“Allora Gesù disse loro: «Voi tutti vi scandalizzerete per causa mia in questa notte. Sta scritto infatti: Percuoterò il pastore e saranno disperse le pecore del gregge, ma dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea». E Pietro gli disse: «Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai». Gli disse Gesù: «In verità ti dico: questa notte stessa, prima che il gallo canti, mi rinnegherai tre volte». E Pietro gli rispose: «Anche se dovessi morire con te, non ti rinnegherò». Lo stesso dissero tutti gli altri discepoli” (Mt 26,31-35).
Per la comprensione
– “Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli” (l,c 22,31-32).
– Pietro è il discepolo che Gesù ha scelto come capo degli Apostoli; ed egli ci tiene a manifestare in ogni circostanza il suo attaccamento al Maestro.
È un tipo istintivo e generoso che passa da un eccesso al suo opposto: riconosce per primo Gesù come Messia e Figlio di Dio, ma si ribella quando gli parla di croce; non vuole farsi lavare i piedi da Gesù, poi chiede che gli lavi anche le mani e il capo; vuole camminare sulle acque come Gesù, ma poi si spaventa e incomincia ad affondare; sta vicino a Gesù nel Getsemani, ma si addormenta subito; porta una spada per difendere il Maestro, ma è uno dei primi a fuggire. Gesù ha cercato di aiutare Pietro a maturare, a essere più stabile ed equilibrato; anche la predizione precisa della sua caduta rientra in questa pedagogia.
Rifletti
– Tutti e quattro gli Evangelisti narrano dettagliatamente la predizione del rinnegamento di Pietro, per farci capire che è un monito e un insegnamento importante per tutti. La cosa che più risalta è la sicurezza di Pietro: è sicuro dei suoi sentimenti e delle sue forze, è sicuro del suo attaccamento al Maestro. Si dice pronto ad affrontare la morte per Lui e non crede alla sua parola che gli assicura che quella notte stessa Lo rinnegherà tre volte.
– Pietro protesta: “Darò la mia vita per te… Anche se dovessi morire con te non ti rinnegherò”. Tra poche ore Pietro imparerà a sue spese a conoscere la propria debolezza e la verità della parola del Signore: “Lo spirito è pronto, ma la carne è debole” (Mt 26,41). Anche gli altri Apostoli ostentano sicurezza e giurano fedeltà. Ma presto faranno lo stesso naufragio.
– Pietro si crede più forte degli altri Apostoli: “Anche se tutti si scandalizzassero di te, io non mi scandalizzerò mai”.
Forse il fatto che Gesù lo ha scelto come capo degli Apostoli lo riempie di orgoglio e lo fa credere di essere il migliore. Pietro e gli altri Apostoli non si accorgono che c’è un nemico occulto che si aggira tra loro per allontanarli da Gesù e perderli. E’ satana che sta cercando di “vagliarli come il grano” per isolare Gesù e far fallire la sua opera.
– “Io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede”. Ecco la salvezza di Pietro: è la preghiera di Gesù che gli conserva la fede, che lo salva e lo fa ravvedere dopo il peccato.
Confronta
– Devo rendermi conto che la tentazione è sempre in agguato e mai posso sentirmi sicuro. È Pietro stesso, edotto a sue spese, che ci ammonisce: “Vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede” (1Pt 5,8-9).
– L’umiltà è la virtù dei forti: mi fa diffidare di me stesso, mi fa fuggire le occasioni, non mi fa credere migliore degli altri. L’umiltà mi spinge a cercare l’aiuto nella preghiera e nella frequenza dei Sacramenti: senza l’aiuto continuo del Signore posso diventare il peggiore degli uomini.
Pensiero di san Paolo della Croce: “La vorrei più fervoroso nell’orazione: faccia attenzione di non lasciarla mai, perché sarebbe la sua rovina. Oh, felici quelli che saranno volentieri crocifissi con Cristo! Che voglio dire? Felici quelli che sono fedeli nel soffrire ogni pena per amore di Gesù!” (Cf. L. I, 53).
Quando una persona si chiude in se stessa e si nega agli altri dimostra di essere avara, invidiosa, gelosa e soprattutto piena di concupiscenza. Questo vizio è pari all’ingordigia propria di chi non è mai sazio del piacere, della comodità, del proprio benessere. La Sacra Scrittura ci mette in guardia da questo vizio quando ci fa riflettere sul particolare che Gesù non ci sottrae al mondo ma dice di guardarsi dai vizi della superbia degli occhi, della vanità della mente e della concupiscenza della carne. Per tendere alla conformità a Cristo Gesù bisogna opporsi alla “concupiscenza” della carne.
La carne è impastata di materialità e facilmente si inchina verso tutti i piaceri ignorando l’esortazione paolina che invita ogni uomo a “ricercare e a gustare le cose di lassù non le cose di quaggiù”. L’uomo, sulla terra, è un pellegrino o un esule e non ha una stabile dimora. La sua patria è altra, quella dei cieli dove ci sarà la totale trasformazione dell’umano in divino perché, come dice l’apostolo Giovanni, “noi vedremo Dio così come egli è”.
Mentre si è sulla terra bisognerebbe educarsi al distacco dalle cose materiali perché è da stolti attaccare il proprio cuore a tutto ciò che è relativo e passeggero.
Nessuno può condannare il proprio corpo o la materia. Tutto quello che Dio ci ha dato è bello, buono ed amabile ma tutto deve occupare il suo posto e assolvere la missione stabilita dal Signore Dio, Creatore e Signore di ogni bontà.
La concupiscenza, invece, sovverte l’ordine armonioso delle cose e snatura il loro stesso fine.
Ti offrirò, Signore, le mie mani innocenti ed il mio cuore puro per poterti seguire dovunque tu vorrai condurmi.
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