Il governo dello Stato di Zamfara, in Nigeria ha confermato il rilascio delle 317 studentesse rapite della scuola secondaria governativa di Jangebe. Lo ha confermato un funzionario del governo ad una tv del Paese. Ora si troverebbero nel palazzo dell’emiro di Anka in attesa di essere portate a Gusau, la capitale dello stato. Secondo alcune fonti, le studentesse sono state tenute in ostaggio in una foresta tra Dangulbi e Sabon Birnin Banaga. Non è chiaro se sia stato pagato un riscatto per il loro rilascio.
Al termine dell’Angelus Francesco aveva pregato per le 317 studentesse rapite venerdì in Nigeria da un gruppo criminale. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Unisco la mia voce a quella dei vescovi della Nigeria per condannare il vile rapimento di 317 ragazze, portate via dalla loro scuola a Jangebe, nel nord-ovest del Paese. Preghiamo per queste ragazze, perché possano presto tornare a casa. Sono vicino alle loro famiglie e a loro stesse. Preghiamo insieme. Preghiamo la Madonna perché le custodisca. Ave o Maria,…
La preoccupazione dei vescovi
Riguardo alla grave situazione della sicurezza si sono fatti sentire, nei giorni scorsi, anche i vescovi del Paese africano con un comunicato dal titolo “dobbiamo tirarci indietro dall’orlo del baratro”. “Noi della Conferenza episcopale cattolica della Nigeria – si legge nella nota – siamo molto turbati per l’attuale stato di instabilità del Paese”. Secondo i presuli la grave insicurezza, chiaramente evidente nella diffusa perdita di vite umane, per lungo tempo non affrontata, “ha lasciato la triste e pericolosa impressione che coloro che si sono assunti il dovere e l’autorità di proteggere la nazione non siano in grado – o peggio ancora, non vogliano – accettare le responsabilità del loro ufficio”.
La Conferenza episcopale elenca quindi le criticità che gravano sulla società civile: omicidi, Covid 19, rapimenti, banditismo, rapine a mano armata; ma allo stesso tempo afferma la sua fede nella fattibilità e desiderabilità di quello che definisce “Progetto Nigeria, come una nazione prospera sotto Dio”.