Sembra inarrestabile la marcia dell’Isis, che dopo essersi impadronita della strategica città di Palmira, in Siria, ora punta su Homs e muove nuovi attacchi da Ramadi, in Iraq, avvicinandosi di un’altra decina di chilometri a Baghdad.
A fermare l’avanzata delle forze jihadiste non sono bastati 18 raid aerei compiuti dalla Coalizione internazionale a guida americana contro le postazioni jihadiste in Iraq e Siria nell’arco di 24 ore. E per fare il punto su una strategia che evidentemente necessita di una revisione, il 2 giugno si riuniranno a Parigi i ministri degli Esteri della ventina di Paesi che fanno parte della Coalizione stessa, oltre al premier iracheno Haidar al Abadi.
Ieri l’Isis ha rivendicato anche un attentato suicida in una moschea sciita in Arabia Saudita che ha provocato almeno 19 morti. Inoltre ha reagito alle grida di allarme sulle sorti del sito accusando l’Occidente di preoccuparsi «per le pietre» di Palmira, ma non dei «corpi maciullati dei bambini» nei bombardamenti del regime. Lo slogan è accompagnato da una composizione fotografica in cui si affiancano immagini delle rovine della città siriana a foto di corpi di bambini senza vita e a terra in un lago di sangue. È l’importanza strategica di Palmira, situata lungo l’autostrada da Homs a Deyr az Zor che taglia il Paese sulla direttrice Ovest-Est, a spiegare la decisione dei jihadisti di impadronirsi della città, dove hanno scatenato una caccia all’uomo per catturare e uccidere soldati, membri delle forze di sicurezza o loro collaboratori. Secondo un attivista locale citato dall’agenzia Ap sono 280 i militari uccisi nelle ultime 48 ore, mentre sulla Rete circolano i video di decapitazioni di soldati.
In Iraq, nel frattempo, mentre le forze governative e le milizie di volontari sciite e sunnite stanno preparando la controffensiva per cercare di riconquistare Ramadi, un nuovo attacco è stato compiuto dai jihadisti verso Est, quindi in direzione di Baghdad, che dista cento chilometri. L’Isis ha sfondato ieri le linee difensive irachene a Husaiba, circa dieci chilometri dalla città. Le autorità irachene hanno bloccato l’accesso al ponte chiave di Bzebiz per impedire alle oltre 40.000 persone in fuga da Ramadi di raggiungere Baghdad. I militari temono che tra i civili si possano mescolare jihadisti dello Stato Islamico che riuscirebbero così ad infiltrarsi nella capitale. Intanto si è rifatto vivo dopo mesi di silenzio il giornalista britannico John Cantlie, ostaggio dei jihadisti usato come megafono per la loro propaganda, che dalle colonne della rivista dello Stato islamico, Dabiq, predice un futuro attacco di dimensioni catastrofiche negli Stati Uniti, con l’uso di un ordigno nucleare “importato” dal Pakistan o di «qualche tonnellata di esplosivo».
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Per approfondire: Il Califfato visto dall’interno. Domenico Quirico racconta la sua esperienza tra i jihadisti
Per capire meglio cosa sta succedendo in Medio Oriente noi di PAPABOYS 3.0 ci siamo fatti raccontare dal giornalista Domenico Quirico, che è rimasto per 152 giorni in ostaggio ai jiahdisti in Siria, la sua esperienza tra i jihadisti dell’ISIS
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A cura di Redazione Papaboys fonte: La Stampa
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