Il 14 giugno alle 18 l’apertura del Convegno ecclesiale diocesano. Lonardo: «Fondamentale il coinvolgimento delle famiglie nell’iniziazione cristiana»
«Prima si vedevano le generazioni separate tra loro. La scoperta di questo tempo che viviamo, invece, è che si è consapevoli di essere adulti perché si ha qualcosa da trasmettere agli altri. Essere genitori è allora una forma di misericordia. Da qui la scelta di rendere i genitori protagonisti del Convegno diocesano». Monsignor Andrea Lonardo, direttore dell’Ufficio catechistico diocesano, spiega così la decisione di coinvolgere i genitori nella prima giornata del Convegno diocesano 2015 con il Papa, domenica 14 giugno in piazza San Pietro. Il cammino dell’iniziazione cristiana non può andare avanti senza la presenza e l’impegno delle famiglie: questa consapevolezza muove la scelta che ha portato a fissare il tema «”Vi trasmettiamo quello che abbiamo ricevuto” (cfr. 1 Cor 15, 3) – Noi genitori testimoni della bellezza della vita».
I genitori di cui si parla sono quelli dei bambini che si preparano alla comunione e dei ragazzi che si preparano alla cresima. Per consolidare la riflessione della diocesi sull’ambito dell’iniziazione cristiana, al centro dell’approfondimento e dell’azione pastorale negli ultimi anni. Una riflessione che quest’anno sarà corroborata dai dati e dalle analisi del rapporto del Censis sulla trasmissione della fede ai figli a Roma, voluto dal Consiglio episcopale: a illustrarlo, nella serata di lunedì 15 giugno – seconda serata del Convegno – nella basilica di San Giovanni in Laterano sarà Elisa Manna, sociologa, responsabile delle politiche culturali dell’organismo e componente del Consiglio pastorale diocesano. Alla ricerca seguirà la proposta, proprio con l’intervento di monsignor Lonardo, per preparare il lavoro dei laboratori programmato per il giorno successivo alla Pontificia Università Lateranense. Temi ad ampio raggio nei dieci laboratori: il rapporto maschile-femminile; l’accoglienza della comunità; l’attenzione alle “ferite” familiari; l’accompagnamento delle famiglie a un discernimento della vita; l’annuncio della fede; l’educazione in casa; il valore della domenica come cuore della fede cristiana; il ruolo della scuola e l’impegno dei genitori; la crescita affettiva dei ragazzi; il tema della carità. Dieci “punti di vista” per sottolineare, spiega il sacerdote, che «l’iniziazione cristiana è un momento favorevole per l’educazione dei bambini e dei ragazzi e per il riavvicinamento delle famiglie alla Chiesa. Basti pensare – aggiunge Lonardo, che dirige anche il Servizio diocesano per il catecumenato – che ogni anno tra i 10 e i 15 genitori, papà o mamme, si accostano ai sacramenti dell’iniziazione cristiana perché vedono il battesimo dei propri figli». E non è soltanto un “vedere”, evidentemente. «È come un paradosso – precisa il sacerdote -: anche l’esperienza del figlio influenza il genitore».
Quel che è certo è che i genitori sono, in certo senso, «”obbligati” a ridomandarsi tutto sulla vita per il fatto stesso di trasmettere la vita. E cosa vale la pena trasmettere? Lo si farà a partire da ciò che si è ricevuto». Di qui la scelta della frase della prima lettera di Paolo ai Corinti, «Vi trasmettiamo quello che abbiamo ricevuto», come prima parte del tema del Convegno diocesano di quest’anno. «Tutti i sacerdoti – sottolinea il direttore dell’Ufficio catechistico – avvertono che il coinvolgimento dei genitori nel cammino dell’iniziazione cristiana e il loro impegno nell’educazione della fede dei figli è un nodo decisivo. Occorre rafforzare il loro legame con la parrocchia ma è anche importante rilanciare un’alleanza tra parrocchia, famiglia e scuola. La sensazione diffusa – afferma ancora Lonardo – è che i genitori siano in attesa di una proposta, a differenza di quello che comunemente si pensa». Il Papa li aspetta in piazza San Pietro.
di Angelo Zema per RomaSette