La lacrimazione dura due settimane e la voce si sparge per tutto il paese. Un bambino in fin di vita riacquista la sanità dopo aver toccato l’immagine. Inizieranno così una serie infinita di miracoli…
Della storia del piccolo villaggio in Ungheria orientale, Máriapócs, non si sa molto. Il suo nome inizialmente era “Polch”, “Pauch”, “Poch” e “Powch” o almeno così veniva menzionato in diplomi e lettere di donazione a partire dall’anno 1280.
In quel tempo la comunità cattolica di rito bizantino di pócs ebbe a disposizione per le funzioni religiose una piccola chiesetta, costruita di legno (costruzione tipica per l’epoca e per la regione).
Nello stesso tempo un membro della comunità, László Csigri, volle far dipingerge un’icona della Madonna e donarla alla chiesa, come atto di ringraziamento verso la Vergine per il suo ritorno dalla prigionia turca.
Il pittore, István Papp, fratello del parroco, pretese 6 fiorini d’oro per l’icona. I genitori del donatore, però, non furono in grado di poter pagare la somma pretesa. Per questo motivo l’icona venne venduta a Lőrinc Hurta, sindaco del villaggio, il quale la donò alla chiesa.
L’icona come opera d’arte non è di gran valore. Essa fu dipinta su una tavola di legno d’acero, la misura della quale fu 70×50 cm. il pittore osservò le regole dell’iconografia. L’icona appartiene alle cosiddette icone di tipo “hodigitria” (“colei che indica la via”). Maria tiene il bambino con la mano sinistra e con la mano destra lo indica. Accanto ai capi che sono circondati d’aureola, si leggono le lettere greche “MP-OY” e “IC-XC”, cioè “Madre di Dio” e “Gesù Cristo”. Maria è vestita di porpora, il bambino con la sua destra impartisce la benedizione e nella sinistra tiene un fiore, simile al giglio. La croce attacata al collo del bambino è un’eccezione nell’iconografia. Sulla parte superiore dell’icona si vedono degli angeli.
Dopo la seconda guerra mondiale, l’icona fu restaurata. Durante i lavori di restauro apparve l’iscrizione seguente: “Io, servo di Dio, feci dipingere quest’icona in remissione dei miei peccati”. Si è costato anche che la tavola dell’icona è una preziosa icona bizantina, la quale nell’epoca barocca venne ridipinta da István Papp.
A partire da quel giorno la gente cominciò a visitare la chiesetta: contadini, nobili, soldati ed ufficiali dell’esercito imperiale, funzionari del comitato. Il parroco cattolico di Kálló sollevò il bambino moribondo di un ufficiale verso l’icona, il quale, dopo averla toccata, riacquistò immediatamente la salute. In segno di gratitudine, la madre donò una collana di pietre preziose, la prima di molte offerte, che hanno finito per coprire quasi del tutto l’immagine della Madonna.
Dal 4 novembre all’8 dicembre pianse quasi ininterrottamente. Nella chiesa si presentò anche il generale Corbelli, comandante dell’esercito imperiale in Ungheria orientale. Egli, in compagnia di altre persone, tra le quali anche non cattolici, per esaminare accuratamente l’icona. Immediatamente venne aperta un’indagine ecclesiale che attestò il miracolo. I protocolli originali furono portati nel Duomo di Santo Stefano a Vienna, oggi si trovano invece nella Biblioteca dell’Università di Budapest. Il 1 marzo 1697, all’ordine dell’imperatore Leopoldo I e della consorte Eleonora, l’icona fu trasferita a Vienna ed esposta nel Duomo di Santo Stefano, dove si trova ancora oggi.
Dell’icona miracolosa vennero fatte molte copie. Nelle chiese di Ungheria, di Austria, di Germania e della Svizzera si trovano numerose riproduzioni dell’icona di Máriapócs. Al posto dell’icona trasferita a Vienna fu esposta una copia (dono del vescovo di Eger) anche a Máriapócs. La nuova icona, però, venne riconosciuta dai fedeli soltanto nel 1715, quando il 1,2 e 5 agosto apparvero delle lacrime negli occhi anche di quest’icona. Dopo quest’evento l’autorità ecclesiale concedette la venerazione della seconda icona.
Nel dicembre 1905 pianse l’icona per la terza volta, quasi per un intero mese. Il fatto inconfutabile del miracolo venne costatato da comissioni ecclesiali e statali. Dopo il primo miracolo Pócs divenne meta di pellegrinaggio. I pellegrini cominciarono a fluire in massa verso Pócs per vedere l’icona miracolosa della Madonna. La chiesetta di legno si dimostro troppo piccola per accogliere il gran numero dei pellegrini, perciò s’impose la necessità di costruire una nuova chiesa.
Nel 1701 Mátyás Mészáros ricevette dall’imperatore il permesso di far colletta in tutto l’impero per promuovere i lavori di costruzione. Dopo la gran vittoria sui turchi presso Zenta (1697), l’imperatore Leopoldo I il quale era convinto di aver avuto l’aiuto della Madonna in questa battaglia importantissima, diede il via ai progetti. Il permesso per la costruzione della nuova chiesa e l’approvazione per lo stabilimento dell’Ordine di San Basilio a Máriapócs li concedette l’imperatore Carlo VI.
Il titolo di Basilica Minore le venne concesso da papa Pio XII il 8 settembre 1946. Un evento di grande importanza nella storia di Máriapócs fu la visita di Giovanni Paolo II. Santo padre, alla presenza di centinaia di migliaia di pellegrini, provenienti non soltanto dall’Ungheria, ma anche dall’Ucraina, Slovacchia e Rumenia, celebro la Santa Liturgia in rito bizantino.
Máriapócs, quindi, e un vero e proprio santuario internazionale: con 500-600.000 pellegrini l’anno, qui si incontrano ucraini, ruteni, romeni, slovacchi, polacchi, ungheresi. Máriapócs è diventata anche la patrona della capitale ungherese. Lo stesso nome Mariapocs è stato dato alla città proprio in funzione dei numerosi favori accordati dalla Vergine.
Fonti: http://www.mariapocskegyhely.hu/?q=it/node/328; http://www.wherewewalked.info/feasts/11-November/11-04.htm; https://pl.wikipedia.org/wiki/M%C3%A1riap%C3%B3cs
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