nome di una Fede necessaria a chi teme di perderla come a chi non l’ha mai incontrata e forse mai nemmeno la incontrerà. La bellezza che ci insegna a dare senza chiedere in cambio. Lei, Santità, ci ha fatto riassaporare il valore della bontà, della pietas
nei confronti dell’altro e del diverso.È con Lei che stiamo riscoprendo il coraggio e il dovere della cura nei confronti della miseria, della malattia, dell’altrui dolore. Delle stragi del mare che sono stragi di innocenti e di sogni di innocenti per un domani migliore. Stragi che si intrecciano a una parola: il lavoro che non c’è, questione che paralizza e ci impone di intervenire.
Questa piccola regione, periferia di un’Italia oggi come estranea alla straordinaria solidarietà che sempre l’ha pervasa, è diventata asilo per i nostri fratelli venuti da mondi diversi. È accaduto con un moto spontaneo che non è facile da raccontare, ma è nostro, appartiene alla nostra storia e alla nostra cultura. Alla semplicità di un tempo, ancora viva in mezzo a noi. Questa è la forza, questa è la tradizione, questa è la grandezza del nostro piccolo, poco nominato, a volte addirittura ignorato, Molise.
Un Molise che proprio nella “Sua fine del mondo”, Santità, ha trovato nel tempo andato una casa nuova, dove una lingua sconosciuta s’è mischiata all’ostinazione di un dialetto troppo caro per disperderlo. Nella sua Argentina c’è un mondo di molisani, partiti con la speranza del riscatto. C’è un Molise che cresce e prova a fare del bene, laggiù, nel solco della grande lezione lasciata da Padre Tedeschi. Il Molise sparso nel mondo oggi è tornato a casa per condividere il nostro abbraccio al Santo Padre. Ne siamo felici.
La nostra terra, lo sappiamo, non è stata il luogo delle grandi occasioni. È spesso stata, purtroppo per tutti, il luogo della rinuncia, della fuga, delle valigie con il biglietto di sola andata. Succede di nuovo oggi, ed è, tutto questo, sofferenza. Acuta, invasiva, generale. Ma a questa sofferenza proviamo a dare rimedio.
È difficile per chi non ha più certezze accettare decisioni che si legano al rigore, al raddrizzamento di una nave sbilenca. È difficile intendersi tra cittadini e amministratori quando sul tavolo c’è la precarietà del quotidiano. Le scelte che compiamo, Santità, sono scelte di responsabilità. Scelte prese per dare un futuro al nostro Molise.
La riconciliazione che ha portato nel mondo della Chiesa è la riconciliazione che proviamo a perseguire nel nostro piccolo, per riavvicinare società e istituzioni. È necessaria, vitale, per il bene della collettività. I sacrifici che si richiedono rispondono a un disegno più alto, magari per il momento lontano, ma utile a tutti. I risultati arriveranno, questo è il nostro impegno.
Davanti agli occhi ogni giorno, nel cuore ogni notte, le grida di rabbia e rivendicazione di donne e uomini che sentono di tradire le speranze dei loro figli perché non hanno più nulla o poco più di nulla da offrire. Sono volti che conosciamo uno per uno, nome per nome, storia per storia. Volti che ci hanno raccontato, con voce diretta, la miseria di casa, la fragilità dei rapporti, la paura per un domani che non si sa più intravedere.
Volti di lacrime e fame che sanno però ancora combattere nel nome della libertà e della giustizia sociale. Volti che ci impongono di resistere a logiche terze che poco tengono conto dei diritti, quando invece sono i diritti, la garanzia dei servizi, il primo bene da tutelare. Soprattutto per chi ha meno, per chi è nato meno fortunato.
Diceva Don Milani che non c’è nulla che sia ingiusto quanto fare parti uguali tra disuguali, lo pensiamo ogni giorno quando si decidono spartizioni che non sono nemmeno uguali tra disuguali. Il Molise chiede solidarietà, reciproca.
Ho segnato a memoria questa frase: “Una Chiesa che non sorprende è una Chiesa che va ricoverata in rianimazione”. È Sua, Santità. Per me tra le più belle mai sentite.
Il valore della sorpresa, ho pensato ascoltandoLa, da trasferire in ogni azione della vita. In ogni sua sfera. Il valore della sorpresa nella politica, da tornare a intendere come servizio collettivo e gestione alta della cosa pubblica nell’interesse dei cittadini. Non so se noi sapremo mai sorprendere nessuno, non so se sapremo mai riconquistare fiducia e considerazione, ma il sogno o l’illusione di poterlo fare ci allontana tutti insieme da quella rianimazione alla quale mai vorremmo essere attaccati.
Un mondo diverso è ancora possibile. Un mondo dove tutti possano scegliere. È, la scelta, la grande assente dei nostri giorni. Restituire questa possibilità significa restituire speranza. Possiamo farlo, e proviamo a farlo, in una collaborazione continua, dove chi è avanti si attarda per aspettare chi lo segue. Ci dia coraggio, con la Sua Preghiera, Santo Padre.
L’annuncio della Sua visita, una gioia che ha prodotto entusiasmo e fibrillazione ovunque nei nostri paesi, l’organizzazione di questa giornata, che è e resterà per sempre nei nostri cuori, ci hanno fatto capire quanto lavorare, impegnarsi l’uno accanto all’altro, sia importante, utile, intelligente. Non smarriremo il legame rinato che adesso ci fa sentire molisani fieri davanti agli occhi del mondo.
Tutti, davvero tutti, ci siamo messi a disposizione di tutti. In una baraonda di emozioni e colori, idee, suggerimenti e ripensamenti, diventata una meravigliosa esperienza collettiva. Grazie a Lei, Santità, abbiamo riscoperto il piacere e il valore di costruire insieme. Ci ha chiesto sobrietà e con sobrietà ci siamo avvicinati a questo giorno. Un giorno che è festa e storia. Un giorno che ci regala la presenza di migliaia di pellegrini che con Lei stanno conoscendo questa piccola regione, splendida e unica per noi che la viviamo.
Che il Molise appartenga al Suo Cuore per sempre, Francesco.
Nel mio grazie, il grazie di tutti
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