Diplomatici via da Tripoli E’ la lotta per il potere nella Libia post Gheddafi, dove la politica non trova un accordo per gestire riforme, posti di lavoro pubblici e gli immensi proventi del petrolio. I governi si susseguono, i primi ministri venogno nominati e immediatamente sfiduciati, in alcuni casi anche sequestrati – per poche ore – dalle milizie che sono armate fino ai denti, dettano legge e agiscono nell’impunità più totale. Il dipartimento di stato esorta tutti i cittadini americani in LIbia a lasciare immediatamente il Paese.
I viaggi in Libia sono da considerarsi inopportuni e pericolosi. Elezioni e violenza I risultati delle elezioni parlamentari, tenutesi a fine giugno, non hanno fatto che peggiorare le cose: la vittoria dei moderati liberali “laici” sugli islamisti ha allarmato i miliziani. I capi vedono nell’islam rigoroso una maniera di consolidare il proprio controllo della popolazione e dato il via alle violenze. Solo la metà degli aventi diritto si è registrata e ha votato: la nuova assemblea rappresentativa, che avrà sede a Bengasi, è già priva di legittimazione.
La chiusura dell’Ambasciata americana è solo l’ultimo grave segnale di una situazione che si deteriora di settimana in settimana: dopo la caduta del suo dittatore, la Libia sembra aver abbandonato la strada della democrazia per imboccare quella del caos.
Il pericolo Hezbollah – Il leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha promesso pieno sostegno ad Hamasnella sua battaglia con Israele, nonostante la profonda spaccatura tra le dueorganizzazioni militanti a seguito del conflitto in Siria.
“Noi di Hezbollah – ha detto il segretario del partito sciita libanese – daremo ad Hamas tutte le forme di sostegno, assistenza e aiuto che siamo in grado di fornire contro l’aggressione dell’entità sionista. Ci sentiamo veri e propri alleati in questa resistenza, un’alleanza di jihad, fratellanza, speranza, dolore, sacrificio e destino. Lavittoria di Hamas è la nostra vittoria e la sua sconfitta è tutta nostra sconfitta“.
Nasrallah ha pronunciato il suo discorso in pubblico nella roccaforte di Hezbollah a sud di Beirut. Un evento raro per il leader libanese sciita che vive in clandestinità,temendo per la sua sicurezza, dopo la guerra dei 33 giorni nel 2006, anno in cuiHezbollah ha combattuto (e vinto) contro Israele.
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