Da alcuni mesi seguiamo le interessanti pubblicazioni di Mustafa Akyol, intellettuale turco di fede islamica ed editorialista del New York Times. In particolare da quando, nel dicembre scorso, ha invitato i musulmani a festeggiare la nascita di Cristo: «Anche se questa non è una festa musulmana, non abbiamo bisogno di opporci al Natale. La nascita miracolosa di Gesù – il profeta, il Messia, la “Parola” di Dio – non ci deve offendere. Il 25 dicembre i musulmani dovrebbero dire ai loro vicini cristiani “la pace sia con voi”, senza esitare ad aggiungere: “Buon Natale!”».
In un recente articolo, Akyol ha sorprendentemente indicato nella figura del Cristo un valido maestro anche per il mondo islamico, la cui sequela potrebbe fare soltanto bene all’Islam in forte crisi d’identità a causa del germe fondamentalista che lo sta dilaniando. «Gesù ha affermato di essere il Salvatore -il Messia- che il suo popolo attendeva», ha scritto l’intellettuale islamico. «Ma a differenza di altri pretendenti messia del suo tempo, non ha scatenato una ribellione armata contro Roma. Ha posto la sua attenzione sul ravvivare la fede e riformare la religione del suo popolo. In particolare, ha invitato i suoi correligionari a concentrarsi sui principi morali della loro religione, piuttosto che ossessionarsi con i più piccoli dettagli della legge religiosa. Ha mostrato che sacrificare lo spirito della religione per il letteralismo porta ad orrori, ha anche insegnato che dedicarsi eccessivamente alle espressioni esteriori di pietà può coltivare una cultura dell’ipocrisia, come accade in alcune comunità musulmane oggi».
I cristiani lo sanno bene, ha proseguito Akyol, mentre «i musulmani hanno bisogno di prenderne atto. Perché loro stanno attraversando una crisi molto simile a quella a cui si rivolgeva Gesù: pur essendo pressati da una civiltà straniera, sono anche turbati dai propri fanatici che vogliono imporre una la Sharia e lottano per un governo teocratico. I musulmani hanno bisogno di una terza strada, che li renda fedeli alla loro fede ma anche liberi dai pesi della tradizione passata e dall’attuale contesto politico. Sarebbe una novità assoluta per i musulmani imparare da Gesù? In una certa misura, sì. Mentre i musulmani provano rispetto e amore per Gesù – e per sua madre immacolata, Maria – perché il Corano li loda profondamente, la maggior parte non ha mai pensato alla missione storica di Gesù, all’essenza del suo insegnamento e come esso possa riguardare la propria realtà».
A proposito della Sharia, l’intellettuale turco ha indicato la rivoluzione “liberale” di Gesù Cristo, quando ha detto: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato!”. «Allo stesso modo noi musulmani dovremmo ragionare così: “La Shariah è fatta per l’uomo, non l’uomo per la Shariah”. Oppure, come Gesù, possiamo suggerire anche che il Regno di Dio – detto anche “Califfato” – sarà stabilito non all’interno di un sistema politico terreno, ma nei nostri cuori e nelle menti. Se Gesù è “un profeta dell’Islam”, come noi musulmani diciamo spesso con orgoglio, allora dovremmo pensare a queste domande. Perché Gesù ha affrontato i problemi stessi che ci perseguitano oggi e ha stabilito una saggezza profetica perfettamente adatta per i nostri tempi».
Nel paragrafo finale del suo libro intitolato The Islamic Jesus: How the King of the Jews Became a Prophet of the Muslims (St. Martin’s Press 2017), Mustafa Akyol ha scritto: «Viviamo un disaccordo con ebrei e cristiani, ma abbiamo anche tanto in comune. Con gli ebrei concordiamo molto su Dio. Con i cristiani proclamiamo invece che Gesù è nato da una vergine, che egli era il Messia, e che Egli è la Parola di Dio. Certamente noi non adoriamo Gesù come i cristiani fanno. Eppure, lo possiamo seguire. Infatti, dato il nostro cupo malessere e la sua splendente saggezza splendente, dobbiamo seguirlo».
Non può non stupire questa enorme capacità di apertura da parte di un intellettuale islamico, augurandoci che per il bene dell’Occidente sia capace di influenzare il mondo musulmano a cui si rivolge. In secondo luogo, è stupefacente quanto avesse ragione il celebre filosofo francese Jean Guitton ad indicare Gesù Cristo come «il fulcro della storia, attorno al quale gira tutto il resto» (J. Guitton, Jesucristo. Meditaciones, Barcellona 2005, p.256). In soli 33 anni di vita pubblica è diventato pietra angolare di ogni esistenza umana, capace di illuminare la vita di ogni cristiano e venire indicato come modello anche da appartenenti di altre religioni, dai musulmani al Mahatma Gandhi che più volte ammise la sua riconoscenza verso il Nazareno. Un riferimento anche per i non credenti, come lo studioso B.D. Ehrman, che lo considera a sua volta «il personaggio più importante della storia, se lo consideriamo da una prospettiva storica, sociale e culturale senza tenere conto del peso religioso» (B.D. Ehrman, Did Jesus Exist?, HarperCollins 2012, p.96).
A cura della Redazione di Uccronline
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