L’Isis ha rivendicato in un comunicato, tramite la sua agenzia di stampa Amaq, l’attentato al ‘Reina’ nightclub di Istanbul. Lo riferisce SkyNews. Oltre che in arabo, per la prima volta il comunicato di rivendicazione dell’Isis, è stato diffuso anche in lingua turca. Nell’attentato alla discoteca sono morte 39 persone, di cui 24 stranieri, e altre 70 sono rimaste ferite.
LA STRAGE – La festa per il nuovo anno in Turchia si è trasformata in un incubo di terrore e morte, dopo un 2016 già funestato da numerosi attentati. Un uomo armato, presumibilmente da solo, ha fatto irruzione in un nightclub di un elegante quartiere di Istanbul, dopo la mezzanotte, ed ha compiuto una strage: almeno 39 morti e una settantina di feriti, soprattutto stranieri. Poi si è dato alla fuga. In salvo un gruppo di italiani, a parte una giovane bresciana rimasta leggermente ferita. Il killer, secondo alcuni testimoni, avrebbe urlato ‘Allah Akbar’ durante l’assalto. L’inferno si è scatenato intorno all’1.30 locale (le 23.30 italiane) nello scintillante ‘Reina’, disco-club che si affaccia sulle rive del Bosforo, rinomato tra turisti e stranieri e frequentato da star e calciatori. Le immagini delle telecamere di sicurezza hanno immortalato un uomo vestito di nero e incappucciato con un fucile che ha ucciso un poliziotto ed una guardia all’ingresso e poi è entrato nel locale, sparando all’impazzata sui circa settecento presenti, alcuni dei quali si sono tuffati nelle acque gelide del Bosforo per salvarsi. Tra i sopravvissuti, anche un gruppo di italiani (tra i quali tre modenesi) che si sono gettati a terra ai primi spari, cavandosela con qualche escoriazione. Per una giovane bresciana, in Turchia per lavoro, una leggera ferita alla testa. La folle corsa ha seminato panico, decine di morti e feriti, e nella confusione il killer ha abbandonato l’arma ed è riuscito a fuggire, scatenando una gigantesca caccia all’uomo estesa a tutto il Paese, a cui partecipano almeno 17mila agenti.
Le autorità turche hanno riferito che si tratta di un unico assalitore, di cui ha diffuso delle foto (un giovane con barba e capelli neri), ma non mancano i dubbi. Altre immagini mostrano un uomo con abiti bianchi e un berretto con il pon-pon, tanto che inizialmente si era pensato fosse vestito da Babbo Natale, forse per confondersi tra alcuni degli agenti di sicurezza di pattuglia nelle strade vestiti allo stesso modo. Tra l’altro, alcuni testimoni sopravvissuti alla strage hanno raccontato di aver sentito sparare da più di una persona. Al momento, si contano almeno 39 morti, soprattutto stranieri: 7 sauditi, 3 iracheni, 3 giordani, 2 libanesi, una franco-tunisina ed il marito, 2 indiani, uno da Kuwait, Libia, Siria e Israele, un ventenne belga di origine turca ed un canadese-iracheno. Tra i feriti, una settantina, alcuni versano in gravi condizioni. Nelle ore successive all’attentato, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha tuonato contro coloro che “stanno cercando di creare caos e destabilizzare il Paese” ed ha assicurato che “manterremo il sangue freddo e resteremo più uniti che mai”.
Unanime la condanna internazionale, dalla Casa Bianca alla Russia, all’Ue. Per l’Italia, il presidente Sergio Mattarella ha invocato “fermezza contro la barbarie terrorista” mentre il premier Paolo Gentiloni ha inviato un messaggio a Erdogan parlando di “vile e brutale attacco” e assicurando la solidarietà del governo italiano. “Purtroppo, la violenza ha colpito anche in questa notte di auguri e di speranza. Addolorato, sono vicino al popolo turco”, ha detto papa Francesco all’Angelus. La Turchia non riesce a tirarsi fuori dalla spirale di sangue che l’ha avvolta negli ultimi anni, culminata in un 2016 che ha prodotto centinaia di morti in almeno sei grandi attentati, l’ultimo dei quali appena 20 giorni nei pressi dello stadio di Istanbul. Il suo uomo forte, Erdogan, da una parte si accorda con la Russia per dividersi le zone d’influenza in Siria, mentre in casa propria punta ad una riforma presidenzialista che lo rafforzi ulteriormente, a scapito di ogni avversario, interno ed esterno. Dall’altra parte, però, il ‘sultano’ deve fare i conti con la risposta violenta dei separatisti curdi del Pkk e dei jihadisti filo-Isis, che seminano stragi per tutto il Paese. Sul nightclub di Istanbul, probabilmente, sventola la bandiera nera del Califfato, che appena due settimane fa ha insanguinato il Natale di Berlino. E che adesso minaccia di colpire in massa anche in Gran Bretagna, persino con armi chimiche, come ha avvertito oggi il ministro della Sicurezza di Londra Ben Wallace in un’intervista al Sunday Times.
Fonte www.ansa.it