Rispetto, vita e imperfezione sono le tre parole-chiave del nuovo album della cantante calabrese rivelazione a Sanremo 1998 che cantò per il Papa alla Gmg di Toronto. «Dopo un periodo difficile torno a cantare. La fede mi ha sostenuto»
Tornare. Con l’entusiasmo degli inizi e la consapevolezza di una nuova maturità. Annalisa Panetta, in arte Lisa, è uno di quei talenti naturali che “esplodono”… nella culla. «A tre anni cantavo ed ero felice. Già sapevo che sarei stata una cantante», racconta oggi, solare e schietta. Il suo singoloSempre, che in un colpo solo ottenne il secondo posto a Sanremo giovani nel 1998 e il terzo gradino del podio nella categoria “big”, viene cantato in quegli anni in Italia e in Francia, scala le classifiche discografiche. È protagonista di tournée e omaggi dei “grandi”, da Pavarotti che la chiama per partecipare al Pavarotti & Friends per i bambini del Sud del mondo, a Céline Dion e Barbra Streisand, che si complimentano pubblicamente con lei per le sue doti vocali.
Lisa partecipa nel 2002 alla Giornata mondiale della gioventù di Toronto con Giovanni Paolo II, poi nel 2003 si esibisce a piazza San Giovanni a Roma e successivamente all’incontro di Loreto. Lo stesso anno incide una canzone per l’Unicef a favore dei bambini della Guinea Bissau. La gavetta iniziata da piccola – lezioni di danza, canto in famiglia, con mamma Sofia e papà Luigi che la seguono e coltivano la sua e la loro passione per la musica – passa anche per i canti dell’Azione cattolica ragazzi, che Lisa frequenta a Santa Caterina, la parrocchia sotto casa a Gioiosa Ionica, in provincia di Reggio Calabria. «Quando c’era da fare la solista tutti indicavano me, ed ero ben contenta di partecipare e cantare per gli altri della comunità», ricorda.
Giovanissima si fa conoscere nei pianobar, nei concerti all’aperto, e dagli amici viene iscritta quasi per gioco ai concorsi canori, come Castrocaro. Da lì la strada porta ai successi di Sanremo e incontra il primo discografico. Una vita entusiasmante e di corsa.
TEMPO PER RIPENSARSI
«Quest’ambiente è un’altalena, dove vai su e giù in continuazione». Dopo qualche anno arriva la decisione di stare in silenzio per un po’. Concerti sporadici, nessun disco. «Motivi di salute», dice senza scendere nei dettagli. «Mi sono sentita persa. Ho ripreso piano piano con fiducia e preghiera, affidandomi a Dio». Un periodo in cui viene fuori anche «la voglia di ritrovarsi, fare il punto, ascoltarsi».
RITORNO IN TRE PAROLE
Oggi Lisa ritorna con un disco – uscito a fine maggio – che è attraversato da tre fili rossi, tre parole che fanno da chiave di lettura dei brani e anche del personaggio che in queste settimane si sta riproponendo al pubblico. Rispetto, vita, imperfezione. Rispetto 6.1 è il titolo dell’album. Un tema che a Lisa sta particolarmente a cuore: «Il rispetto per le donne e gli uomini, per la natura. E per gli animali», dice ricordando in particolare «la strage di donne in corso, il femminicidio» e parlando poi «dell’affetto e l’aiuto che mi ha dato in questi anni la mia cagnolina, Lilly. Gli animali non ti tradiscono mai». Quel rispetto che fa la differenza nelle relazioni e chiama a una responsabilità civile e sociale.
L’altra parola che ritorna è vita. «Così come mi fa paura l’ignoranza che rende schiavi, la violenza in generale e soprattutto quella contro le donne e i bambini, sono felice quando vedo una nuova nascita, quando c’è vita intorno a me», dice Lisa, che nel brano Al centro della vita canta «i ritmi del Sud», raccontandoli con «un’energia che la porta a piedi nudi al centro della vita».
VIVA L’IMPERFEZIONE
E infine imperfezione. «Mi ha colpito molto papa Francesco quando ha detto che la nostra società vuole nascondere l’imperfezione», dice Lisa. «Su questo tema ho scritto Non è perfetto, un brano autobiografico in cui racconto che cancellare le nostre imperfezioni, negarle, è come rinnegare se stessi».
In amore, dice, «non esiste una coppia “perfetta”: bisogna saper viaggiare nella stessa direzione, ciascuno gioiendo della felicità dell’altro, consapevoli delle imperfezioni che ci portiamo dietro». Anche la nostra società, aggiunge, se vuole essere “perfetta”, deve fare i conti con i disagi e le situazioni di sofferenza che vanno accolte. «Con quella misericordia di cui parla papa Francesco, che ci chiede di aiutare il prossimo in difficoltà, anche quelli che chiedono un rifugio e un aiuto scappando da situazione di guerra e povertà».
«Papa Francesco, come Giovanni Paolo II, lo sento molto vicino. Mi piace la sua umiltà», dice Lisa. E, con discrezione, rivela: «Mia madre ha fondato un gruppo di preghiera di padre Pio, è una donna di grande fede e l’ha trasmessa a tutta la famiglia. Credere fa parte della mia vita. E la preghiera credo possa aiutarci, mi aiuta, mi illumina».
Redazione Papaboys (Fonte www.credere.it/Vitttoria Prisciandaro)