QUESTO E’ IL MIO CORPO DATO PER VOI
“Io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me… Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno pertanto esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice, perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna» (1Cor 11,23-29).«Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo»” (Gv 6,48-51).
Per la comprensione
– La cena pasquale era l’evento religioso più importante per gli Ebrei perché era il “memoriale” della liberazione dall’Egitto. Gesù fa coincidere la sua ultima cena, la cena dell’addio e dei doni, con la cena pasquale. Anche la sua morte coinciderà tra poco con il momento dell’immolazione degli agnelli pasquali: termina così la prima Alleanza e la Pasqua antica e inizia la nuova Alleanza e la nuova Pasqua.
Il cuore della Cena Pasquale è la consapevolezza di Gesù della nuova e definitiva liberazione che sta per compiersi con la sua immolazione e il gesto imprevedibile del dono dell’Eucaristia, come “memoriale” della sua Pasqua di morte e risurrezione. Per capire il vero significato dell’Eucaristia dobbiamo meditarla alla luce della Passione.
Rifletti
– “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia Passione” (1.c 22,15); “Nella notte in cui veniva tradito”. “Dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13,1): queste parole ci fanno capire lo stato d’animo di Gesù e il significato teologico del dono dell’Eucaristia. La notte del tradimento e dell’odio è scelta da Gesù per la più grande prova d’amore.
– “Prendete e mangiate”: Gesù lo aveva detto anche altre volte alle folle affamate, quando, mosso da compassione, aveva moltiplicato i pani e i pesci; ma poi aveva aggiunto: “Procuratevi il cibo che non perisce… Io sono il pane della vita… Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6,27.48.51).
– Gesù mantiene la promessa e offre se stesso da mangiare non a pochi fortunati, ma a tutta l’umanità. Però il chicco di frumento deve prima essere macinato per diventare pane da offrire. Gesù sa che è questa la sua ora. Prima di offrirsi ai nemici per essere macinato, compie un’altra moltiplicazione straordinaria: moltiplica la sua carne e la offre ai suoi discepoli e a tutti noi.
– “Fate questo in memoria di me”. Questo comando di Gesù “lega saldamente la vita all’Eucaristia… In memoria di Gesù stgntftcherà tinprontare la vtta su Gesù con la forza dell’Eucaristia. Fare della Passione il modello di vita delle persone e delle comunità. Vivere a livello-Gesù” (Cingolani, pag. 31).
Confronta
– Quando partecipo alla Messa, quando mi accosto all’altare, quando sosto in adorazione davanti al tabernacolo, devo pensare di essere sul Calvario per offrire di nuovo al Padre il grande sacrificio, per unirmi a Maria in adorazione ai piedi della croce, per ricevere in cibo quella vittima immolata per me.
– Se l’Eucaristia è il pane della vita, devo esserne affamato, devo desiderare, per quanto è possibile, che diventi il mio pane quotidiano.
– L’Eucaristia è il sacramento della fede: devo riceverla sempre con grande fede e purezza di cuore, “riconoscendo il corpo del Signore”, perché diventi per me “sacramento di salvezza” e non sia “mangiare e bere la mia condanna”.
Pensiero di san Paolo della Croce: “Faccia quanto può per andare alla Messa ogni mattina, e porti con sé nella casa interna il dolce Gesù eucaristico e stia sempre unita a Lui. Desidero che il suo cuore sia un vero altare, sul quale sia sempre esposto il dolce Gesù e lei stia in puro spirito ai suoi piedi divini, come la Maddalena, ascoltando le sue divine parole, e lei tutta abbandonata ed assorbita in questo infinito Bene, stia in sacro silenzio di fede e di santo amore ascoltandolo, e sempre più s’abissi nel mare immenso della sua divina carità” (Cf. L.111, 371).