L’Immacolata Concezione di Maria
Abbiamo appena celebrato il 150° anniversario della promulgazione del dogma dell’Immacolata Concezione, e penso che questo sia un momento privilegiato per approfondire la nostra devozione mariana in un elemento prioritario del carisma salesiano, che rimanda a quella intuizione pedagogica formidabile che è il Sistema Preventivo di Don Bosco.
Come tutti gli interventi di Dio, anche l’Immacolata Concezione di Maria è avvenuto per essere oggetto di celebrazione e ringraziamento a Dio che preservò la fanciulla di Nazaret dal peccato originale. In tal modo, Dio ci ha fatto vedere in Lei il Suo piano originale: “essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo”, come canta con bellezza letteraria e profondità teologica l’inno della lettera agli Efesini (1,3-6.11-12).
Dio preservò Maria per invitarla ad essere cooperatrice della sua opera di salvezza, rendendola vergine-madre del suo proprio Figlio diletto, secondo il racconto dell’annunciazione del Vangelo di Luca (1,26-38).
Così, in Maria Immacolata, Dio restaura il paradiso perduto per la disobbedienza dell’uomo e della donna e introduce nella storia la nuova umanità attraverso questa nuova Eva e il suo figlio, nuovo Adamo.
Per noi salesiani, questa festa è tanto cara e significativa perché segna l’origine della nostra Congregazione. Noi tutti conosciamo bene quanto Don Bosco fosse convinto dell’importanza di questo dogma di fede: “Tutte le nostre cose più grandi ebbero principio e compimento nel giorno dell’Immacolata” (MB 17,510).
A mio avviso, la ragione più profonda per questa predilezione del nostro padre verso l’Immacolata si trova nella originalità della nostra vocazione di educatori dei giovani, perché Don Bosco vedeva nella Madonna, proprio come Immacolata, l’esempio e il frutto più perfetto del Sistema Preventivo di Dio.
Se all’origine della maledizione ci fu la disobbedienza dell’uomo e della donna (Gen 3,9-15), all’inizio della benedizione si trova l’obbedienza di una donna che accetta di collaborare con Dio per il suo programma di salvezza e, quindi, di diventare “serva di Dio”.
Il testo di Luca, oltre a raccontare l’esperienza spirituale di Maria, vuole rivelarci la pedagogia divina, il suo metodo salvifico. Da esso possiamo imparare a sentirci amati, “pieni di grazia”, a scoprire il progetto di Dio su di noi e ad assumerlo anche rinunciando – come Maria – ai nostri progetti personali, e ad incarnare Dio nella nostra vita, attraverso l’amorevolezza, per renderlo visibile ai giovani, così bisognosi dell’amore preventivo di Dio.
Tre elementi mariologici importanti
Senza perdere di vista la sua concentrazione cristologica – l’importante è il Figlio di Dio – il racconto dell’annunciazione di Luca contiene tre elementi mariologici importanti.
In primo luogo, il saluto di Gabriele. All’usuale formula “Ave” si aggiunge l’appellativo “piena di grazia”, che cerca di descrivere la situazione personale di Maria: e così colmata dalla grazia e dall’amore di Dio, che il suo possesso la definisce: è favorita dalla presenza di Dio. L’espressione “il Signore è con te” assicura a Maria la benevolenza di Dio dopo averle affidato la missione di dare alla luce il Figlio suo. Il saluto inizia, dunque, con un dialogo vocazionale: si rivela a Maria che Dio conta su di Lei.
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Il secondo elemento mariologico ha come centro l’annuncio della maternità verginale. Con la sua domanda: «Com’è possibile? Non conosco uomo», Maria non esprime nessuna obiezione, non lascia trasparire un senso d’incredulità e tanto meno una pubblica opposizione al volere di Dio. Anzi, sottolinea l’impossibilità – secondo Lei – del progetto divino, tema tipico dei racconti biblici di vocazione. Il figlio di Maria sarà possibile perché «per Dio nulla è impossibile»: la maternità verginale di Maria è l’altra faccia della filiazione divina di Gesù, nel senso che la concezione umana di Gesù è creazione dello Spirito di Dio.
