Giovani, non nascondetevi dietro un monitor
Diffuso il messaggio di Francesco per la XXXIII Giornata mondiale della gioventù, che si celebrerà a livello diocesano il prossimo 25 marzo. Un ulteriore passo in vista di quella internazionale a Panamá nel 2019
Barbara Castelli – Città del Vaticano
Nella vita non bisogna mai perdere il gusto “dell’incontro, il gusto di sognare insieme”: non lasciate che i “bagliori della gioventù si spengano nel buio di una stanza chiusa in cui l’unica finestra per guardare il mondo è quella del computer e dello smartphone”. E’ l’invito che Papa Francesco rivolge ai ragazzi del mondo, in vista della XXXIII Giornata mondiale della gioventù, il prossimo 25 marzo. Nel messaggio, sul tema “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio” (Lc 1,30), il Pontefice ha già lo sguardo rivolto all’incontro internazionale, nel 2019 a Panamá, e si rallegra che la tappa diocesana abbia luogo nello stesso anno dell’Assemblea Ordinaria del Sinodo dei Vescovi dedicata proprio ai giovani, “dono prezioso” per “la Chiesa e per il mondo”.
Nella vita niente “fotoritocchi”
Soprattutto nella fase giovanile della vita, è normale essere “turbati” e, in qualche modo, scossi da tanti “timori”: la paura “di non essere amati” per quello che si è; “davanti alla precarietà del lavoro”, il timore “di non riuscire a trovare una soddisfacente affermazione professionale, di non veder realizzati i propri sogni”. In questo orizzonte, “nel tentativo di adeguarsi a standard spesso artificiosi e irraggiungibili”, tanti giovani operano “continui ‘fotoritocchi’ delle proprie immagini, nascondendosi dietro a maschere e false identità, fin quasi a diventare loro stessi un ‘fake’”. Ai giovani, troppo spesso assetati di “mi piace” digitali, Papa Francesco chiede di “dare un nome” alle paure, soprattutto attraverso il discernimento. Sull’esempio di Maria, “la giovane di Nazareth che Dio ha scelto quale Madre del suo Figlio”, scelta quale modello per il cammino di questa Gmg, il Pontefice invita tutti a “non avere paura”, a spalancare le porte della propria vita, ad aprirsi agli altri.
Dietro un nome c’è un’identità
Uno dei motivi per non temere, scrive Papa Bergoglio nel messaggio, “è proprio il fatto che Dio ci chiama per nome”, rivelando così “la sua vocazione, il suo progetto di santità e di bene”. “In quanto personale e unica”, infatti, la chiamata del Padre Celeste richiede “il coraggio di svincolarci dalla pressione omologante dei luoghi comuni, perché la nostra vita sia davvero un dono originale e irrepetibile per Dio, per la Chiesa e per gli altri”.
La grazia di Dio non richiede un “curriculum d’eccellenza”
La “grazia” divina, che è “continuativa”, “non qualcosa di passeggero o momentaneo”, ci “parla di amore gratuito, non dovuto” e questo può essere motivo di conforto per tutti i giovani, a ogni latitudine e longitudine, perché “non dobbiamo meritare la vicinanza e l’aiuto di Dio presentando in anticipo un ‘curriculum d’eccellenza’, pieno di meriti e di successi”. “L’ignoto che il domani ci riserva non è una minaccia oscura a cui bisogna sopravvivere – si legge ancora nel messaggio per la XXXIII Giornata mondiale della gioventù – ma un tempo favorevole che ci è dato per vivere l’unicità della nostra vocazione”.
La Gmg è per coraggiosi
Con parole rassicuranti e piene di affetto, Papa Francesco incoraggia i giovani a essere audaci, ad aprirsi alla grazia di Dio, dove “l’impossibile diventa realtà”. Ribadendo la propria fiducia in loro, esorta tutti a usare le proprie energie “per migliorare il mondo”, incominciando dalle realtà più vicine. “Desidero che nella Chiesa vi siano affidate responsabilità importanti – insiste il Pontefice – che si abbia il coraggio di lasciarvi spazio; e voi, preparatevi ad assumere queste responsabilità”. Così come Maria ha avuto “un amore pieno di audacia”, “tutto proiettato verso il dono di sé”, il Pontefice ricorda, infine, ai giovani che nella vita non si possono solo ricercare le comodità, nascondendosi dietro le difficoltà, ma bisogna “essere in uscita” e amare, soprattutto i più deboli e i più poveri.