Quello che spesso sfugge nel dibattito mediatico di questi giorni è la rilevanza del ruolo svolto dalla diversa cultura politica e giuridica dell’Occidente e dell’Islam, elementi che costituiscono il vero punto di partenza per un confronto.
In Occidente, la storia dei diritti umani ha il suo punto centrale nel processo di secolarizzazione, ossia nella progressiva perdita dell’origine religiosa dei diritti e nell’assunzione, quale loro fondamento, dapprima del diritto naturale razionale, poi della legge e infine della Costituzione. Nell’Islam questo processo di secolarizzazione non è avvenuto; al contrario, le prassi giuridiche e politiche sono caratterizzate e legittimate dalla loro aderenza al dato religioso, e a sua volta la religione, disciplina l’ordinamento giuridico della società musulmana. [1]
La domanda che dobbiamo porci non è se “l’Islam è compatibile con lo sviluppo politico?”, ma “quanto dell’Islam e che tipo di Islam è compatibile con (o necessario per) lo sviluppo politico del mondo musulmano?”
Il costituzionalismo, la democrazia e la separazione dei poteri sono in stretto rapporto fra loro, concettualmente e praticamente. In Occidente sono sorti e si sono affermati con la laicità che, come molti intellettuali sostengono, è il presupposto di tutti e tre. Poiché tutti (o quasi) i pensatori islamici respingono fermamente la laicità, sorge il problema se si possa parlare simultaneamente di Islam, costituzionalismo e democrazia.
Come può essere democratico un paese arabo-islamico, se non è laico?
La democrazia esige che i cittadini abbiano uguali diritti politici, ma è una sfida alla credulità pensare che il capo di uno Stato arabo-islamico possa essere cristiano, ebreo o ateo. L’Islam, perciò, appare incompatibile con la democrazia. D’altra parte, il costituzionalismo richiede la democrazia, perché è difficile pensare che i diritti possano essere protetti e che il governo possa essere tenuto sotto controllo se non è democratico.
Quindi, il costituzionalismo presuppone la democrazia e la democrazia presuppone la laicità, il che significa che anche il costituzionalismo presuppone la laicità.
Dato che l’Islam rifiuta la laicità, ne consegue che sia incompatibile sia con la democrazia sia con il costituzionalismo.[2]
I democratici islamici propongono di liberare la democrazia dal laicismo, di prendere la prima e lasciare il secondo. Per alcuni pensatori islamici, il laicismo è una filosofia, una delle tante fra le quali scegliere; una filosofia secondo la quale la religione non è un buon modo di ordinare la società. L’Islam è un altro tipo di filosofia, con la sua visione della vita umana, dei diritti e dei doveri.
Secondo la definizione di Schumpeter, la democrazia è neutrale nei confronti dei fini e dei valori che possono prevalere in una data società. La democrazia è legata solo in maniera contingente alla dottrina della laicità. Democrazia significa sovranità popolare, uguaglianza politica, governo rappresentativo e regola di maggioranza. Nessuna di queste espressioni significa laicità. Non sussiste, perciò, per l’Islam l’esigenza di respingere la democrazia.
Ritenendo, tuttavia, che una società islamica voglia vivere in maniera democratica deve comunque essere favorevole a: libere elezioni, pluralismo politico, competizione fra partiti, dibattiti parlamentari e altri aspetti della prassi democratica. In questo modo potrebbe essere attenuato anche il conflitto fra l’Islam e il costituzionalismo, consentendo l’accettazione delle dichiarazioni internazionali relative ai diritti dell’uomo.
I principi propri della cultura giuridica occidentale e le ideologie secolari col trascorrere del tempo non avranno seguito nella maggioranza dei paesi arabo-islamici.
Abdullahi Ahmed An-Na’im afferma:
«Cercare risposte di tipo secolare equivale semplicemente ad abbandonare il campo ai fondamentalisti, i quali riusciranno a trascinare con sé la maggior parte della popolazione citando autorità religiose a sostegno delle loro politiche e teorie. Perciò i musulmani intelligenti e illuminati farebbero meglio a rimanere all’interno del quadro di riferimento religioso e sforzarsi di raggiungere quelle riforme che renderanno l’Islam un’ideologia moderna e praticabile». (di Severis)
[1] Colombo V., Gozzi G. (a cura di), Tradizioni culturali, sistemi giuridici e diritti umani nell’area del Mediterraneo, Il Mulino, Bologna 2003, pag. 210.
[2] Bahlul R., Prospettive islamiche del costituzionalismo, in Costa P. Zolo D., (a cura di), Lo Stato di diritto, op. cit., pag. 639.