Infine, il terzo elemento è fondamentale per l’immagine lucana di Maria, la sua accoglienza del progetto di Dio: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga su di me quello che hai detto». Non si tratta di una rassegnazione all’inevitabile. Maria solo desidera che si compia quanto le è stato detto. Questo è il suo atteggiamento: ben diverso da quello di Adamo e di Eva! Nel caso di Maria la totale subordinazione della propria vita e dei propri progetti converte la piena di grazia in serva.
Con termini presi dal Sistema Preventivo, possiamo affermare che la grazia ha anticipato e reso possibile l’apertura incondizionata a Dio e ha suscitato il meglio di Maria: la sua fede. Scrive Hans Urs von Balthasar che “solo l’amore è degno di fede”. E Maria ha creduto all’amore.
Questa è appunto la sua grandezza e la sua beatitudine: “Beata colei che ha creduto” (1,45).
L’Immacolata ci porta a contemplare ed ammirare lo Spirito, “che in Maria costruisce l’unità tra la natura umana e la natura divina nell’incarnazione del Verbo”.1 Certamente la maternità verginale di Maria è un agire dello Spirito, che si compie quando in una persona ubbidiente, l’uomo e Dio si fanno uno. Ma quello che realmente è nuovo, quello che è veramente buono, è che la missione d’ogni persona chiamata da Dio non è molto diversa dall’esperienza di Maria: far sì che nella propria vita, nel proprio grembo, si incontrino Dio e l’uomo, lo Spirito e la carne, l’istante e l’eternità, la storia e la salvezza. Portare Dio all’uomo e portare l’uomo a Dio è compito tipicamente mariano e, quindi, salesiano.
L’Immacolata e il Sistema Preventivo di Don Bosco
Oltre agli aspetti spirituali, come questi a cui abbiamo accennato, l’Immacolata ne mostra altri che illustrano la pedagogia divina. Sono quelli che ha intuito Don Bosco quando la scelse come modello della sua opera, e quelli che sono, in fondo, il fondamento teologico del Sistema Preventivo: l’amore che precede, prediligendo, rendendosi visibile, esprimendosi in gesti ed azioni, manifestandosi in parole che danno senso ai gesti e alle azioni, e nell’azione rendono concreto, quasi palpabile, il sentirsi amati. Ecco la dinamica rivelatrice dell’amore.
In quanto creatura Immacolata, Maria fa splendere il dinamismo dell’amore che possiede un’immensa energia, capace di aprire i cuori degli uomini, quindi quelli dei giovani, tanto da far sì che si sentano amati – come direbbe Don Bosco –, e li porta così a “imparare a vedere l’amore in quelle cose che a loro naturalmente piacciono poco, come sono la disciplina, lo studio, la mortificazione di se stessi, e a fare queste cose con amore” (MB XVII, 110).
Dal punto di vista pedagogico è proprio quello che scrive Giovanni: “In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è Lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio…” (1 Gv 4,10), il che significa che l’esperienza vissuta e riconosciuta dell’amore sprigiona nella persona umana le sue migliori risorse, quelle che scaturiscono dal cuore.
Non è da meravigliarsi che Don Bosco centrasse tutta la sua pedagogia sull’amore e sulla amorevolezza. Questo lo spinse a fare proprio il Sistema Preventivo, che pone l’accento nell’andare incontro ai giovani, nel fare sempre il primo passo, nel prediligere gli ultimi, “i piccoli”, quelli che non contano, insomma nell’amare cercando che il suo amore fosse percepito dalle persone amate.
L’Immacolata rappresenta così per Don Bosco l’incarnazione dell’amore preventivo di Dio, che previene da esperienze deleterie che mettono a rischio la vita, la felicità e la pienezza dei giovani, e che li spinge a cercare il bene, a crescere, a sviluppare tutte le loro potenzialità, a raggiungere la statura dell’uomo perfetto.
Chiediamo a Maria Immacolata la grazia di sentire l’amore preveniente di Dio che ci sceglie e ci invita a collaborare con Lui nell’opera della salvezza, e la grazia d’imparare a rispondere con la stessa fede che la portò ad incarnare il figlio di Dio e donarlo al mondo. In questo nuovo anno, Maria Immacolata ci insegni la pedagogia divina, quella che portò Don Bosco a scoprire e valorizzare il Sistema Preventivo.
Link utili:
http://www.donbosco-torino.it
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