Salmo 49,8-17
8 Non per i tuoi sacrifizi ti farò rimproveri, chè i tuoi olocausti son sempre davanti a me. 9 Ma io non no bisogno di prendere i giovenchi dalla tua casa, nè dalle tue greggi i montoni. 10 Perchè miei son tutti gli animali della foresta, i giumenti sui monti e i buoi. 11 conosco tutti i volatili del cielo, e la bellezza del campo è a mia disposizione. 12 Se avessi fame, non lo direi a te, poichè mio è il mondo e quanto lo riempie.
Matteo 23,1-12 Non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno.
STARE CON GLI ULTIMI
Parola di Dio
“Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno.
Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagòghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare ‘rabbì’ dalla gente:” (Mt 23,1-7)
Riflessione
Due tendenze si contendono il cuore e l’esistenza di ogni uomo: il consumismo e la solidarietà.
Il consumismo rende l’uomo vorace, inquieto, mai saturo davanti a una mensa sempre più imbandita e chiuso verso i tanti Lazzari che bramano racimolare almeno qualche briciola.
La solidarietà, specie con gli ultimi e con chi è privo di tutto nasce dalla propria apertura d’animo.
È resa possibile dalla capacità di saperci imporre una certa sobrietà e austerità sul cibo, sul vestito, sul divertimento, per investire in dono ciò che spesso va sprecato in una deludente ricerca di evasione.
Insegnami, Signore, la via più facile per raggiungere te.
È ben noto che ci sono sempre due vie nel nostro cammino. Una è stretta, l’altra è larga.
Gli scrittori antichi dicevano che lungo la strada larga passavano i carri pesanti che sollevavano molta polvere mentre quella stretta era percorsa da uomini che si affaticavano per giungere alla meta.
La via che conduce alla “conformità” è decisamente molto stretta anche se tutti sono chiamati a percorrerla. Dio non parte da privilegi preconcetti. Dio è padre di tutti e sa bene che cosa i suoi figli facciano. Molti cercano di incamminarsi sulla via larga perché più comoda.
Gesù interviene mettendoci in guardia dall’atteggiamento farisaico che a volte si può assumere nel dialogo con lui. Sono molti quelli che cercano la esteriorità. Il teatro piace a tutti, fuorché a Dio che non si lascia commuovere da quello che dicono gli uomini. Gesù insegna la differenza tra ciò che l’uomo vede e ciò che produce. Afferma che non sono le cose che entrano nell’uomo che possono contaminarlo ma ciò che esce dal suo intimo.
L’insegnamento si può paragonare alla mentalità industriale. Il valore di un operaio viene valutato in base a quello che produce. Dio guarda il “prodotto”.
La mente ed il cuore degli uomini potrebbero essere dei centri produttivi di altissimo valore. Ma bisogna vedere che cosa producono. Dio valuta quello che gli uomini producono.
Chiunque può essere produttore di bontà ma anche produttore di empietà. Il cuore e la mente sono le forze produttrici del bene e del male. Intorno all’uomo, al di fuori di lui, il male è solo un fantasma. Nel cuore il male acquista corporeità pesante. Chissà perché l’organo che dovrebbe essere strumento di amore si trasforma spesso in strumento di odio e di inganno.
Se solo sapessi amare con sincerità sarei un bravo produttore di raggi luminosi e vitali.
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