Ci aspetta un Natale difficile?
Lo ’spettro’ che si intravede all’orizzonte è quello di un’Italia tutta dipinta di rosso. E c’è chi non si rassegna: «Mi rifiuto di pensare a un Natale a distanza», è sbottato ieri Matteo Salvini, intuendo dalle parole pronunciate in mattinata dal premier Conte («nessuna catarsi liberatoria nel periodo di Natale») che il rischio di passare le festività chiusi in casa solo con genitori e figli (forse) è più che mai concreto.
«Considereremo la curva epidemiologica che avremo a dicembre – l’ha presa larga il presidente del Consiglio –, ma il Natale non lo dobbiamo identificare solo con lo shopping, fare regali e dare un impulso all’economia. Natale, a prescindere dalla fede, è senz’altro anche un momento di raccoglimento spirituale.
Il raccoglimento spirituale, farlo con tante persone non viene bene». Poi, a rincarare, è arrivato il viceministro della Salute, il grillino Sileri, con la consueta franchezza: «Avremo un Natale in emergenza, su questo non c’è ombra di dubbio», di fatto riprendendo quanto detto qualche giorno fa dalla sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa; «Metteranno dei limiti alla larghezza dell’incontro familiare a Natale, non credo che si potrà andare oltre alla famiglia con i parenti di primo grado».
Parole che hanno fatto scoppiare una bagarre politica, a partire dal senatore di Forza Italia, Maurizio Gasparri: «Ora Conte dice che a Natale serve ‘la spiritualità in pochi’ per giustificare il fatto che andiamo avanti senza alcuna prospettiva. Considerazioni etico-morali che sanno di beffa nella sua bocca». Per non parlare di Giorgia Meloni che se l’è presa con la Zampa e le sue dichiarazioni sul cenone «che dovrà essere fatto – dice la leader di Fd’I – solo tra familiari di primo grado.
Peccato che la parentela di primo grado sia quella tra genitori e figli, mentre i fratelli hanno tra loro parentela di secondo grado. Quindi secondo il governo una famiglia con due o più figli non può fare la cena di Natale. Un figlio a tavola, gli altri chiusi in balcone. La nonna cacciata di casa. Ma loro sono ‘quelli bravi’». Sferzante, infine, contro Conte, Giorgio Mulè, portavoce azzurro in Parlamento: «Siamo arrivati alla catechesi dell’emergenza…». Solo per dare un assaggio di quel che ci aspetta, a proposito di spiritualità, s’ipotizza una Messa di mezzanotte anticipata di qualche ora per stare a casa prima dell’inizio del coprifuoco delle 22. Alle diocesi ancora non sono state date indicazioni, ma appare chiaro che non ci sarà grande possibilità di manovra per mantenere le distanze e tutto quanto è già previsto dai dpcm.
E i negozi? Nelle zone rosse resteranno ovviamente chiusi, ma questo provocherà senza dubbio un ulteriore danno all’economia che, secondo Confcommercio, potrebbe farci perdere decine di miliardi. Insomma, anche se non sarà lockdown, i virologi consulenti del governo non lasciano grandi speranze: pur davanti a possibili risultati «discreti» dei livelli del contagio, come ha voluto chiarire Walter Ricciardi, consulente principale del ministro Speranza, ci si deve dimenticare di ripetere quei comportamenti «dell’estate» che poi ci hanno fatto ripiombare nel buio della pandemia. Perché, «se si guardano i numeri – e questo è invece il pensiero del professor Massimo Galli – arriveremmo a Natale nel pieno della seconda ondata».
Se funzioneranno le misure, dovremo adeguarci a una riapertura graduale e a molte cautele, per non ripetere quanto già successo a Ferragosto. Per non parlare, poi, dell’allerta lanciata dal professor Giuseppe Ippolito, dello Spallanzani di Roma, che parla di una possibile terza ondata proprio dopo Natale e per questo chiama al «sacrificio» natalizio
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