Il Vaticano ha confermato che Papa Francesco manterrà il suo viaggio già programmato in Egitto il 28 e il 29 aprile nonostante gli attentati che il gruppo terrorista dello Stato Islamico ha perpetrato nel Paese contro due chiese cristiane copte la Domenica delle Palme, che hanno provocato almeno 44 morti e oltre 100 feriti, tra cui numerosi bambini.
Molti siti hanno detto che tra le vittime c’era anche questo bambino fotografato come chierichetto nella celebrazione liturgica di una delle chiese attaccate, ma la foto risale al 2016 e il piccolo, che si chiama Anthony Monna e ha 5 anni, grazie a Dio è vivo e sta bene.
Il viaggio di Papa Francesco e i suoi rischi
Non appena il Vaticano ha confermato il viaggio pontificio in Egitto, migliaia di internauti hanno espresso sulle reti sociali un misto di sostegno e apprensione per via dei rischi che comporta. Giornalisti e commentatori internazionali hanno scritto sul caso e sono arrivati a suggerire, o anche a chiedere apertamente, che Francesco eviti il viaggio. Tra i commenti che hanno avuto più ripercussioni e sono stati citati anche da altre fonti c’è quello di Gustavo Chacra
sul suo blog sul sito Estadão. A suo avviso, “lo Stato Islamico cercherà di uccidere Papa Francesco in Egitto a fine aprile”.Secondo il giornalista, l’Egitto non ha alcuna capacità di proteggere Papa Francesco, visto che fallisce nel difendere i propri cittadini cristiani. I copti hanno denunciato di essere considerati cittadini di seconda classe e di subire una continua discriminazione nel proprio Paese, sia da parte della maggioranza islamica (che rappresenta il 90% della popolazione egiziana) che da parte delle autorità in generale.
Nonostante lo scenario cupo, Papa Francesco vuole offrire la propria solidarietà ai cristiani egiziani, divisi tra ortodossi (la maggioranza), cattolici e protestanti, nonché incontrare il Presidente Abdel Fattah al Sisi, il Grande Imam della moschea di al-Azhar, Ahmed el Tayeb, e Tawadros II, patriarca dei cristiani copti ortodossi, che era stato in una delle chiese attaccate la mattina della Domenica delle Palme ma era già andato via quando si è verificata l’esplosione.
Per completare il quadro di rischio, è noto che il Santo Padre rifiuta in genere alcune misure di sicurezza, come il veicolo blindato, perché vuole incontrare direttamente le persone e stare in mezzo a loro come dimostrazione di vicinanza.
La sfida che rappresenta il compito di proteggere Francesco è già stata ammessa in occasioni precedenti dagli stessi responsabili della sua custodia in Vaticano. Il rischio, insomma, esiste sempre e in ogni luogo, ma in Europa è relativamente gestibile. In Egitto, invece, la situazione è del tutto diversa. Lo stesso Chacra, per avvalorare la sua idea per cui il Santo Padre dovrebbe cancellare il viaggio, commenta cosa pensa che avverrebbe se Papa Francesco subisse un attentato nel Paese:
“Nel caso in cui uccidano il papa in Egitto, sarà il colpo finale a qualsiasi speranza di tolleranza religiosa nel mondo. Se il più grande leader cristiano morisse in un attentato perpetrato dagli jihadisti in una Nazione a maggioranza islamica, la questione influirebbe per intere generazioni sul modo in cui i cattolici e i cristiani in generale in Occidente considerano la comunità musulmana, anche se il responsabile in questo caso sarebbe un gruppo terrorista e non la religione in sé”.
Precedenti
Nel corso della storia della Chiesa ci sono stati vari casi di tentativi di omicidio di un papa. Negli ultimi decenni, il più grave ha avuto come bersaglio San Giovanni Paolo II in piena Piazza San Pietro. Il papa polacco è stato infatti raggiunto da due colpi di arma da fuoco dal turco Mehmet Ali Ağca il 13 maggio 1981, festa di Nostra Signora di Fatima.
I medici sono arrivati a temere seriamente per la vita del pontefice, che sorprendentemente è sopravvissuto e ha dichiarato che “una mano ha premuto il grilletto, un’altra mano materna ha deviato la traiettoria del proiettile”, riferendosi alla strana traiettoria della pallottola che ha evitato gli organi vitali.
Fonte it.aleteia.org
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